Come andremo alle elezioni? Lista unica o coalizione?

Non credo che Marini ce la farà.
E aggiungo: meno male!

Come si è visto sono bastati due giorni di consultazioni per scoperchiare il pentolone delle trame, degli intrallazzi, delle furbizie.
Come si è visto non ci sarebbe nessuna garanzia per una buona legge elettorale proporzionale. Basta guardare la “mossa” di D’Alema che vorrebbe celebrare il referendum subito. E così via…
In questi giorni, però, per bocca di diversi esponenti della cosa rossa comincia ad intravedersi meglio la confusione che regna sovrana. Posizioni opposte sull’alleanza o no con il Partito Democratico. Posizioni diverse e, spero, contrapposte sulla natura della forza da costruire e da sottoporre al vaglio degli elettori. Guarda caso c’è chi dice ossessivamente “di governo”. Pettegolezzi su chi guiderà la Sinistra Arcobaleno nel caso dovesse presentare un proprio candidato a premier. Indiscrezioni sul simbolo che ora si dice conterrebbe anche le miniature dei quattro partiti o, forse, una falce martello. Mah!
Come è noto, almeno a chi legge questo blog, io penso che le elezioni siano un aspetto tattico e secondario per una forza politica che si propone di sovvertire l’ordine esistente. Non sono mai stato tra quelli che pensano che il comunismo viva sulla scheda elettorale. In altre parole sono sempre stato aperto ad ogni soluzione per raccogliere il massimo dei voti e rafforzare una prospettiva politica di sinistra.
Mi sembra, però, che non si stia discutendo seriamente di quale scelta elettorale sia veramente utile per raccogliere il massimo di voti e per rafforzare l’unità tra forze che, pur avendo idee compatibili con un programma comune, conservano culture ed insediamenti sociali molto diversi.
Vorrei tentare un ragionamento, spero serio e rigoroso, dando per scontate due cose: che il PD scelga di presentarsi solo (obbligando anche i più governisti a prenderne atto) e che si voti con la legge elettorale vigente.
Ovviamente se Marini non fallisse e/o se prevalesse l’idea scellerata di rifare un’alleanza di centrosinistra il discorso sarebbe inutile.
Ma con le premesse più sopra dette avremmo una campagna elettorale molto dura. Berlusconi alla riscossa, il PD per il voto utile e noi a spiegare l’utilità della vera opposizione a Berlusconi o alla grande coalizione e la prospettiva della sinistra.
La mia domanda è: quale tattica elettorale, con questa legge elettorale, è più utile a raccogliere più voti, a trasmettere il senso dell’unità e a mobilitare tutte le forze militanti?
La proposta che sembra prevalere, per lo meno nel chiacchiericcio mediatico, è la lista unica della sinistra arcobaleno. Chi difende questa ipotesi spiega che sarebbe in sintonia con la voglia di “semplificazione” del sistema politico, che avrebbe il vantaggio di annunciare la nascita di una cosa nuova e che darebbe l’idea di competere per l’egemonia con il PD. Le mie obiezioni sono: 1) Semplificare per via elettorale è un’illusione pericolosa. Può disperdere molti voti che non si riconoscono nella semplificazione proposta. Gli elettori di sinistra, molto più degli iscritti e dei militanti, non ubbidiscono ai disegni dei gruppi dirigenti e votano per un’infinità di motivi che è impossibile racchiudere in una sola lista. 2) La lista unica costringerebbe tutti ad un’uniformità, non certo di alto livello, o finirebbe con il sottolineare toni e differenze tali da dare l’impressione che si tratta di un’operazione puramente elettoralistica. 3) La non alleanza con il PD non cancellerebbe le propensioni governiste che ben si vedono anche in questi giorni nelle dichiarazioni di Pecoraro Scanio, Mussi e Diliberto. Già immagino i lamenti e gli argomenti sulle responsabilità del PD nel non volere la coalizione di centrosinistra! E in una lista unica finirebbero con l’essere assolutamente prevalenti. Non lo dico perchè non rispetti queste posizioni, anche se non le condivido per niente. Lo dico perchè penso che siano poco utili a recuperare i tanti delusi dall’esperienza di governo, che da un anno dicono inascoltati che hanno voglia di astenersi.
C’è, invece, un’altra soluzione capace di raccogliere più voti e di rafforzare, al tempo stesso, l’unità.
E’ la coalizione.
Per chi non lo sa, l’attuale legge favorisce la creazione di coalizioni. Secondo la legge, infatti, una coalizione che supera il 10% dei voti vede eletti i candidati di tutte le liste partecipanti che superano il 2% e la prima lista al di sotto del 2%. La coalizione deve presentare un programma comune e indicare un unico candidato premier.
Potremmo avere, cioè, una coalizione della Sinistra e L’Arcobaleno rappresentata da una sola persona (io sceglierei una giovane donna non iscritta a nessun partito), un programma comune vero (e non credo sarebbe difficile approntarlo), e le liste dei singoli partiti con un accordo comune sulla loro composizione di genere ecc.
La coalizione, secondo me, ha il duplice vantaggio di rappresentare il reale livello di unità proiettandola nel futuro come novità della politica italiana e di non mortificare l’identità di nessuno. Questi due aspetti sono importantissimi per sommare e possibilmente moltiplicare i voti.
Un buon programma comune e un successo giustificherebbero anche la costituzione di gruppi unitari alle camere.
Qualcuno potrebbe obiettare che il 10% è un limite troppo alto, che sotto il 10% eleggerebbero solo le liste sopra il 4%, perchè così stabilisce la legge.
Ma se si pensa che l’unità della sinistra sia così importante bisogna anche prendere qualche rischio. Indicare obiettivi ambiziosi aiuta a raggiungerli e mobilita più forze.
Spero che l’idea della lista unica non sia, al di là della retorica (in questi giorni ho visto diverse dichiarazioni autorevoli che fissano il 10% come obiettivo minimo), dettata dall’irrefrenabile voglia di auto tutelare i gruppi dirigenti dei quattro partiti.

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