La lunga epoca dei non-responsabili

di Andrea Ermano

L'altrieri la Consulta ha formalizzato alcuni dubbi di costituzionalità sull'attuale legge elettorale, che il suo autore, il “leader” leghista Calderoli, definì a suo tempo una porcata.
Ieri il “leader” referendario Guzzetta annuncia di avere aperto presso la Consulta medesima un conflitto di attribuzioni, rivendicando il 18 maggio prossimo come data per il referendum elettorale in contrapposizione alla prassi parlamentare del rinvio in concomitanza con le elezioni anticipate.
Su “La Repubblica” (intesa come quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, padre biologico del PDS e della Seconda repubblica, intesa come assetto statuale, non come quotidiano) ha preso la parola il costituzionalista Rodotà. Il quale osserva come non soltanto la porcata di Calderoli ma anche la “trovata” referendaria di Guzzetta, che alla “porcata” si applicherebbe qualora il referendum passasse, consentono di attribuire un premio di maggioranza a… una minoranza. Purché relativamente più forte delle altre minoranze uscite dalle urne.
Domani, in un sistema politico frazionato, diciamo, in quindici partiti collocati tutti intorno al sei per cento, chi fra questi riuscisse a spuntare il nove per cento dei voti validi espressi potrebbe legiferare e governare a suo piacimento. Si tratta di un vulnus macroscopico alla regola principe della democrazia, secondo cui deve prevalere il volere della maggioranza, non quello di una minoranza ancorché ribattezzata “maggioranza relativa”.

Perciò, scrive Rodotà “sulle prossime elezioni si allunga l'ombra dell'illegittimità”, perché “la porcata di Celderoli e la trovata dei referendari sono accomunate da un dubbio che riguarda la loro compatibilità con il sistema costituzionale”. E questo “dubbio” viene posto, in ultima analisi, dalla Corte Costituzionale.
Un naufrago della Prima repubblica attribuiva il naufragio di questa Seconda repubblica all'inanità del “catto-comunismo” italiano. Si potrebbe dire altrimenti: i guelfi bianchi, nell'eliminazione dei ghibellini, hanno dato man forte ai guelfi neri salvo finire sconfitti da quest'ultimi. Si potrebbe dire: ma chi si ricorda più del “catto-comunismo” e poi che importa ormai?
A voler sottilizzare, la Seconda repubblica è morta prima ancora di nascere dato che, tecnicamente, ci troviamo ancora in mezzo a una lunga transizione buzzatiana.
Che volete, la numerazione ordinale delle repubbliche italiane è sempre stata un gioco giornalistico, come le posizioni politiche (?) di Berlusconi da un lato o le denominazioni del Pci-Pds-Ds-Pd dall'altro. Mutano di continuo, per ovvie ragioni, ma senza cambiare nel contenuto, nella sostanza, nel cuore.
In questo trionfo orgiastico del narcisismo, e del nulla, sembra di assistere alla “Prova d'orchestra” di Fellini.
Ma – vivaddio — che deve pensare, o dire o fare un cittadino che abbia care le sorti della nostra Repubblica, sempre intesa non come quotidiano, ma come assetto statuale, senza numerazione ordinale?
Come si vede, il numero delle domande supera ormai quello delle risposte. Ma perché stupirsene? E' un connotato essenziale del concetto di “irresponsabilità” non voler rispondere di nulla. Mai.

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