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Roberto Saviano, Rosaria Cappocchione e il giudice Raffaele Catone minacciati

Nell’aula del Tribunale di Napoli dal Clan del Casalesi

Roberto Saviano di 29 anni da Napoli, giornalista, scrittore e autore del best seller “Gomorra” attraverso le sue parole impresse sulla carte dei libri e giornali, o per mezzo delle sue dichiarazioni rilasciate ai network televisivi del mondo, conduce la sua guerra contro la malavita organizzata, che nella sua regione (Campania) è definita: Camorra. Roberto Saviano con “Gomorra” ci ha aiutato ad apprendere, comprendere e approfondire le nostre conoscenze sul fenomeno Camorra e sulla sua sterminata galassia d’interessi (droga, racket, imprese di piccole e medie grandezza, imprese di costruzioni, banche e altri settori). Il suo best seller ha infastidito la società “civile “ campana che fa affari con la Camorra e gli accademici universitari, che hanno etichettato il suo libro come un Noire. Innanzitutto, ha dato fastidio ai clan della camorra, ed in particolare, quelli di Terra di Lavoro (la provincia di Caserta), che lo hanno minacciato di morte, con diverse forme d’intimidazioni. L’ultima è di giovedì scorso, quando nell’aula bunker del carcere di Poggioreale (Napoli) dove si celebra il processo d’Appello denominato Spartaco, che vede coinvolti il clan dei Casalesi. L’avvocato degli imputati Ivione e Bidognetti (boss della camorra) ha letto in aula un documento di 60 pagine con il quale i due camorristi oltre a chieder l’applicazione della legge Cirami (legittimo suspicione) denunciavano un presunto clima di ostilità e condizionamento dei magistrati della Corte di d’Appello Assisi ,ed in particolare, del pm Cantone Raffaele, “colpevole” ,a loro avviso, di aver gestito alcuni pentiti orientandone le dichiarazioni. Inoltre, i due boss della Camorra attraverso la lettera, accusano, lo scrittore di “Gomorra” e la giornalista del “Mattino” Rosaria Cappacchioni di essere pagati dalla Procura per danneggiarne la reputazione, creando cosi, una clima ostile nei loro confronti. La scelta della lettura in aula è un fatto insolito, per un clan che è sempre stato molto silenzioso nel tutelare i propri interessi. È consuetudine nei clan camorristici far depositare lettere del genere e non farle leggere in aula. I due boss mirano a screditare il processo, dicendo che è frutto di una suggestione mediatica. In Italia è una pratica gridare al complotto. Lo dicono molti politici, perché non lo dovrebbero fare anche i camorristi ? La lettera firmata da Bidognetti uno dei capi, condannati in primo grado all’ergastolo, e da Iovine, uno dei capi latitanti. fa sicuramente più sgomento a chi lo subisce. Il loro è un messaggio chiaro, vogliono marcare il legame sempre forte esistente tra chi è fuori e tra chi è dentro il carcere. Inoltre, vogliono sfruttare tutti i meccanismi processuali per far dilatare i tempi del processo. In questo clima, prosegue il duro lavoro dei magistrati e della Direzione Antimafia di Napoli impegnati nelle inchieste di Camorra in Terra di Lavoro. Le ultime direttive varate dal procuratore Giandomenico Lepore e procuratore aggiunto Francesco Roberti, che coordina la Dda, è la costituzione di un vero e proprio pool di pm esperi per la lotta alla criminalità organizzata in Terra di Lavoro, che dovrà portare a compimento di numerosi processi. Il 20 per cento del totale delle inchieste, che convergono presso la Direzione Nazionale Antimafia diretta da Pietro Grasso, provengono proprio dal Casertano. Nel frattempo si stringono i tempi per definire le due indagini aperte per far luce sull’episodio che giovedì mattina ha dato inizio ad un vero e proprio caso, quello legate alle minacce rivolte al pm Raffaele Catone, alla giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, e allo scrittore Saviano. Due fascicoli, entrambi in fase ancora embrionale, poiché al momento seguono l’iter dell’indagini conoscitiva. Il primo, voluto dal procuratore generale presso la Corte d’appello di Napoli, Vincenzo Galgano; il secondo, aperto dalla Procura della Repubblica, che vuole verificare se eventualmente possa configurare la sussistenza di fatti penalmente rilevanti. Un dato è certo: il procuratore generale, che nei giorni scorsi si è detto molto preoccupato per quanto è successo in aula, vuole indagini complete, esaustive, ma soprattutto rapide. Nella sola regione Campania i morti ammazzati per Camorra nel 2007 sono stati 119. Campani liberiamoci della Camorra una volta per sempre.

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