“Lettere sparite e pacchi mai arrivati, postini introvabili e tanti problemi per decine e decine di cittadini che si servono del servizio postale.
Intanto le associazioni dei consumatori minacciano una Class Action, l’azione collettiva appena introdotta in Italia, per il risarcimento dei danni provocati dai continui ritardi. Cosa sta succedendo alle Poste? Mi manda Raitre cercherà di capire, attraverso le testimonianze dei cittadini, cosa c’è che non va nelle Poste italiane”, questo è quanto anticipava il televideo Rai in merito alla trasmissione di venerdì 25 gennaio 2008.
Premessa l’inconsistenza di certe pretese in quanto già da tempo è previsto il rimborso sia per i ritardi sia per le perdite di raccomandate e pacchi e preso atto che la suddetta trasmissione non è andata in onda, un primo interrogativo si impone: che cosa c’è che non va in Mi manda Raitre?
I silenzi, le omissioni e l’omertà di Mi manda Raitre sono consoni alle aspettative di quei telespettatori che, volenti o nolenti, sono costretti a pagare, sempre e comunque, l’abbonamento annuale alla Rai?
I silenzi, le omissioni e l’omertà sono consoni a ciò che sancisce l’articolo 2 della Legge 3 febbraio 1963 n. 69: “è obbligo inderogabile” dei giornalisti “il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”? Non si tratta che di questo, infatti, a meno che, giuridicamente, non si equipari Mi manda Raitre ad uno sceneggiato ed il suo conduttore ad un attore.
A fronte di ciò altri interrogativi scaturiscono su una trasmissione che si qualifica come “l’unico programma dalla parte del cittadino”.
Perché si è evitato di verificare da quale parte effettivamente stanno le associazioni dei consumatori? Una domanda tutt’altro che campata in aria se si considera lo stretto rapporto che 18 di loro hanno con le Poste.
Che cosa ha impedito a Mi manda Raitre, non essendo prevista l’impunità per chi si serve dell’arbitrio, del sopruso, della prevaricazione dell’uomo sull’uomo, di porre le Poste di fronte alle proprie, precipue responsabilità rispondendone pubblicamente (indagini di carattere giudiziario per i reati penalmente perseguibili a parte)?
Perché non si è voluto che emergesse, ben chiaro a tutti, che se l’utente non presenta un reclamo entro i termini stabiliti non gli viene accettato, fosse anche in ritardo solo di alcune ore e pur con tutte le ragioni di questo mondo, quando le Poste, al contrario, a danno dell’utente già danneggiato in tutti i sensi, violano arbitrariamente norme, regolamenti…la stessa Carta della Qualità dei prodotti postali che ha tra gli obiettivi principali quello di “stabilire un rapporto di fiducia con la clientela, basato su un’informazione semplice, comprensibile e su impegni precisi”?
Perché non domandarsi a che cosa servono le Raccomandazioni della Commissione Europea se da chi le ha emanate vengono considerate carta straccia non esigendone il rispetto?
Questo e ben altro si sarebbe potuto affrontare, rendendo pubblici gli aspetti che ricadono sul cittadino (non ultimo che l’utente che non possa permettersi un legale, a parte i tempi biblici della giustizia, debba subire oltre al danno l’umiliazione della beffa), se Mi manda Raitre fosse sempre e comunque “dalla parte del cittadino”, tanto più se vengono lesi la sua dignità ed i suoi imprescindibili diritti.
P.S. Fatti e misfatti, tra i molteplici descritti, tratti da IL PERPETUO IMBROGLIO, un libro denuncia sulla cultura imperante dell’omertà da parte di una stampa che, anziché far valere la libertà e l’indipendenza di cui gode, è serva dei poteri forti per viltà, connivenza o complicità. Per contattare l’autore indirizzare a: Silvano Strazza – Casella postale n. 1141 – 16121 Genova centro; e-mail: silvanostrazza@libero.it