Donne : si ai diritti no alle crociate

di Emilia Sina Socia fondatrice del PD Svizzero

In questi giorni si sta mettendo in discussione in Italia il diritto giuridico della donna di decidere se portare a termine o meno una gravidanza. Un'assurdità in un Paese che si dice democratico e rispettoso dei diritti umani. In Italia il mondo politico non è capace di controllare la spazzatura, però chi ha il potere pretende di controllare cosa le donne possano o non possano fare del proprio corpo e della propria vita. E' difficile poter sperare in un miglioramento della condizione femminile se gli stessi diritti fondamentali della donna alla libertà, all'incolumità personale e alla dignità vengono posti in dubbio se non dalla legge, da chi è in grado di influenzare l'opinione pubblica.

Stiamo assistendo a una continua criminalizzazione delle donne che, pur considerando il diritto all'autodeterminazione un fatto di civiltà, all'aborto non vorrebbero certo ricorrere. E che vorrebbero non doversi difendere dai reiterati tentativi di «modificare» la legge 194, approvata il 22 maggio del 1978 e confermata dal volere popolare con il referendum del 1981. Una legge che ha consentito, in trent'anni, l'abbattimento del 45 per cento del numero di aborti e soprattutto ha rappresentato la possibilità di salvare la vita a tutte quelle donne che prima erano costrette a ricorrere agli aborti clandestini. Così come quella legge ha permesso di riequilibrare una situazione di ingiustizia di fatto, per cui le persone facoltose potevano ricorrere alle cliniche dei «cucchiai d'oro», mentre le altre dovevano arrangiarsi con le mammane o con il fai-da-te… e morivano. Stiamo assistendo ad atti non accettabili di violazione della privacy e di attentato alla dignità della persona, come il blitz avvenuto pochi giorni fa al Policlinico Federico II di Napoli e ad una pesante strumentalizzazione politica ed elettorale al punto che un noto giornalista ha scelto infatti ,come campo di battaglia per entrare in politica, la legge 194.

Una legge di cui si parla spesso a sproposito. Una norma di questa legge per la tutela della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza sancisce infatti che “lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana fin dall'inizio. L'interruzione della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le Regioni e gli enti locali promuovono e sviluppano i servizi sanitari e iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.”.

La legge 194 se applicata di fatto difende quindi la maternità: definire assassine o naziste chi difende questa legge significa rifiutarsi di capirne il contenuto. Puntare su una questione così delicata per acquisire notorietà e guadagnare consensi è vergognoso,visto la drammaticità del tema : l'aborto per una donna non è una scelta indolore, è troppo spesso un dramma, fisico e psicologico; ma solo le donne possono e debbono avere su questo la prima e l'ultima parola, perché è nel loro corpo e nella loro anima che questo dramma si consuma. Il problema è semmai che la legge non è applicata in pieno e le strutture in appoggio alla maternità in Italia sono carenti. Questo è un tema da discutere.

E' giusto che la politica si occupi anche di questioni etiche, ma non per avere una poltrona in Parlamento. L'interruzione di una gravidanza è spesso la drammatica conseguenza di un fallimento delle istituzioni verso i problemi della donna e della famiglia. L'aborto è un gesto disperato,un dramma per la maggior parte di chi lo effettua. Mi piacerebbe chiedere a coloro che sono sordi alle ragioni che possono portare a un aborto, se sarebbero disponibili a donare quotidianamente il loro tempo e denaro a ogni bimbo nato a una madre a cui mancano i mezzi economici o la forza psicologica per seguire in modo responsabile il proprio figlio.
Politica e società civile devono creare le condizioni pratiche necessarie affinchè sia possibile per tutte le donne, portare avanti una maternità consapevole tramite aiuti concreti, per assicurare la tranquillità verso un avvenire in cui la nascita di un figlio non sia un dramma. Applicare pienamente la 194 vuol dire: informazione sessuale per i giovani, occupazione e stabilità, asili nido, consultori e sostegni economici. Invece di sentire, politici e non, strombazzare principi, sarebbe più utile sentire qualcuno che parla di misure concrete per aiutare la donna a dire no all'aborto. Basta demonizzazioni e crociate per rubare al mondo femminile i pochi diritti faticosamente raggiunti!

emilia.sina@gmail.com

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy