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E George W. Bush si disse "fiducioso"

di Renzo Balmelli

TIBET. – Per solidarietà con i deboli e gli oppressi, in questi giorni dovremmo sentirci tutti tibetani. Pia illusione. Lo sdegno dei governi occidentali per la brutale repressione ordinata da Pechino non esce dai confini delle formalità diplomatiche. Ancora una volta la logica perversa degli equilibri politici e degli interessi economici finirà col prevalere sulle considerazioni di ordine morale.
Boicottare le Olimpiadi? Ma quando mai. L’immenso mercato cinese è un terreno di scorribande capitaliste che fa gola a tutti. Sull'altro fronte, i ricchissimi sponsor dei Giuochi non accetteranno mai di lasciarsi mettere i bastoni fra le ruote da quattri gatti fuori dal mondo che predicano il valore universale della non violenza.
Anni fa circolava una storiella che per ragioni facilmente intuibili non piacque alla diplomazia elvetica. Suonava così: “Gli svizzeri ci hanno invaso” – comunicarono un dì a Mao Tse Tung. E il padre della lunga marcia replico’: “Ah si, in quale albergo sono scesi?” Ai poveri monaci di Lhasa , sovrastati dalla superpotenza asiatica, è andata peggio. Per loro non c'è nemmeno una pensioncina di terz’ordine.

INCUBO BORSE. – Con le borse in agitazione, il linguaggio dell’alta finanza diventa un incubo. I clienti perdono il sonno, gli esperti non riescono a spiegare il disastro. I consulenti scomodano i corsi e ricorsi, non quelli storici di Vico naturalmente, bensi’ quelli dei titoli, ma forse non ci credono neppure loro.
Chi ne capisce qualcosa punta invece il dito contro il liberismo maldestro che ha fatto saltare i meccanismi necessari per un sano sviluppo dell’economia di mercato. Le forzature della “deregulation” hanno determinato atteggiamenti irresponsabili che ora rendono difficile un’analisi serena della situazione e vedono colossi come, la svizzera UBS, navigare in acque tempestose.
Il presidente USA, paese da cui è partita la crisi delle ipoteche, cerca di rassicurare gli investitori asserendo che la situazione è sotto controllo. Poteva risparmiarselo. “Bush si dice fiducioso”, rilancia Beppe Severgnini, maestro delle battute fulminanti: “Adesso siamo veramente preoccupati”.

BATTAGLIA IN CORSO. – Il Corriere della Sera in un editoriale sulla vicenda Alitalia-AirFrance osserva che “se il dossier non verrà chiuso da Romano Prodi, rotolerà, con un fallimento incandescente, sulla scrivania del Cavaliere dopo le elezioni”.
Parole eloquenti: a meno di un refuso, pero' assai improbabile, si dà per scontato il ritorno a Palazzo Chigi della destra berlusconiana.
Lo scenario è mutato rispetto al 2005, quando il direttore schiero’ il quotidiano di via Solferino sulle posizioni del centrosinistra, avendole ritenute idonee a sostenere il cambiamento di cui il paese aveva urgente bisogno dopo i guasti del
precedente governo.
Nel frattempo il progetto unitario dell'Ulivo è diventato un oggetto misterioso di cui si sono perse le tracce. Ovviamente non se ne puo' addossare la colpa al Corriere. La battaglia elettorale, tuttavia, non è mai persa fino a quando sia stata contata l'ultima scheda.

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