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IL TORNADO NELLA POLITICA

Ritocco queste note per l’ennesima volta dopo tre giornate intense ed imprevedibili, cercando di fare il punto su fatti e sentimenti di cui è difficile fare una sintesi.
Ricordo innanzitutto che solo un mese fa il governo Prodi era in sella e che Dini ne prolungava ingloriosamente la vita (vedi Il Punto n. 213), che da appena tre settimane è scoppiato il caso Mastella, due settimane fa il governo andava in crisi, 7 giorni fa Marini tentava di salvare il salvabile, martedì sono state sciolte le Camere, solo da 60 ore si è cominciato a parlare di lista unica nella CDL. Lo scrivo solo per ricordare come le cose si siano messe a correre velocissime…
In molti mi chiedono “Che fare?” e posso semplicemente rispondere “Riflettiamoci insieme”. Rifletto allora a voce alta con le migliaia di persone che seguono il PUNTO e soprattutto con quelle più vicine ad Alleanza Nazionale, ma anche con tutti quelli che come me hanno fatto politica con passione e senza pensare sempre ad un tornaconto. Come tutti all’inizio sono rimasto smarrito all’idea di aver lavorato fino a ieri per un partito che rischia di non esserci più e quindi la mia prima reazione è appunto di smarrimento ed incertezza. Poi si aperta una riflessione più ampia che tento di fare anche con voi.
Parto dal presupposto che quella che si delinea tra AN e FI ed altre forze è una lista elettorale con un suo simbolo, ma che quel “Popolo delle Libertà” per ora non è l’automatico scioglimento di uno o più partiti che dovranno avere un proprio cammino interno di adesione al nuovo movimento politico che dovrà nascere e per il quale vanno fissate bene delle regole e dei principi. Allo stesso modo va detto per onestà che questa scelta delinea una strategia ben chiara, soprattutto se vinceremo le elezioni.
L’altro fatto che credo debba essere subito sottolineato è che la politica è fatta da persone che partecipano alla vita di un partito oppure ne sono semplicemente iscritte ma che – tutte insieme – rappresentano forse un decimo (al massimo) del corpo elettorale che, fuori dai partiti, ragiona con altre logiche ed altre reazioni. Cominciamo proprio da qui: è ovvio per chi ha fatto e fa politica in un partito il disorientamento è forte davanti a scelte coraggiose ma proposte “dall’alto” che ne segneranno il divenire.
Ma c’è poi – appunto – anche la grande massa degli italiani estranei agli schieramenti, quelli che delegano con un voto ogni tanto, quelli che chiedono “basta pasticci, dateci chiarezza” e detestano la politica, che tifano per il Grillo di turno e ci considerano più o meno tutti uguali, che votano sotto l’impulso dell’ultimo momento e numericamente sono probabilmente la maggioranza. Se sulle minoranze ricadono le scelte sono gli altri cittadini – in democrazia – che hanno in mano con il voto le chiavi del paese e mai come ora sono scettici e distanti da TUTTI i partiti.
Ho notato una cosa singolare: nelle prime ore sono stato sommerso da sms o mail di militanti che protestavano per le scelte, poi è venuta avanti l’onda di chi sosteneva “ Pur di cacciare la sinistra, ogni sacrificio è lecito”, più avanti (in queste ore) trovo quelli che si convincono e dicono “ Davanti a quello che succede a sinistra ma anche in Italia non c’è altra strada”. Ma mentre tra gli amici di partito (anzi, “dei partiti”, perché anche in FI i dubbi ci sono), le persone “neutrali”, la gente che oggi ho incontrato in piazza, al bar, alla partita hanno già scelto, sono andati già avanti a noi e – venendo subito al sodo – mio chiedevano tutti “ Allora, quando si vota?… Li cacciamo, stavolta?””
Appunto: allora, che fare? Da una parte gli appelli di Feltri o de “Il Giornale”, dall’altra la militanza che per i più anziani è stata fatica, rischio, emarginazione, difesa delle proprie radici. Io interrogo me stesso e ricordo il ragazzo attivista missino che ero, poi il giovane amministratore locale, a seguire il politico regionale che dava addosso ai potenti del Piemonte, il parlamentare che ha organizzato Fiuggi e che – in questi ultimi anni – ha cercato di dare un contributo perché ci fosse voce per l’Italia nel mondo. Mi guardo, mi interrogo, però ricordo bene che Almirante nel ’72 volle la “Destra Nazionale” per aprire gli steccati, che divenni tanti anni fa consigliere comunale con “L’Intesa di Destra” voluta a Verbania da Nino Carazzoni (e che per questa rinunciò al suo sicuro seggio di consigliere del MSI), che nel ’94 ragionammo a lungo se fondare o meno Alleanza Nazionale, scelta che assolutamente non rimpiango ed è stata vincente. Ecco, oggi vorrei più tempo per discutere, approfondire, far crescere dal basso una decisione e ragiono così perché questo è il mio modo di pensare, di agire… Ma mi rendo anche conto che i tempi di reazione non possono più essere quelli della discussione in sezione perchè in una settimana Veltroni ha tagliato (o almeno lo dice) con l’estrema sinistra mettendosi a rischio come non mai. Davanti a queste grandi novità e a questi ritmi noi non possiamo stare fermi a discutere, anche perché si vota il 13 aprile e le liste si presentano tra pochi giorni. Lo dicevo all’inizio: sono sempre più veloci i tempi della politica, forse troppo, ma se il mondo cambia intorno a me non posso fermarmi e lamentarmi, perché gli eventi incalzano e comunque non si fermano.
Penso – soprattutto – che personalmente vedevo comunque una proiezione progressiva di AN prima in una federazione di partiti e poi in un partito unico del centro-destra perchè se crediamo in una logica bipolare (cosa che sosteniamo da 15 anni) è logico che le cose si dovessero evolvere così.
Ma allora si tratta solo di una accelerata dei tempi? Perché se è così può non piacermi il metodo, ma non ne posso che accettare tutta la sostanza. D'altronde lo stesso Berlusconi aveva accantonato solo 15 giorni fa l’idea del “Partito del popolo delle libertà” perché si era reso conto che non c’erano i tempi, ma quanto è avvenuto nei giorni scorsi a sinistra non può essere ignorato ed ha dato una spinta che ci impone delle risposte elettorali immediate.
Potremmo forse lasciar scivolare via l’occasione delle prossime elezioni politiche anticipate e da noi fortemente volute offrendo agli italiani una semplice, “vecchia” alleanza tra 4 partiti (e tanti altri partitini) senza fare neppure un passo avanti rispetto a sette anni fa, quando ora i nostri avversari hanno fatto una scelta riformista che non può essere ignorata? No, non possiamo. Forse possiamo dire che questa è una scelta elettorale alla quale dovrà seguire una maturata scelta di unità politica, fatta di riflessioni meditate e non saremo lontani dal delineare una strategia che segua la logica.
Così come dobbiamo obbiettivamente prendere atto che se l’apparato dei partiti, gli eletti, i dirigenti, molto spesso anche i semplici iscritti vedono con sospetto e comprensibile timore la fine del “loro” partito (per me una Fiamma Tricolore che mi resta nel cuore) dall’altra – in numero enormemente superiore – ci sono italiani che non si pongono più questi problemi perché il dilemma per loro è già superato: loro non stanno più tanto in AN o con la Lega o in FI ma stanno semplicemente “di qua” e non “di là”.
“Di là” c’è la gente di Prodi, di Bertinotti e di Veltroni, “di qua” un Cavaliere da molti non amato, ma senza il quale non sarebbe forse nata AN, non sarebbe cresciuta la CDL, non saremmo qui oggi a chiederci se facciamo bene a fare un nuovo passo in avanti. Per questo, alla fine, penso che questo passo vada fatto purchè in un programma elettorale serio per il futuro della mia Nazione nulla vada contro i miei principi, i miei ideali, la mia bandiera.
Certo, fremo per certi compagni di viaggio che non amo (e non alludo a FI con la quale conviviamo ormai da anni, ma alle temute “new entry” alla Mastella…) ma non posso appunto fermarmi al mio stato d’animo perché è la crisi dell’Italia intorno a me che mi impone di andare avanti, di scegliere alla svelta, di tentare prima di tutto di cambiare il governo della mia Patria e poi tentare di farla risalire. Piuttosto chiedo chiare regole di ingaggio su chi sta dentro e chi sta fuori, perchè chi sta fuori e con il proprio simbolo gode il vantaggio della visibilità e non dovrebbe però godere i vantaggi dell’ “apparentamento”, arrivando in Parlamento con il premio di maggioranza e meno del 2% dei voti!
Stamattina ero a Cuneo per il congresso provinciale ed ho visto che la platea condivideva quando dicevo che abbiamo la consapevolezza di fare un passo importante, superando una parte di vita scolpita dentro di noi, ma lo facciamo perché crediamo davvero che siamo in una emergenza, che fuori da AN (come da FI, dalla Lega o dall’UDC) ci stanno tantissimi italiani “neutrali” nel senso che votano in modo ormai interscambiabile tra questi diversi partiti (di solito per simpatie o antipatie verso i rispettivi leader) ma considerandoci già “una cosa sola” . E’ questa la scommessa di Berlusconi – ma soprattutto di Fini – e di tanti altri per costruire un futuro diverso da quello immaginato solo da due mesi fa. Lo facciamo non solo per essere determinanti, ma in fondo applicando anche in anticipo proprio quel referendum per cui l’anno scorso abbiamo raccolto le firme. Ci avete pensato? Nei fatti con il PD da una parte e con il PDL dall’altra la legge elettorale è già riscritta come voleva e vuole la maggior parte della gente, dando un taglio ai “partitini” ed ai costi della politica, lasciando aperte sostanzialmente solo due strade principali. Vogliamo o no correre la “nostra” strada, quella che crediamo possa vincere il 13 aprile, o ci fermiamo – come vorrebbe qualcuno – a discutere sulla simpatia o meno verso Berluscon,i ma facendo così solo il gioco di Veltroni? Anche per me è una scelta difficile, ma ragionandoci credo si debba avere non solo coraggio, ma anche convinzione nel farla.

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