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La crisi della Mozzarella: simbolo della decadenza di Napoli

Al termine della quaresima i fedeli napoletani della Chiesa Cattolica aspettano il giorno di Pasqua per celebrare la resurrezione di Cristo e per gustare un succulento pranzo. Il pranzo tradizionale, tranne per leggere varianti, prevede sulle mense un antipasto con una grande quantità di uova sode dai gusci leggiadramente colorati con sostanze naturali od artificiali aggiunte all’acqua di bollitura; una ricca “fellata” di prosciutto, salame e capicollo, seguita da una minestrella, un tipo leggero di Minestra Marinata, preparata con fresche verdure primaverili cotte in un brodo a base di carne vaccina e di gallina al posto della carne suina e del salame piccante. La pietanza principale è l’Agnello cotto in umido, insaporito con un’aromatica salsa all’uovo e succo di limone. Ma ciò che soprattutto caratterizzava e caratterizza le mense Pasquali dei Napoletani è la Pastiera. Una bionda e profumata torta di pasta frolla ripiena di soffice impasto di grano bollito mischiato con fresca ricotta, latte, uova e pezzetti di cedro candito, profumato con abbondante “acqua di fiori d’arancio” e ricoperto di strisce della stessa pasta disposte a formare una griglia a losanghe, il tutto ricoperto da finissimo zucchero a velo vanigliato. La pastiera, oltre ad essere un dolce delizioso, è un cibo mistico che forse ci proviene da antichi culti pagani, che celebravano l’arrivo della primavera ed il felice inizio dei lavori agricoli. Sbaglia colui che, per andare incontro ai più delicati gusti moderni sostituisce il grano bollito con la crema o elimina la ricotta dimenticando che questo dolce vuole soprattutto benedire cristianamente o paganamente la fecondità simboleggiata dal grano dei nostri campi, dalla ricotta dei nostri greggi, con i fior e canditi dei nostri frutteti che sono componenti esenziali per celebrare il rito religioso della Pasqua e quello pagano del risorgere della stagione. Il suo sapore gastronomico è idilliaco ed unico. La Pastiera, cibo mitico della gastronoma napoletana, vive sempre un periodo florido al contrario della Mozzarella. L’allarme diossina nella Mozzarella di bufala ha scoraggiato i napoletani e suoi estimatori di tutto il modo ad usarla nel pranzo di Pasqua del 2008. La Mozzarella di bufala è una delle pietanze gastronomiche più conosciute, prelibate e gustose della cucina napoletana; il fatturato complessivo delle 62 aziende che aderiscono al consorzio di “ tutela del formaggio mozzarella di bufala campana dop” è di 350 milioni di euro l’anno. Il 45% viene dalle vendite in Campania, il 39% dalle altre regioni d’Italia ed il 16% dall’esportazione verso l’estero. In totale nei primi due mesi del 2008 il settore ha subito secondo Consalvo, il presidente del consorzio, un calo delle vendite tra il 20% e 30% rispetto agli stessi mesi dello scorso anno e del 50% solo nella regione Campania. Ieri dalla Corea del Sud è arrivata l’ultima doccia fredda. Un danno economico notevole è quello che potrebbe scaturire dalla decisione del Governo di Seul di bandire la Mozzarella di bufala campana dalle tavole di ristoranti, alberghi e residenze della nazione. Il paese asiatico, a seguito dell’allarme diossina, nello scorso fine settimana ha disposto, in via cautelativa, la sospensione dell’importazione dalla Mozzarella campana, per verificare attraverso test, l’eventuale contaminazione del prodotto alimentare. La scelta del Governo di Seul di vietare cautelativamente l’importo dei latticini danneggia la produzione agricola del made Italy, poiché in Corea è stato diffusamente adottato un regime alimentare basato sulla dieta mediterranea stabilita su: pasta, pomodori, mozzarella, Falanghina e Greco di Tufo. Il pericolo per i produttori e per governo regionale della Campania. È che altre nazioni possano emulare la Corea del Sud e bloccare le esportazioni della Mozzarella, ciò potrebbe mettere in ginocchio un altro settore dell’economia campana dopo quello del turismo in crisi per i rifiuti. Il calo delle vendite, nei negozi al dettaglio, ha sfiorato nei giorni scorsi punte del 40 per cento; l’intero popolo della Campania è in attesa dei risultati del laboratorio zooprofilatico di Portici e che si attendono per martedì 25 marzo, oltre ai cento test diagnosticati sulla presenza di diossina che i laboratori di Teramo, Roma e Brescia hanno effettuato sui mangimi forniti agli animali e sul latte degli allevamenti di bufale della regione Campania. Nel caso in cui gli esami dessero un risultato negativo, assieme alla munnezza (spazzatura), la Camorra la Mozzarella con la diossina sarebbe una nuova umiliazione per il popolo napoletano, poiché questo tipo di prodotto appartiene alla cultura napoletana quanto la Pastiera.

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