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Prove di dialogo tra el Nour e le Nazioni Unite. Ma il fronte ribelle è sempre più diviso

Il leader dell'SLM /AW, una delle più importanti fazioni ribelli in Darfur, Abd el Wahid el Nour, ha partecipato per la prima volta a un incontro con i rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a Ginevra. Condizione per la ripresa del dialogo con il governo, ha ribadito ancora una volta el Nour al Sudan Tribune, è una maggiore sicurezza sul campo: indiscutibile la necessità di un cessate il fuoco e del dispiegamento del contingente internazionale di pace.

Da quando ha avuto inizio il conflitto in Darfur, la compattezza del fronte ribelle è venuta meno, dando luogo a molte defezioni dai due gruppi prinicipali, il Sudan Liberation Movement (SLM) e il Justice and Equality Movement (JEM).
Lo stesso rapporto tra i due movimenti è piuttosto controverso: di pochi giorni fa le dichiarazioni di Khalil Ibrahim, che ha definito il JEM l'unico movimento ribelle del Darfur e si è proposto come unico interlocutore possibile per la pace tra i ribelli e il governo. Un colpo di mano che il carismatico leader dei Fur vorrebbe portare a riprova della condotta ambigua del JEM, che nasconderebbe, dietro la campagna militare per il Darfur, diversi interessi politici.
Il movimento di giustizia ed eguaglianza, ben armato ed equipaggiato, avrebbe strette relazioni con Hassan Al Turabi, islamista dapprima membro influente del National Congress Party, poi imprigionato ed allontanato perchè sospettato di preparare un colpo di Stato. Al-Turabi è noto per le sue relazioni con il movimento terrorista Al Qaeda, molto forte in Sudan, tanto da essere considerato, nei piani più recenti di Bin Laden, un secondo Afghanistan.

Nel Sud Darfur, intanto, alcuni capi tribù denunciano attacchi da parte della fazione di Minni Minnawi, unico signatario del DPA del Maggio 2006. Gli scontri sarebbero nati da divergenze con un altra piccola fazione del SLM, denominato “Free Will”. Nel resto del Paese, invece, proseguono le incursioni dell' esercito sudanese e delle milizie arabe al soldo del governo, che l'ultimo rapporto delle NAzioni Unite accusa di “violazioni del diritto umanitario internazionale”. Accuse, neanche a dirlo, respinte da Karthoum.

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