Mario Schifano: tutto, approssimativamente

di Barbara Martusciello

Il 26 gennaio è stata la ricorrenza dei dieci anni dalla morte di Mario Schifano. La vita e l’opera di questo grande artista del contemporaneo non solo italiano è celebrata in un Dvd e in un libro: entrambi saranno presentati il 7 febbraio 2008 ore 18.00 a Roma in quella che è stata una libreria storica che negli anni Sessanta ha accolto il melieau artistico e culturale dell’epoca, organizzando mostre e dibattiti importantissimi: la Feltrinelli di Via del Babuino.
Solitamente, di una persona che non c’è più, preferisco ricordare la vita e l’opera in occasione della data della sua nascita piuttosto che in quella della sua morte, che invece mi mette profonda tristezza.
Ciò nonostante, può essere accettabile celebrarla anche nel giorno della sua morte considerando quanto, nel nostro Paese, si tenda a rimuovere la memoria storica e quanto, nel mondo dell’Arte, si dimentichi facilmente: per opportunismi lobbystici, per scelte di campo e di fazioni, per superficialità, ignoranza, oppure per tutto questo messo insieme.
Il 26 gennaio è stata la ricorrenza dei dieci anni dalla morte di Mario Schifano. Tale data è qui rammentata simbolicamente per ricordare la statura artistica dell’artista che si ricorderà e approfondirà attraverso un’imminente iiniziativa che si preannuncia interessante e, sono certa, di grande peso critico e documentativo: la pubblicazione e la presentazione al pubblico di un Dvd e di un libro accorpati in un’unica pubblicazione straordinaria.
“Mario Schifano tutto” è il film che Luca Ronchi (Milano, 1956) ci assicura essere, come lo stesso titolo suggerisce, qualcosa di completo sulla vita e le opere di Schifano del quale è stato assistente. Il documentario si basa sul montaggio di diverso materiale raro come alcune immagini inedite e private dell’artista, frammenti delle sue introvabili opere filmiche- ma dove le avrà recuperate?-, interviste d’epoca affiancate a testimonianze più recenti.
“Mario Schifano, approssimativamente” è il libro che, attraverso testi (alcuni inediti) di storici e critici d’arte e di intellettuali, ricompone un ritratto verosimile dell’artista. Fulvio Abbate, Luca Beatrice, Achille Bonito Oliva, Enrico Grezzi, Marco Vallora, Alberto Moravia, Gaetano Cappelli, Furio Colombo, lo stesso Ronchi, e un’intervista di Corrado Levi, lo raccontano e/o ne trattano la sua incessante ricerca visiva sottolineando la complessità e completezza dell’analisi.
Giangiacomo Feltrinelli Editore e Feltrinelli Real Cinema Taoduefilm si fanno promotori dell’iniziativa che sarà presentata giovedì 7 febbraio 2008 ore 18.00 a Roma presso la Libreria Feltrinelli di Via del Babuino 39/40, in quella che è stata, negli anni Sessanta, un altro dei luoghi di ritrovo di artisti, scrittori, poeti, intellettuali e “cinematografari”, dove si organizzarono mostre interessantissime e che il giovane Giangiacomo Feltrinelli elesse sua base privilegiata per interagire con questo melieu culturale.
In questa doppia pubblicazione è ricostruita, tra Roma, New York e l’Europa, e “per frammenti incastrati e giustapposti”, la figura di questo grande artista “(…) passionale, (…) imprevedibile (…) che dal fondo del suo meraviglioso disordine ripeteva a tutti: Lo stile, mi raccomando lo stile!”.
Parlando della sua scelta artistica, Schifano raccontava con schiettezza che questa giunse per “vocazione”, come “una cosa più intelligente”. Egli non ebbe formazione scolastica regolare; dopo la nascita ad Homs, in Libia (20 settembre 1934) e un precipitoso rientro in Italia a causa delle tensioni belliche, si trasferì a Roma crescendo in periferia come altri artisti amici di quel periodo: Renato Mambor, Cesare Tacchi, Sergio Lombardo, Mario Ceroli, Tano Festa…
La sua ricerca artistica prese corpo nella pittura toccando ampiamente anche la tridimensionalità –si pensi alle sue “palme”– l’ambientazione, la multimedialità con rapporti con la musica: disegnò copertine per celebri gruppi dell’epoca (l’Equipe 84, per esempio), frequentò musicisti (i Rolling Stones, tra tutti: fu amico del loro leader con il quale litigò a causa di Marianne Faithfull, che “deragliò” verso Schifano); soprattutto, collaborò con Le Stelle di Mario Schifano, storica formazione psichedelica-beat per la quale realizzò una strepitosa copertina d’autore e con la quale ideò un’interazione tra musica e arte visiva attraverso concerti-eventi sperimentali: nel 1967, a Roma, al Teatro di via Belsiana e poi allo storico Piper.
Schifano praticò con successo anche la fotografia e la cinematografia, con una forte anima underground. La sua filmografia è lunga: va dalla realizzazione, nel 1967, con Marco Ferreri ed Ettore Rosboch, di Vietnam (nello stesso anno inserito in quell’happening-evento al Piper con Le Stelle di Mario Schifano), a quella di circa sei film non datati, a Reflex, Round Trip, del 1964, a Silenzio, Serata/Soirée, Souvenir, Made in USA, Anna Carini in agosto vista dalle farfalle, Jean-Luc cinema Godard, Voce dalla foresta plastica, Film, del 1967, Pittore a Milano del 1968; ci fu quindi la cosiddetta Trilogia (Satellite, 1968; Umano non umano e Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani, del 1969), poi Paesaggi e un film mai realizzato: Human Lab, 1970, con Carlo Ponti, da girare negli USA, per il quale raccolse, accompagnato da Nancy Ruspoli, moltissimo materiale fotografico importantissimo e bellissimo tra cui le primissime derivazioni dei suoi lavori sui televisori.
Poi, questo suo impegno filmografico diradò ma non si affievolì la sua sperimentazione a tutto tondo e continua che, pur con inevitabili cadute nell’iperproduzione di carattere commerciale, gli ha fatto produrre opere capitali, capolavori assoluti…
La sua attenzione a ogni novità culturale, mediale e tecnologica del suo tempo, il suo sguardo onnivoro sul mondo –che riportava tutto nelle opere–, l’ipercinetismo della visione e la velocità di assimilazione delle immagini (“blobbate” quando la “creatura” di Grezzi e Giusti era di là da venire), l’impegno ideologico, la pratica underground e l’attenzione alle realtà “off”, la contaminazione linguistica perfettamente praticata, l’amore per i giovani e, inoltre, quel tanto di sregolatezza che lo portò a pericolosi bivi ma, anche, a una ricchezza di esperienze e a un’apertura mentale oltre la media…, tutto questo e lo avvicina a una tipologia del sentire e del guardare che è incredibilmente vicina a quella di oggi ponendolo quale protagonista dell’Arte per sempre attuale, “forever young”…(Agorà magazine)

Info della presentazione romana: comunicazione@adicorbetta.org; stampa@adicorbetta.org; tel.: 02 89053149; oppure: costanza.barbieri@feltrinelli.it, tel.: 02 867974; www.feltrinellieditore.it/giornalisti

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