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Come ci vedono dal Canada: Non è tutto “così Pittoresco”

di Ferdinando Dell’Omo

L’Italia, Napoli, la spazzatura, la camorra e la politica

Il “The Globe and the Mail” è forse il più autorevole quotidiano canadese, sicuramente uno tra più i più letti del paese. L’edizione del sabato, in pieno stile nord americano, è un malloppo di 8 inserti, uno per tema tra moda, design, viaggi, libri, cinema, approfondimenti e cronache; 152 pagine in tutto. Un tale quantitativo di carta e di informazioni è difficile persino da maneggiare; e se le riserve quasi infinite di foreste canadesi aiutano a spiegare un tale autarchico dispendio di cellulosa, per gli articoli che ci stanno sopra, gli editori devono giocoforza avventurarsi fuori dai confini nazionali, data anche la proverbiale povertà di notizie interne che il paese offre (alzi la mano chi ricorda l’ultima notizia dal Canada!).
Capita spesso allora che tra le pagine del quotidiano si trovino articoli provenienti o riguardanti il nostro paese. La redazione così come i lettori immagino facciano fatica a districarsi in quella schizofrenica e variopinta sorgente di informazioni che è l’Italia. Dall’avveniristico e originale design di una sedia ad una rissa parlamentare, dalla recensione di un ristorante, di un vino, di un museo a Beppe Grillo, da una collezione dell’alta moda ad un episodio di mal governo o corruzione, o infine all’immancabile commento divertitamente scandalizzato sul traffico di Roma.
L’edizione di sabato 23 Febbraio, quindi, non fa eccezione e dentro ci sono ben 4 articoli a tutta pagina, una prima nell’inserto di approfondimenti “Globe Focus” ed un’infinita serie di pubblicità ammiccanti all’Italia, dal turismo alla moda.
Normalmente il trait d’union con cui la rigida e conformista cultura anglosassone interpreta e spiega tanta ecletticità è “l’estro italico”: un misto di genio, anarchia, sregolatezza, savoir faire, buongusto e personalità che tutto giustifica e spiega, riconducendolo all’aggettivo con cui per molti anni gli anglosassoni ci hanno qualificato: “pittoreschi”.
Nell’edizione del 23 del The Globe and the Mail però c’è un sfumatura diversa, un segno di novità che purtroppo novità non è più e che si richiama ad una tendenza ed ad un punto di vista nuovo con cui dall’estero si guarda al nostro paese.
Eric Reguly, il corrispondente dall’Italia, questa settimana non ha fatto niente di originale nell’avventurarsi a Napoli, o nell’arrivare scortato dalla polizia sino a Scampia, per raccontare lo scandalo della spazzatura partenopea. Altri corrispondenti esteri lo avevano già fatto prima di lui nelle settimane scorse, ed i ritratti che venivano fuori dagli articoli non erano certo teneri.
Reguly non esita minimamente a definire Napoli la “città peggio amministrata nel paese peggio governato d’Europa”, e ironizza sul tentativo di minimizzare la situazione da parte del Questore di Napoli Puglisi, che gli rammenta le Gangs o la malavità urbana con cui molte metropoli americane devono fare i conti, certo… a parte la spazzatura.
Il giornalista sa infatti dove andare a parare quando riporta che una vedetta della camorra è pagata giornalmente (3-400 euro) il doppio di quello che un disoccupato (fortunato) può prendere in un mese. Sa che il tasso di disoccupazione partenopeo è del 20% e sa di andare sul sicuro dicendo che la politica italiana riconoscendo l’ingovernabiltà del sud evita perfino di parlarne, specialmente sotto elezioni, e le “ultime” misure “speciali” sulla spazzatura quasi le ridicolizza.
Associa Roberto Saviano e il suo Gomorra a Salman Rushdie (entrambi gravati da una condanna a morte a causa di un loro libro) e tra le righe, per proprietà transitiva, l’Italia all’Iran, e non certo per le aspirazioni atomiche.
Ma ciò che sorprende e opprime purtroppo non è la critica sprezzante ed impietosa di Reguly; a rendere cupo e soffocante l’articolo è quella mancanza del senso del “pittoresco” cui i corrispondenti esteri ci avevano abituato, un’assenza grave, pesante, un’assenza contagiosa, perché questa settimana si respira anche negli altri articoli del giornale, quelli a cui normalmente dovrebbe spettare il compito di suscitare la simpatia e la comicità tipica della doppiezza drammaturgica della commedia all’italiana. Nella cronaca della settimana della moda – inserto “Globe Life Style” – si parla di aria di recessione; secondo l’articolo perfino Roberto Cavalli ha rinunciato alle zebrature e alla sua eleganza vistosa, sfacciata e godereccia per adeguarsi ai tempi foschi e alle strade milanesi sinistramente poco affollate.
Sandra Cordon in “Globe Travel” (pag. 6) lamenta di come una sua visita-pellegrinaggio ad Assisi questa estate sia stata guastata dalle spietate e massicce misure di sicurezza per la visita che Papa Benedetto XVI doveva fare in occasione dell’800esimo anniversario dalla conversione di San Francesco. Anche qui neanche una parola per la pittoresca relazione degli italiani con la Chiesa, e al posto della foto di rito con i preti a passeggio per le strade medioevali tra le turiste scosciate c’è una vignetta a centro pagina: Papa Ratzinger con una sardonica espressione e con le orecchie appuntite, mentre sorregge un cartello con su scritto “La resistenza è Vana”.(Agorà Magazine)

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