Capisco l’on. Casini che ha bisogno di strillare per essere notato, ma forse farebbe bene a darsi una calmata. Che lui sia un credente e un fervente sostenitore del mercato, non dubito. Il mercato, nel caso specifico di Alitalia e nella fattispecie di Air France-Klm, ha stabilito che la compagnia Alitalia vale in tutto 138 milioni di euro. Mi chiedo: ma se l’intera flotta aerea venisse venduta a un ferrovecchi per un tot a tonnellata non si ricaverebbe qualcosa di più?
A Casini faccio sommessamene notare che George W. Bush è un convinto sostenitore del mercato. Ma non ci ha pensato più di 24 ore ad autorizzare la banca d’affari Jp Morgan ad acquistare la concorrente Bear Sterns a prezzi di svendita, cioè 2 dollari per azione, impegnandosi poi a rifondere con soldi pubblici le eventuali perdite che Jp Morgan dovesse mettere a registro per il default di Bear Sterns.
Nessuno può dubitare della fede americana nel mercato. Ma quando la casa brucia è difficile chiedere se l’acqua che si getta sulle fiamme sia acqua pubblica o privata: prima di tutto si deve spegnere l’incendio. Nel caso Alitalia sarà interessante vedere che cosa risponderà il Consiglio dei ministri rispetto a un’offerta che prevede lo smantellamento di Malpensa, 2000 esuberi e un valore di 0,09 centesimi per azione, vale a dire il 95% in meno rispetto ai valori di chiusura di venerdì scorso.
A mio giudizio è un’offerta da respingere e un governo serio, che fosse nel pieno dei suoi poteri, dovrebbe impegnarsi a mettere in piedi altre cordate di imprenditori. Alitalia sarà anche un’azienda defunta, ma le sue rotte e i suoi asset hanno un valore decisamente superiore ai 138 milioni di euro immaginati da Air France.