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Appello ai Laici, ai Liberali e ai Socialisti

Critica Liberale

Le prossime elezioni politiche non saranno una ripetizione di quelle del 2006. Allora molti di noi votarono una coalizione che già sapevano del tutto eterogenea e discorde, essenzialmente perché la priorità era mandare all'opposizione un'alleanza populista, fondata su un insuperabile conflitto di interessi, sul malaffare, sulla diseducazione civica di massa, sull'irresponsabilità finanziaria, sulla sconfessione del tradizionale impegno italiano per l'Europa, sul clericalismo estremista, sulla perdita della memoria storica, sulla legittimazione di razzismo e omofobia, su una rivalutazione neppure dissimulata del fascismo storico: in sintesi, uno schieramento ostile alla civiltà liberale europea (di cui per di più voleva perfino usurpare orwellianamente il nome).
Dopo soli due anni, sappiamo già che la prossima volta non ci sarà data neppure la possibilità di esprimere, in mancanza di meglio, un tale “voto contro”. La rinuncia a priori a concorrere alla conquista del premio di maggioranza potrebbe rendere persino superfluo il “turarsi il naso”. Il Pd, tutto teso alla piena legittimazione del populismo berlusconiano, dopo un anno di inerzia su questo tema, non sembra neppure intenzionato ad affrontare il problema dei conflitti di interesse e sembra avere del tutto smarrito le pregiudiziali di difesa dello Stato di diritto; ha fatto in larga parte proprio il clericalismo degli avversari collocandosi in questo alla destra delle destre di governo dei paesi dell'Europa occidentale; ha fatto proprie, in alcune sue importanti componenti, la spregiudicatezza e l'indifferenza per le regole del gioco tipiche della destra populista; ha attenuato quando non dismesso tutte le pregiudiziali civili nei confronti del berlusconismo, concorrendo così a rivelarne la natura profonda di nuovo triste capitolo dell'”autobiografia della nazione”.
La Cosa rossa, vera sinistra onirica, dal canto suo attacca la destra solo a causa di un suo preteso liberismo, in realtà del tutto inesistente, che è mero artificio propagandistico tanto di Berlusconi quanto dei suoi oppositori neocomunisti, e si ripropone come nostalgica di uno dei più mortiferi totalitarismi novecenteschi.
In mancanza di una credibile coalizione antipopulista, molti di noi, alcuni per la prima volta, si troveranno sostanzialmente nell'impossibilità di votare, potendo questa volta solo a stento individuare un “male minore”.
Quel che soltanto potrebbe spingerci a non rinunciare al diritto di voto sarebbe la presenza di una alleanza elettorale che si impegnasse innanzitutto a niente più che a mantenere credibilmente viva una presenza nelle istituzioni di un'Italia civile e laica: obiettivo cui il Pd ci appare obiettivamente controinteressato.
Non vediamo al momento a chi altro rivolgere un appello in questo senso se non ai socialisti, ai radicali, ai parlamentari laici del centrosinistra non accorpati alle forze maggiori, a quegli spezzoni della società civile, della classe dirigente e della cultura italiane che condividano con noi almeno questa esigenza minimale. A costoro “Critica liberale” ripropone la discussione sui “quattro punti” programmatici che furono sottoscritti nella scorsa campagna elettorale da gran parte della cultura liberale e democratica ( cultura.htm ), ma che successivamente sono stati disattesi dall'azione di governo.
Ai destinatari di questo appello presenti nelle istituzioni chiediamo di operare per raggiungere questo obiettivo e di non ostacolarlo pretendendo invece di anteporvi non solo i personalismi, ma anche l'orgoglio, le peculiarità, le priorità, le identità e i pallini derivanti dalle proprie storie rispettive, come sarebbe legittimo e perfino ovvio in un contesto di normalità civile diverso da quello che l'Italia sta attraversando.
Crediamo che solo così facendo non verrebbero meno alle enormi responsabilità davanti a cui l'irresponsabilità altrui li pone.

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