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Alcuni spunti di analisi e di riflessione sull’azione politica nel campo dell’ecologia.

E' indubbio che il tema dell'ecologia e, quindi della salvaguardia del nostro patrimonio ambientale, sia stato trattato con immotivata sufficienza da parte della classe politica del nostro Paese. Qualche segnale di risveglio si e' avuto solo negli ultimi anni, ma troppo timidi per un radicale cambiamento di percorso. Nel 2001, l'Eper, “European pollutant emission register”, stilo' una lista nera delle fabbriche e degli impianti piu' inquinanti dei 15 stati membri più Ungheria e Norvegia. Le aziende italiane inserite tra le grandi inquinatrici risultarono essere:

1. La “Discarica di rifiuti urbani e speciali non pericolosi” di Baricella (Bologna) che produrrebbe il 21,9% del totale delle emissioni di metano (CH4) nella Ue;

2. Lo stabilimento di Taranto Ilva, secondo l'Eper produrrebbe il 10,2% del totale delle emissioni di monossido di carbonio (CO);

3. La “Radici Chimica” di Novara, sarebbe responsabile del 17,6% del totale delle emissioni di protossido di azoto;

4. La “Magnesium Products of Italy” (Verres) del 25,2% del totale di fluoruro di zolfo;

5. Lo Stabilimento Syndial di Porto Torres del 14,3% del totale delle emissioni di diossine e di furani;

6. L'impianto di trattamento chimico-fisico-biologico del depuratore di Lugo (Ravenna) che produce il 12% del totale delle emissioni di azoto;

7. Il depuratore consortile di Olbia (Sassari) che produce il 10,1% delle emissioni di fosforo e il 18,4% di TOC;

8. Lo stabilimento brindisino Enipower per il 13,7% del totale delle emissioni di zinco;

9. Il Centro ecologico di Ravenna per il 14,4% del totale delle emissioni di dicloroetano (DCE);

10. Lo stabilimento di Porto Marghera per il 25,1% del totale di Hcbd;

11. Industrie International (Valduggia) per il 25,9% dei composti organostannici.

Se si analizza il registro della Ue, che è ordinato per sostanza inquinante, si nota infatti che gli stabilimenti responsabili della maggior parte delle emissioni in Europa sono poco più di 60. Il Paese piu' inquinante e' risulato essere la Francia che figura per ben 19 volte, segue la Gran Bretagna citata 12 volte e subito dopo arrivano l'Italia con 12 (come si può leggere sopra, gli stabilimenti però sono 11 perché il depuratore di Olbia è indicato per due sostanze) e la Spagna con 11.

Il lavoro fatto dall'Eper permise di avere un quadro preciso delle aziende inquinanti in Europa. Questo permise a Bruxelles di scoprire, per esempio, che 2.700 allevamenti europei di suini e pollame furono i responsabili, da soli, del 76% delle emissioni atmosferiche di ammoniaca.

L'Ozono, per esempio, e' un fattore importantissimo in quanto ci protegge dalle radiazioni U.V., ma e' nocivo quando è a livello d'uomo. Si forma per effetti fotochimici quando la luce del sole incide su Ossidi di Azoto. I suoi effetti sono piuttosto pericolosi e vanno dal mal di testa, all'infertilità maschile, all'aumento di mortalità nelle zone colpite.
Da uno studio APAT pubblicato nel Dicembre 2007, in Italia il 93% delle stazioni di rilevamento ha segnalato il superamento dei limiti dell'Ozono. Dice testualmente:

“I PM10 (di cui sappiamo ormai tutto, origini, cause e danni) hanno un bonus europeo di 35 giorni. Ciò significa che ogni città ha 35 giorni all'anno nei quali è possibile superare il limite di 50 μg/m3, dopo di che scattano multe salate che, ovviamente, sono a carico dei contribuenti. E' indicativo osservare che grandi città come Torino, Venezia, Milano esauriscano il loro bonus nella prima decade di febbraio, il che significa che sono “fuorilegge” ogni giorno dell'anno o quasi. Lo sforamento è una prerogativa della pianura padana, ma occorre anche rilevare come nell'Italia centro-meridionale le stazioni di rilevamento siano infinitamente meno di quelle nel Nord Italia.”

Comitato Politico dei Radicali di Sinistra
Responsabile Giustizia, Mass Media, Concorrenza e Libero Mercato

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