LA FINESTRA DI MARIO BASTI
Quando, tempo fa, aderii all’invito di amici di riprendere la collaborazione a questo periodico, precisai ad essi e a me stesso che essa sarebbe stata condizionata da un personale impegno: escludere cioé tutto quanto riguardasse gli sviluppi della politica italiana, anche perchè di essi si sarebbero occupati in altre pagine della TRIBUNA, colleghi che li seguono abitualmente e con specifica competenza. Credo di aver giá fatto tempo fa in un’altra FINESTRA questa precisazione, ma penso che tu conosci e certamente condividi la nota avvertenza: “L’uomo propone…!” ed io non avrei potuto immaginare che, proprio nel primo incontro con te, caro amico, dalla FINESTRA, dopo la parentesi vacanziera di quest’anno,. mi sarei trovato alle prese con uno sviluppo che piú politico non poteva essere, sebbene le crisi di governo siano state, tutt’altro che rare, nel primo sessantennio della nostra giovane Repubblica. E allora ti starai chiedendo (per me) come me la sbrigheró? come andrá a finire?
É la richiesta d’obbligo a tutti i professionisti ed osservatori della politica e leggo nel “Corriere della Sera”di martedí scorso che il sen. Giulio Andreotti, dopo due ore di risposte e domande di studenti romani, ed alcuni che insistevano nella richiesta, ha risposto minimizzando: “Ne ho viste tante. Voto o governo istituzionale? Non so, tra inferno e paradiso c’è anche il purgatorio”
Faccio mia la risposta, sottoscrivo la citazione e resto fedele all’impegno presso all’inizio, di escludere da questa FINESTRA, le variazioni sugli sviluppi della politica italiana , su cui tu, caro Lettore, ne hai letto ed ascoltato tanto in questi giorni e ne leggerai certamente ancora nelle altre pagine di questo e dei prossimi numeri della TRIBUNA ITALIANA. Perció al momento giusto sarai certamente bene informato ed avrai, spero elementi ed argomenti per prevedere che a Roma troveranno le soluzioni migliori, affinchè all’Italia e a noi tutti, anche di qua dell’Atlantico possa andar meglio! Speriamo!
I NOSTRI ANTENATI
La citazione di una frase, breve e, come sempre, acuta dal senatore vitalizio Andreotti, mi induce, caro Lettore, a citarne un’altra non di Andreotti, ma che é di nostro specifico interesse, benchè non si riferisca agli attuali complessi sviluppi della situazione politica italiana di oggi, ma all’Italia e agli italiani di un secolo fa, emigrati in Argentina nel secolo scorso, che dettero impulso determinante al rapido progresso di questo Paese – divenuto per molti una Patria di adozione e la Patria dei figli- Credo che purtroppo quell’Italia di qui, quei nostri antenati, gli italiani e gli altri emigrati di allora siano stati presto dimenticati qui e poco o nulla conosciuti in Italia, mentre in Italia e qui la gratitudine per il loro contributo di indefesso lavoro avrebbe dovuto riempire le pagine dedicate al rapido progresso. pagine come questa citazione del prestigioso giornale portegno “La Nación”, una lettura che a me sembra doverosa ed esemplare per chiunque vuol meglio conoscere il ricordo esaltante di quegli anni per l’apporto che i nostri lavoratori diedero all’operosa presenza dell’Italia al Plata, e al rapido sviluppo dell’Argentina.
La citazione – che pubblico nel testo originale spagnolo – informa su una giornata del secolo scorso, il 22 novembre, quando giunsero al porto di Buenos Aires 4.500 emigrati europei, molti di essi italiani. Ma leggi la cronaca dell’autorevole “LA NACION” e soprattutto invita i tuoi figli a leggerla:
EN EL PUERTO – LLEGADA DE 4.500 INMIGRANTES – NO SUCEDE TODOS LOS DIAS QUE LLEGUEN EN EL INTERVALO DE POCAS HORAS VARIOS VAPORES CON NUMEROSOS PASAJEROS DE CÁMARA Y CERCA DE 4.500 INMIGRANTES COMO SUCEDIÓ AYER.
“La animación y el movimiento que durante todo el día hubo en el puerto fueron extraordinarios. Aquello era una babel donde se veían todos los tipos y se hablaban todas las lenguas de la tierra. Estaban en gran mayoría, como es natural, los hijos del “Bel Paese”pues solo en dos vapores el Indiana y el Liguria llegaron más de 2.800 inmigrantes. “Eran robustos planteles de ese Piamonte fuerte y laborioso que tanto ha contribuido a formar la Italia, jóvenes de anchos hombros y atlética musculatura de los valles alpestres, tipos bronceados y llenos de vigor de las provincias meridionales que se confundían con los rusos de pelo rubio y ojos celestes y soñadores, con los gallegos parlanchines y gritones, no faltando ejemplares admirables de otras razas y de otros pueblos. “No se notaba en los inmigrantes llegados ayer la miseria horripilante de otras veces; como muchos de los que llegaban habían estado antes y venían solo por algunos meses, se mostraban alegres, expansivos, como quien conoce el terreno que va pisando. “Las operaciones de desembarco, visita de equipajes y acompañamiento de inmigrantes al asilo se hicieron con bastante rapidez; el de ayer ha sido un día de prueba,para los encargados del servicio de pasajeros en el puerto y para las oficinas de inmigración y trabajo. Nos decía ayer un empleado que sólo queda en la capital la mayor parte de los inmigrantes que llegan de los puertos de España, pero que los de las otras procedencias se distribuyen en su gran mayoría pasottora el interior.”
Sai, naturalmente, caro Lettorre che ora tutto é cambiato e l’emigrazione qui e altrove non é piú una festa e sai pure che ora non sono piú milioni di italiani che emigrano in altri Paesi, ma gli stranieri di altri Paesi che emigrano in Italia. Non credo peró che il cambiamento autorizzi la dimenticanza. Soprattutto non l’autorizzi in quelli che ovunque vanno riscoprendo le proprie radici italiane e sanno che sono un titolo di onore.