Intervista all’on. Marco Fedi estero AFRICA, ASIA, OCEANIA E ANTARTIDE
In quale considerazione il Partito Democratico tiene gli italiani all’estero?
Il Partito Democratico è nato con la piena partecipazione degli italiani all’estero. Lo dimostrano due aspetti, entrambi rilevanti: le primarie, che hanno visto un’ottima partecipazione, e l’entusiasmo con il quale stanno nascendo i circoli PD all’estero. Il problema non è in che considerazione il PD tiene gli italiani all’estero – domanda alla quale la risposta immediata è “altissima” – ma piuttosto in che modo un moderno partito democratico può integrare nelle sue scelte programmatiche, nei suoi metodi di lavoro, nella sua identità politico-culturale, le aspirazioni, le richieste, la voglia di partecipazione e la composita identità degli italiani nel mondo. Un moderno partito democratico vede nella risorsa degli italiani all’estero le opportunità di conoscenza, relazione e sviluppo reciproco a livello bilaterale con i singoli Paesi ma soprattutto a livello mondiale. Ritengo che la crescita qualitativa del rapporto tra Italia ed italiani all’estero – attraverso i partiti per quanto attiene alla politica – sia indispensabile e passi attraverso alcune indispensabili ed urgenti riforme per poi trasformarsi in un nuovo spazio di partecipazione, non solo di rappresentanza. Costruire un PD con queste caratteristiche è la nostra aspirazione.
Se sarà rieletto, farà in modo che, in una eventuale riforma della legge elettorale, gli eletti all’estero siano la maggioranza alla Camera dove possono incidere sulle decisioni del governo invece che al Senato dove non avrebbero nessuna voce in capitolo?
L’ipotesi di riforma costituzionale, il cui iter avviato alla Camera ha visto già l’approvazione di tre articoli, non sminuisce affatto il ruolo del Senato federale. Si passa da un bicameralismo perfetto ad un sistema in cui le diversità di compiti e composizione determinano, per il Senato, un ruolo di “garanzia” nei confronti delle specificità territoriali, tra cui anche quella degli italiani nel mondo. Dovremo riprendere la discussione – che ancora oggi deve partire dalla necessità di un pieno riconoscimento dell’importanza della rappresentanza eletta dall’estero – da dove si è interrotta, con la convinzione che dobbiamo modificare la costituzione per rendere il sistema politico-istituzionale più efficiente e nel far questo garantire la presenza anche degli italiani all’estero. Il Senato avrebbe voce in capitolo poiché dai territori e dalle specificità arriverebbe un contributo di idee e riflessioni che arricchirebbe il confronto. Piuttosto dobbiamo ricordare le posizioni ostili al voto all’estero purtroppo emerse nella stessa discussione. A dimostrazione del fatto che la vera grande, unica, battaglia, è quella per la parità dei diritti e dei doveri e per mantenere in Parlamento una rappresentanza degli eletti all’estero: ci batteremo per mantenere la rappresentanza dall’estero e per rafforzarla a livello culturale e politico.
All’estero sembra essere più incisiva la campagna elettorale di Berlusconi e del centrodestra in generale come lo spiega? Comitati ed Associazioni del centrodestra proliferano anche nella sua circoscrizione? Non trova che le parole “libertà e popolo” siano termini storicamente di sinistra?
Le campagne elettorali di segno “qualunquista” appaiono sempre efficaci, all’inizio. Dire che in due anni i parlamentari de l’Unione non hanno fatto nulla – quando è evidente il contrario – dire che siamo stati assenti dal Parlamento e dalla circoscrizione, come gli avversari, ed anche qualche vecchio alleato va dicendo – è un ulteriore segnale negativo relativamente al voto all’estero! Attenzione a mantenere i toni del confronto entro limiti ragionevoli. Ognuno può pensare che avrebbe fatto meglio e di più e può proporsi come alternativa ma le condizioni sono “oggettive” e riguardano il nostro sistema parlamentare. Abbiamo lavorato bene per gli italiani nel mondo e continueremo a farlo. Comitati ed associazioni proliferano in tutti i campi, occorre capirne l’utilità. Mi spiego: che senso ha far nascere qualcosa che dura una campagna elettorale? Ieri casa delle libertà, oggi popolo, domani “macerie” – anche se non lo auspico, non tanto per ragioni politiche ma perché credo nel two-party system – quando la delicata coalizione messa insieme per queste elezioni si scontrerà con le enormi differenze interne ed avremo la ripetizione delle esperienze del passato? Diverso se il progetto politico della destra si tramuterà nella creazione di un nuovo partito. Quindi ciò che spaventa non è l’organizzazione degli altri ma l’ondata antipolitica ed il possibile seguente astensionismo: perché sarà dura convincere nuovamente questi nostri connazionali a tornare alle urne. Ecco perché i toni della campagna elettorale debbono essere non solo civili ma anche attenti a queste considerazioni.
Il provvedimento sulla cittadinanza agli italiani all’estero è stato estrapolato dalla legge, perché? Forse non c’era più la volontà di votarla?
È vero il contrario. Ci si è resi conto che la riforma complessiva della legge sulla cittadinanza tarderà ancora mentre l’unico ostacolo per avere la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza e per il superamento della discriminazione nei confronti delle donne – le risorse per le dotazioni alla nostra rete diplomatico-consolare – era stato superato grazie all’azione congiunta di Parlamento e Governo. Ecco perché vi è stata la proposta di stralcio dal testo unificato presentato in Commissione affari costituzionali. Avremmo avuto la normativa – che è confermata nel programma del Partito Democratico – approvata in poco tempo. La fine anticipata della legislatura non ne ha consentito l’approvazione. Riprenderemo il cammino nella nuova legislatura.
Non crede che sia ora, nella prossima legislatura, di fare in modo di creare le condizioni internazionali per poter sfruttare, a livello italiano, le grandi risorse della presenza italiana all’estero?
Il Partito Democratico lo ha posto al centro della sua azione e delle proposte politiche. Sono convinto che la rappresentanza dall’estero – ecco una seconda ragione per cui comunque la presenza al Senato sarebbe importante anche in un sistema riformato – abbia questo compito
Come spiegherà ai suoi elettori che il Partito Democratico non ha una dislocazione europea come il PDL di Berlusconi nel Partito Popolare Europeo?
Il Partito Democratico – per sua natura – abbraccia molto più delle tradizionali divisioni tra partiti del socialismo europeo e partiti popolari europei. È in ciò l’originalità del PD e la sua spinta innovativa. È una grande sfida per trovare la sintesi tra posizioni interne ad un partito che rappresenta davvero tutti i cittadini e non categorie o interessi individuali, ma interessi collettivi. Il posizionamento europeo sarà importante anche perché prevedo davvero elementi di novità nella statica politica europea. Pensi se il PD riuscisse a far uscire la politica europea dal tradizionale confronto per portarlo su un piano più programmatico e meno ideologico?
Nei giovani nati e vissuti in quella terra, si sente ancora il legame con l’Italia simbolo dell’edonismo europeo?
I giovani desiderano mantenere con l’Italia e con l’Europa un legame culturale e professionale ed oggi anche politico. Ovviamente vivono in maniera assolutamente originale la loro appartenenza alla cultura italiana. Non dobbiamo rischiare di perdere questa originalità ed è per questo che il nuovo Governo dovrà organizzare in tempi rapidi la prima conferenza dei giovani italiani nel mondo. Per il resto i giovani italo-esteri hanno imparato il valore del lavoro e dell’indipendenza molto presto e guardano all’Italia ed al’Europa come punto di confluenza delle loro esperienza formative, professionali e culturali. Come tanti giovani italiani.
On. Marco Fedi
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