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Amare considerazioni sull’unita’ a sinistra

di Gianni Modaffari *)

Io sono per una sinistra che rifiuti il notabiltato politico e che si metta al livello di chi vuole rappresentare, condividendone le fatiche, le paure e perché no, anche la fame.

Ho osservato da tempo, e ne ho rilevato il crescendo con preoccupazione, la riluttanza patologica con cui i partiti della sinistra si muovono di fronte all’evenienza, sempre più probabile, del dover ingurgitare ” l’amara medicina” rappresentata dall’unificazione della sinistra in Italia.
Il fatto non provoca in me alcuna meraviglia, date le conosciute cataratte di gran parte degli apparati di queste organizzazioni, ma mi spinge a pensare ad uno scenario politico, nell’immediato futuro, tutt’altro che lusinghiero per chi vorrebbe ricostruire in Italia una forza realmente rappresentativa ed unitaria delle classi oppresse. Aumentano quotidianamente ed esponenzialmente i poveri, i precari a vita, gli inconsapevoli dei propri diritti. Aumentano gli egoismi e le paure tipiche delle società segregate: la paura dello sconosciuto, la paura del non avere, la paura del futuro. Paure sapientemente diffuse e somministrate, paure che servono ad alimentare le fila di quell’indispensabile esercito che deve quotidianamente combattere la guerra più “utile”, la guerra che serve a garantire il potere saldamente nelle mani delle classi da sempre dominanti: la guerra dei poveri contro i poveri.
Aumentano in poche parole i soggetti che dovrebbero trovare naturale riferimento nelle idee e nel progetto delle forze di sinistra, ma questi non sentono più alcun richiamo verso forze oggi in campo, alle quali restano solo i nomi e gli stemmi di famiglia della sinistra storica. Queste forze non esercitano più alcuna attrazione nei confronti dello sterminato mondo dell’emarginazione, della negazione di qualsiasi dignità nei confronti del lavoro, del caporalato ormai divenuto legge dello stato, delle nuove povertà. I motivi? Molteplici ed in gran parte provocati dall’evoluzione, globalizzata, del capitalismo contemporaneo, ma ci sono anche responsabilità legate strettamente all’attività, soprattutto negli ultimi decenni, di quelli che erano i depositari della funzione ” operativa” della sinistra in Italia: i partiti, con le loro organizzazioni e con i loro piccoli o grandi ” apparati”. L’aver passivamente accettato di far parte di un sistema fondato sulla personalizzazione della politica e sulla gestione del potere, sulla costruzione clientelare del consenso, sino all’interno stesso dei partiti, ha provocato un progressivo allontanamento delle masse popolari dalle loro organizzazioni rappresentative. Questo fenomeno, non è avvenuto per via di una scelta deliberata dei rappresentati, ma per il cambio repentino di orbita effettuato da quelle stesse organizzazioni che si sono trasformate in cosa assai diversa da quello strumento che, per lungo tempo, era stato il mezzo attraverso il quale portare le proprie istanze all’attenzione dei padroni del vapore. Padroni del vapore che erano ben visibili ed individuabili, con i loro progetti e le loro organizzazioni , ben separate e distinte da quelle dei lavoratori e di tutti gli oppressi in generale.
Antonio Gramsci ebbe a dire, negli anni precedenti alla scissione del ’21, che non era possibile diminuire la distanza tra gli intellettuali, i dirigenti del partito (allora era il Partito Socialista) e le masse operaie e contadine, senza prima diminuire la distanza tra ” ciò che siamo e ciò che dovremmo o che vorremmo essere “. Beh, penso che oggi, quella distanza, abbia ormai assunto proporzioni siderali.
Le masse, gli operai, i nuovi poveri non si sono mossi di un millimetro. Sono sempre lì. Con i loro problemi, le loro preoccupazioni, i loro figli che non potranno accedere a livelli di istruzione qualificanti, i loro stipendi drammaticamente insufficienti e le pensioni ancor più penalizzanti. I giovani devono fare i conti con orizzonti estremamente limitati, angusti….direi, ma non c’è più nella loro disponibilità una forza politica che possa dar loro voce, rappresentanza adeguata. Non c’è più perché non c’è più nessuno di cui fidarsi! La forza, la fiducia, i sacrifici, quella che poteva essere definita una fede nella possibilità di un mondo migliore, sono state sperperate nelle miserabili battaglie per le carriere, per la sistemazione dei parenti e degli amici, per la conquista del potere, del posto retribuito, a tutti i livelli anche a quelli più bassi, quelli dove la posta in gioco è alla fine molto modesta, tanto modesta da non giustificare affatto il danno procurato per il raggiungimento di taluni miserevoli obiettivi personali. Se non saremo in grado di affrontare questo aspetto delle cose, non potremo vedere, per un lunghissimo periodo di tempo, alcuna vera forza di sinistra organizzata in Italia.
Parlando con la gente comune (scusate questo termine ma è un modo per definirmi) si intuisce che non sono le idee, il progetto, le speranze di cui era ed è portatrice la sinistra ad essere abbandonate dal popolo degli “invisibili”. No! È il tradimento di quelle idee, il tradimento ai danni delle persone alle quali si chiedeva l’appoggio per realizzarle, che ha provocato l’allontanamento della sinistra italiana dalla sua gente. Un tradimento perpetrato quotidianamente, con scelte incoerenti ed egoistiche, con l’accettazione dell’idea e del concetto stesso di “classe dirigente”, un cattivo esempio che, alla lunga, ha dato i suoi amari frutti.
Bisogna rendersi conto che le idee sono ancora buone. Sono stati gli uomini che le hanno utilizzate per realizzare se stessi anzichè utilizzare se stessi per realizzare le idee.
Tutti i partiti a sinistra del PD, oggi si stanno assumendo una enorme responsabilità: l’affossamento della possibilità di ricostruire una forza rappresentativa di uno sproporzionato numero di esseri umani in Italia. Con il loro pervicace e stucchevole maneggio, volto solo al mantenimento di qualche privilegio oligarchico, impediranno di dar vita a quel processo unico per probabilità di riuscita che sarebbe una costituente della sinistra italiana. Ma il presupposto per una costituente è anche quello a fondamento delle irresponsabili resistenze: l’azzeramento di quello che c’è. È ben poca cosa, diciamocelo, quello che c’è, ma è anche difeso, senza nobili motivi, con le unghie e coi denti da chi attualmente si trova su questi traballanti e sconnessi ” ponti di comando “. Si tratta di timonieri senza grandi doti marinare, sempre in cerca del vento migliore ma con scarsi risultati. Seneca, il filosofo, ci ha lasciato una descrizione straordinariamente calzante di questa tipologia di condottiero: ” non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare “.
Qualcuno dimostra di cedere alle lusinghe che si palesano nel miraggio di inglobare, grazie ad una favorevole legge elettorale, tutto o in parte il piatto rappresentato dalla polverizzata sinistra oggi in preda alla paura di rimanere fuori dal Parlamento. Questa è una pia illusione. Anche se si verificasse una simile condizione, l’adesione sarebbe limitata ad alcuni dirigenti degli attuali partiti, mentre nella popolazione aumenterebbe la sfiducia e l’astensionismo, oltre ad ulteriori spostamenti verso altre forze politiche, come il PD, ma anche oltre lo stesso PD.
È necessario, urgente…direi, parlare in modo diretto agli interessati, alle vittime sacrificali di un sistema sempre più criminale e retrogrado di gestione della cosa pubblica, di formazione della rappresentanza politica, della possibilità di accesso ai mezzi per la sopravvivenza delle famiglie e dell’individuo in generale.
È necessario oltrepassare e criticare le proposte “gelliane” del PD di Veltroni sulla stabilità di governo che si ottiene attraverso la capacità del “Capo” di assumere e licenziare i Ministri a piacimento e con la riduzione del Parlamento ad un consiglio di amministrazione; Superare le allucinazioni “radical chic” della sinistra che mostra aver perso la capacità di ricordare, con forza, qual è la sua missione ed il suo “scopo sociale”, del quale va recuperata al più presto cognizione.
Se si vuole l’ascolto da parte della popolazione è indispensabile andare a parlargli da vicino! È necessario che la nostra voce riesca a sovrastare i lamenti, i rantoli e le urla di dolore che si sollevano da una sterminata distesa ricoperta di uomini e donne a terra, mutilati e straziati dal passaggio di un orda di barbari che non ha fatto sconti a nessuno, lasciando dietro di se il risultato della propria cruda, scellerata azione predatoria. È questa oggi la situazione della popolazione italiana, anche se gli squilli di telefonino interrompono, di tanto in tanto, i lamenti, insieme al brusio delle televisioni accese con la loro sinistra luce bluastra che si lascia intravedere anche dietro le persiane delle dimore più umili.
È necessario dare avvio ad una totale e radicale Ri-costruzione della sinistra italiana. Una sinistra che incontra il suo popolo; che lo vuole conoscere, capire! E che, a sua volta, si vuole far conoscere e capire. O forse sarebbe meglio dire Ri-conoscere.
E soprattutto, una sinistra che rifiuta il notabiltato politico e che si mette al livello di chi vuole rappresentare, condividendone le fatiche, le paure e perché no, anche la fame.
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*) Associazione “Sinistra Rossoverde” Domodossola

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