Site icon archivio di politicamentecorretto.com

SHOA EBRAICA: la Storia non è una opinione

…mi permetto anche di ricordarle che la posizione di alti gerarchi come Heydrich, capo
dell’ RSHA (l’organo che sovrintendeva le polizie del Reich), in un primo momento sembra
tesa a far espatriare gli ebrei dopo averli spogliati di ogni ricchezza.
La “Soluzione Finale” assume rilevanza dopo la morte in un attentato dello stesso Heydrich.
Forse c’è da fermarsi un istante a riflettere anche qui: chi avrebbe accolto a braccia aperte milioni di profughi ebrei, sempre ammesso che i nazisti
avessero consentito loro di espatriare? (Marco Buticchi)

CANZANO – E' giusto che uno storico venga condannato per quello che scrive e, soprattutto è vietato parlare in qualche modo della Shoa, e, che si vuole togliere la parola agli storici negazionisti?

BUTICCHI – Non posso certo io giudicare quanto disposto da chi è titolato a valutare la rispondenza dell’altrui comportamento alle leggi. Per certo negare una realtà evidente (e penso solo ai filmati dei russi appena entrati in Auschwitz) risulta lesivo nei confronti di coloro i quali hanno subito, direttamente e non, la loro appartenenza a una “razza” che in un contesto di follia storica risultava “non eletta”. Quello di cui invece mi farebbe piacere parlare è dei ricordi, ricordi “scottanti”, che, vedrete, ci porteranno a uniformare un giudizio sul caso Irving, sia se abbiamo accolto la tesi colpevolista che quella assolutoria. Ritengo che la domanda più appropriata che ci si dovrebbe rivolgere potrebbe essere: se il negazionismo di Irwing è da condannare, in quanti avrebbero dovuto essere condannati? Mi spiego meglio: Il Processo di Norimberga, sin dalle prime sue battut e, stava prendendo la piega di ogni altro processo per crimini di guerra che ha seguito gli eventi bellici: in pochi sarebbero stati puniti per i loro misfatti e tutti si sarebbero giustificati dicendo che avevano solamente eseguito gli ordini ricevuti. Come ogni buon soldato. Nella stesura dei capi di accusa – la maggior parte dei quali raccolti dall’OSS nei confronti delle alte gerarchie naziste – ci si era “dimenticati”, tra gli altri, di un particolare tra i più scomodi: nessuna tra le potenze vincitrici sembrava essere al corrente di che cosa fosse capitato nei lager nazisti. Il processo si stava avviando verso la sua naturale routine di assise post-bellica, quando sedette per deporre una specie di gangster ungherese che aveva aiutato molti ebrei facoltosi a fuggire dalle persecuzioni. Il sedicente “barone” Wisliceny non era certo un santo e, per salvare la vita di alcuni ebrei nei peggiori momenti delle persecuzioni, aveva guadagnato cifre iperboliche. La sua deposizione f u comunque puntuale, ricca di riscontri precisi e particolari inquietanti. A quel punto in mondo intero non poteva più non sapere che cosa fosse successo nei campi di concentramento e in quelli di lavoro dove individui nati e vissuti in libertà, per la maggioranza ebrei, furono ridotti in schiavitù e sterminati. Stando al carattere di universalità della legge, Irving non dovrebbe essere il solo a essere stato condannato: a fargli compagnia potrebbe trovare buona parte dei “vincitori” che avevano omesso una verità così scomoda come il genocidio di massa.

CANZANO – I nostri intellettuali hanno la libertà di esprimersi?

BUTICCHI – Non so se chi scrive libri possa essere definito “intellettuale”. Per quanto riguarda me ritengo di riuscire a scrivere sempre quello che penso in assoluta libertà. C’è, per coscienza, da tener conto dell’impatto che chi scrive ha su chi legge e ciò indipendentemente dal genere, dallo spessore degli scritti e dal numero di lettori. Bisogna quindi essere certi e convinti di qualsiasi cosa si metta nero su bianco e venga divulgata per la gioia (o il tormento) di chi legge.

CANZANO – E' giusto dover vivere in un mondo senza poterci esprimere con tutta la libertà che desideriamo?

BUTICCHI – Esprimersi con tutta la libertà desiderata… senza tirare fuori il vecchio adagio della propria libertà che finisce dove incomincia quella degli altri, credo sia impossibile esprimersi in assoluta libertà: senza dubbio, anche lo spirito più libero, subisce costrizioni per effetto del vivere in comunità con altri individui.

CANZANO – La libertà di poter scrivere il risultato di una ricerca storica così come si evince dai documenti storici consultati in qualche archivio “poco frequentato”. Vedi per esempio una nuova rilettura della resistenza (come la mia intervista a Vincenzo de Luca, storico delle foibe e, prossima pubblicazione sulla resistenza) o, che l’Unità d’Italia del 1860 è stata per il meridione una guerra civile (con la conseguenza di 15 milioni di emigranti), e anche i viaggi dello stesso Cristoforo Colombo oggi, grazie ad una nuova ricerca si possono leggere in un modo diverso?

BUTICCHI _ Pensi che Colombo, nel mio romanzo Profezia, arriva addirittura per terzo a scoprire il Nuovo Mondo: prima di lui Vichinghi e Templari sfuggiti alle persecuzioni di Filippo il Bello ( sette anni fa, anno della pubblicazione del mio romanzo, i Cavalieri del Tempio non erano così di moda come oggigiorno). Dato che ha nominato le Foibe, si immagini quale dolore potrebbe causare nei familiari di coloro i quali sono stati incatenati e gettati nelle viscere della Terra, se un domani giungesse un negazionista a dire che è tutto frutto di invenzioni e macchinazioni… Certo, con i mezzi oggi a disposizione, la Storia risulta p iù accessibile e leggibile. Ad esempio, però, nelle sconfinate fonti che mette a disposizione la moderna tecnologia, si deve mediare tra tutti coloro che tendono a far prevalere una propria versione dei fatti… come spesso dicono i grandi condottieri, la Storia la scrive chi vince…

CANZANO – Nel tuo libro Menorah, i servizi segreti israeliani, il Mossad, con a capo Oswald Breil, pur di raggiungere gli obiettivi fissati, sono disposti a tutto, anche a far morire persone che non centrano niente con i loro piani. Secondo te, potrebbero avere in qualche modo (sono persone molto capaci!) “messo su” gran parte dello scenario dell’olocausto (vedi tutta la ricerca storica sul revisionismo) o, noi cattivi cattolici e protestanti, perché nei piani di Hitler i mussulmani non erano coinvolti (invece di fare come si era sempre fatto con gli ebrei semplicemente invitandoli a cambiare paese) in modo così cinico, ne abbiamo ammazzati addirittura un numero che tocca i sei milioni di perso ne senza che, le autorità come il papa potessero intervenire per fermare o appoggiare tale sterminio?

BUTICCHI – Credo che la costituizione dell’ “ha-Mossad le-Modiin ule-Tafkidim Meyuhadim”, più semplicemente chiamato Mossad o “L’Istituto” dagli addetti ai lavori, sia di gran lunga posteriore all’avvento della Germania Hitleriana e della Soluzione Finale. Riconosco negli addetti dei Servizi Israeliani notevoli capacità, ma da qui a inventarsi di sana pianta la Shoa, pure a distanza di anni, mi sembra ci sia un abisso. Come mai nessuno è intervenuto, mi chiede lei? In guerra ognuno pensa a se stesso. Si immagina se un londinese, letteralmente sommerso dalle bombe della Luftwaffe, si poneva il problema dell’olocausto? O un Americano, coinvolto suo malgrado, nella solita guerra lontana, sanguinaria e incerta. Sul ruolo giocato dalle alte sfere della Chiesa su risvolti poco chiari delle responsabilità belliche, la rimando a ricerche eseguite recentemente dalla testata ligure I l Secolo XIX: molti criminali di guerra nazisti si imbarcarono dal porto genovese, grazie a coperture e documenti forniti da prelati o persone vicine alla Chiesa. Mi permetto anche di ricordarle che la posizione di alti gerarchi come Heydrich, capo dell’ RSHA (l’organo che sovrintendeva le polizie del Reich), in un primo momento sembra tesa a far espatriare gli ebrei dopo averli spogliati di ogni ricchezza. La “Soluzione Finale” assume rilevanza dopo la morte in un attentato dello stesso Heydrich. Forse c’è da fermarsi un istante a riflettere anche qui: chi avrebbe accolto a braccia aperte milioni di profughi ebrei, sempre ammesso che i nazisti avessero consentito loro di espatriare?

CANZANO – Goldhagen afferma invece che tutti i tedeschi erano a conoscenza di tali piani, e, consapevoli di quello che succedeva in “quei” campi, e, appoggiavano le decisioni delle autorità. Tu, non sei semplicemente uno scrittori di libri gialli, ma anche uno storico e ricercatore, s econdo te, quanto di vero o romanzato c’è dietro alla ricerca di Irving o, all’olocausto stesso?

BUTICCHI – Se avessi condiviso con Irving la sua ricerca potrei risponderle. Purtroppo non mi sono applicato in analogo studio e mi baso su quanto universalmente noto. Non ho idea del numero esatto dei deportati e dei trucidati, credo che questo non sia noto a nessuno. Ho la convinzione che qualche cosa di terribile sia accaduto a numerosi esseri umani innocenti oltre i cancelli dei campi nazisti. E la “prova del nove” sull’indole perversa e sulla propensione dei belligeranti alla pulizia etnica la riscontriamo sino ai giorni nostri. Non erano forse campi di concentramento e di sterminio quelli che abbiamo visto pochi anni orsono in Bosnia? Non è forse un campo di internamento per cittadini liberi e mai condannati a seguito di regolare processo quello dei civilissimi americani a Guantanamo?…

BIOGRAFIA

Marco Buticchi nasce a La Spezia il 2 maggio d el 1957 e risiede a Lerici, in quella pittoresca parte della costa ligure chiamata Golfo dei Poeti. E’ sposato dal 1987 con Consuelo, con la quale ha due figlie.
Laureato in Economia e Commercio all'Università di Bologna nel 1982 ha lavorato per diversi anni come Trader Petrolifero presso una multinazionale, lavoro che lo ha portato a viaggiare spesso in Medio Oriente, Africa, Europa e Stati Uniti.
« Scrivevo fin da quando ero bambino e la storia, in particolare, mi ha sempre interessato enormemente. Ci sono strane coincidenze di date, fatti e nomi che hanno del misterioso. Se si riesamina la Storia con le moderne possibilità di ricerca si riescono a scoprire risvolti interessanti, lati oscuri e spesso inquietanti!»
Questo il filo rosso che sembra legare i romanzi di Marco Buticchi. Nel 1991 e nel 1992 ha pubblicato e distribuito a sue spese due romanzi: Il Cuore del Profeta e L' Ordine irreversibile, ottenendo un incredibile successo, paragonato alle ridotte possibilità di un editore improvvisato. Nel 1995 è decisivo l'incontro con l'editore Mario Spagnol, grande scopritore di talenti, concittadino di Buticchi. In un’intervista a un prestigioso settimanale l’editore, scomparso nel 1999, diceva di aver girato il mondo per poi “pescare” un Buticchi sotto le finestre di casa. «Un giorno arriva una telefonata». racconta Marco, «e una voce dice: “Sono Mario Spagnol”. Io ero abituato a scherzare su questa cosa. Ma quel giorno al telefono era proprio lui. Il sogno si era avverato perché Spagnol aveva letto un mio manoscritto e deciso di pubblicarlo.»
E nel 1997 esce il primo romanzo nella collana I Maestri dell’Avventura di Longanesi Il titolo è Le Pietre della Luna. E’ un successo! 250.000 copie vendute in Italia e all’estero. Nel 1998 viene pubblicato nella stessa collana Menorah, e il nuovo romanzo ripete il grande successo del precedente, rimanendo per mesi nelle vette delle classifiche di settore. La titubanza esterofila del lettore italiano sem bra vinta e si comincia a parlare di Marco Buticchi come l’unico connazionale che riesce a contrastare lo strapotere anglosassone nel romanzo. Profezia, risale invece al Giugno del 2000. Le prime ventimila copie sono state vendute in una settimana e sono state realizzate tre edizioni nei primi due mesi dopo l'uscita per accontentare i suoi estimatori sempre più numerosi. L’edizione supertascabile è andata esaurita – 100,000 copie di tiratura – in pochi giorni e l’interesse dell’editoria estera sembra essersi incredibilmente concentrato su un autore d’avventura italiano. La Nave d’Oro viene dato alle stampe nel 2003 e, qualora fosse necessario, conferma il gradimento del pubblico nei confronti di un autore che non manca la cadenza biennale dell’appuntamento con i suoi lettori. L’Anello dei Re è pubblicato nel 2005 e, nel panorama italiano rappresenta un caso unico: il “trend” delle vendite dei romanzi di Marco Buticchi è in continua e progressiva crescita.
Alla luce delle continue richieste e conseguenti ristampe, ogni romanzo è oggi considerato un “Long Seller”, per un autore che ha ormai raggiunto l’incredibile traguardo del milione di copie vendute. La chiave del successo di Marco Buticchi risiede forse nel modo innovativo col quale intreccia nei suoi romanzi epoche storiche diverse, leggende, avventura, spionaggio, moderne tecnologie e misteri irrisolti in un periodo di tempo che copre secoli, documentando minuziosamente le epoche trattate. Vi sono poi alcuni personaggi ricorrenti che hanno contribuito a catturare la fiducia e la simpatia del lettore: Sara Terracini che risolve misteri nel suo avveniristico laboratorio scientifico, aiutata dal suo influente amico Oswald Breil; già capo del Mossad (il servizio segreto israeliano), promosso a Vice Ministro della Difesa di Israele, diventato il meno longevo Primo Ministro de llo Stato Ebraico per ritirarsi a “vita privata” presso i suoi genitori adottivi in Colorado. Ma un uomo come Breil non può stare con le mani in mano…
Marco Buticchi è il primo e unico autore italiano incluso nella prestigiosa collana di Longanesi I Maestri dell'Avventura (il massimo per chi ama il genere), insieme a calibri come Wilbur Smith, Patrick O'Brian e Clive Cussler.
Ulteriori informazioni e aggiornamenti sull'autore si possono leggere sul suo sito personale: www.marcobuticchi.it
giovanna.canzano@email.it
Skype: giovanna canzano roma
Messanger: giovanna.canzano@hotmail.it

Exit mobile version