di Antonio Zulian
Non me ne voglia nessuno, ma chi è sempre stato contro l’elezione diretta dei nostri parlamentari-esteri, come il sottoscritto, pur essendo naturalmente favorevole al voto per corrispondenza o in qualsiasi altro modo, può oggi parlare a ragion veduta anche perché ampiamente previsto: qualora non avessero fatto gruppo unito, e non si fossero tutti battuti per gli stessi obbiettivi, via via passati al vaglio della ragione, i nostri parlamentari sarebbero stati inutili. Questo lo scrissi in tempi non sospetti, cioè quando ancora il buon Tremaglia rischiava infarti a getto continuo per via delle bocciature che si beccava.
Ora però che i giochi sono fatti, quindi cerchiamo di capire, invece, che cosa è loro successo una volta entrati nei Palazzi. Si sono subito sentiti degli estranei, e per niente corteggiati. Anzi, non fosse stato per le agenzie di stampa che quotidianamente davano loro spazio, avremmo potuto, noi elettori denunciare tranquillamente alla trasmissione “Chi l’ha visto?” la loro scomparsa. Finché un bel giorno i nostri parlamentari non hanno realizzato, chi più chi meno, ch’erano costretti a promettere qualcosa che non si sarebbe mai potuto mantenere. D’altro canto, non ci voleva molto a capire che per mantenere i legami con l’elettorato, per tenerlo entusiasta e sempre in corda, bisognava ingaggiare la corsa a chi era più bravo a portare a casa qualcosa. In questo caso, la grana giusta per soddisfare certe “esigenze” di svariato tipo. Ed ecco la ragione per cui, il più “bravo” in assoluto è stato quel Senatore a nome Pallaro che è riuscito a portarsi in Argentina la ragguardevole cifra di 18 milioni di euro in cambio del sostegno al governo Prodi. Ma che ingratitudine la sua. Come, Pallaro intasca i milioni da Prodi e poi quando questi, disperato, gli chiede di venire a salvarlo dalla fossa nella quale è caduto, non ci viene, adducendo impedimenti e cioè appuntamenti irrinunciabili? Che dire poi di Massimo Romagnoli che in un comunicato scrive: «Il merito di aver ottenuto quei soldi per l'emigrazione è solo di Pallaro e di nessun'altro!». Come se fosse un merito, scroccare allo stato fior di quattrini senza che nessuna sappia dove vadano a finire!
Comunque, per noi emigrati, era la prima volta che votavamo per i nostri diretti rappresentanti. La seconda, dovremo per forza passare i candidati ai raggi X onde poter scoprire di che pasta siano fatti e quanto conoscano il nostro mondo.
Insomma, il manipolo di parlamentari conosciuti, fatta eccezione per qualcuno in ambedue gli schieramenti, e facilmente riconoscibili o per l’onestà dimostrata nell’ammettere certi difetti, o per la presa di coscienza che di serio nulla per noi all’estero si poteva costruire col governo appena caduto, standosene tra l’altro all’opposizione – quel manipolo dicevo dovrebbe essere sostituito alla prossima tornata. Troppi ad esempio i parlamentari di un centrosinistra ammanigliato con gli enti che abbiamo all’estero, e per cui, inutilmente, se ne vanno troppi quattrini. E troppi, temo, saranno i futuri candidati del centrodestra non all’altezza di ben figurare in una situazione, pur favorevole in quanto si presume che sarà forza di governo, assai complicata sotto il punto di vista delle finanze e della conseguente politica di rigore che questo schieramento dovrà forzatamente tenere.