La ricetta sbagliata del cuoco

di Orio D'Audace

Roland Koch in Assia sbaglia ricetta e diventa un ingombro
Capita anche ai migliori cuochi di sbagliare la ricetta. I motivi più ricorrenti sono la distrazione, la leggerezza e l’esagerata sicurezza nelle proprie capacità. Nel caso del nostro Koch, non troviamo nessuno di questi motivi alla base del suo errore nella ricetta elettorale.
Non è da matti asserire che Roland Koch ha sbagliato temi ed argomenti nella conduzione della sua campagna elettorale semplicemente a causa di un calcolo non riuscito. Ma procediamo per ordine. L’autore di questa frittata politica si chiama Koch Roland, è a capo del governo del Land Assia dal 1999 e dal 2003 gode di una maggioranza assoluta Cdu. I numeri gli certificano un buon lavoro fatto negli ultimi otto anni.
Nulla di drammatico, in un Land che sicuramente non è tra i peggio situati della Repubblica Federale. Gli elettori dell’Assia sono chiamati alle urne il 27 gennaio e vedono salire sul ring Roland Koch, esponente dell’ala destra della Democrazia Cristiana federale, con un largo margine di popolarità contro la signora Andrea Ypsilanti, chiaramente situata nell’ala sinistra della Spd e sconosciuta al gran pubblico.
Gli allibratori danno Koch vincente 3 a 1. Il nostro Koch si muove a suo agio nella cucina della gran politica e conosce il ricettario a memoria. I compiti li ha assolti bene, nulla da temere contro una sconosciuta che proclama la necessità di una giustizia sociale come se fosse l’ultima invenzione e reclama tutto quanto è così giusto, così scontatamente giusto da diventare banale.
Forse è questo il punto in cui Roland Koch comincia a dare i numeri. Evita di adagiarsi in una comoda posizione, con tutte le carte in regola ed evita di dire tutto pur non dicendo niente, come magistralmente fa il suo collega Christian Wulff, quello che si è mimetizzato al punto che nessuno riesce più a colpirlo.
Koch dà i numeri, nel senso che dimentica di condurre una campagna elettorale contro Andrea Ypsilanti, chiaramente sottovalutata, e gioca una carta tutta diretta verso Berlino, verso Angela Merkel. Koch non ha sbagliato la ricetta. Koch ha volutamente esagerare con gli ingredienti per superare Angela Merkel, l’indiscussa maestra delle salsette delicate.
E così, una brutta sera, davanti al televisore vede le riprese a circuito chiuso di due giovinastri d’origine straniera che malmenano, stile “Arancia Meccanica”, un pensionato nella metropolitana. Ecco pronto l’argomento qualsiasi, adatto ad essere trasformato in un cocktail esplosivo: stranieri, gioventù bruciata, criminalità, il duro braccio della giustizia.
Sembra un film di Clint Eastwood. Koch non si preoccupa più minimamente di alzare la guardia, credendosi ormai imbattibile. Non può perdere. Tutto è chiaro: qui ci sono i buoni e lì i cattivi. E poi c’è lui: Koch-Eastwood che, ed ora viene il bello, se riesce a vincere con larghi consensi le elezioni in Assia, con un miscuglio d’argomenti che raccolgono tutta la spazzatura che un cervello politico può contenere, vince in realtà contro Angela Merkel, proponendosi così alla nazione come il nuovo Leader e l’uomo forte alla destra Cdu.
Chiamalo scemo! Il colpo poteva riuscire. Il colpo però non è riuscito e forse si capisce il perché. Purtroppo anche la diffusione della xenofobia è un’arte perversa che va esercitata con forza di convinzione. La gente comune e anche i più conservatori hanno mangiato la foglia avvertendo che Roland Koch è solo uno sceriffo di cartone. I nostalgici, infettati di xenofobia, comunque danno il loro voto alla destra radicale e non hanno bisogno di Roland Koch.
Gli altri, quelli che avvertono la reale minaccia di una gioventù lasciata ai margini della società, sanno benissimo che l’abbassamento dell’età punibile a dodici anni o l’istituzione di campi di lavoro per la rieducazione non sono le risposte giuste. Basti guardare alla vicina Francia per capirlo e basti ricordare l’effetto che la parola “campo di lavoro” ha sugli animi di coloro che non hanno dimenticato le dittature di destra e di sinistra.
E noi italiani in Germania, veterani dell’integrazione, dinosauri dei movimenti migratori e ormai abituati a diventare ogni quattro cinque anni oggetto di qualche campagna mirata a colpirci per l’uno o l’altro motivo, cosa facciamo davanti a questo Roland Koch che ora guarda alle telecamere con sguardo attonito, avvilito e dispiaciuto?
Gli diciamo grazie. Grazie per avere dimostrato a tutti i suoi colleghi della Cdu che così non si vincono le elezioni. Gli diciamo grazie per essere riuscito a smuovere gli animi della gente amante della giustizia e della gente in grado di capire che dietro la violenza di un bambino di 14 anni si nascondono cose che vanno affrontate con intelligenza e non con la pistola.
Orio D'Audace

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