L’on. Giuseppe Angeli scrive al Ministro Padoa Schioppa

Al Ministro dell’economia e delle finanze
Tommaso Padoa Schioppa

Esimio signor Ministro,

il suo intervento alla Camera del 15 gennaio u.s. a proposito della cessione di Alitalia, non ha soddisfatto le aspettative di quanti vogliono che essa sia una grande compagnia aerea così come merita, né tranquillizza per le sorti del suo futuro prossimo.
Classe 1931, sono stato eletto all’estero nella lista Tremaglia circoscrizione B dell’America Meridionale, Argentina, ed ho al mio attivo tutta una vita da imprenditore. Vivo all’estero dal 1950, a Rosario, una città di un milione e mezzo di abitanti di cui centomila con passaporto italiano, il 60% di questi di sangue italiano. Tutta l’Argentina, signor ministro, conta un milione di nostri concittadini, il 60-70% del totale della popolazione a testimonianza di tre generazioni di emigranti. Sovrintendo, insieme ai figli, una azienda che dispone ormai di seicento dipendenti, la Transatlantica s.a. che opera per il turismo.
L’immagine dell’Italia all’estero, per la vicenda della cessione della compagnia aerea Alitalia, si sta deteriorando gravemente ed a nulla valgono le spiegazioni tecniche, che lei con lucidità impietosa ha saputo esporre, a mitigare questo dispiacere. La sua relazione, per forza di cose è stata cinica, se si considera che la materia della finanza pubblica è, per postulato, in antitesi con qualsiasi forma di sentimentalismo. Non lascia alcuno spazio né al ricordo, seppur nostalgico dei bei tempi passati, né alla speranza oserei dire “patriottica” dell’italiano che vive all’estero che si nutre di questi sentimenti. Alitalia, all’estero, è stata sempre un orgoglio nazionale.
Vede, signor ministro, è dal lontano 1965 da operatore turistico, che ho avuto modo di constatare sul campo, viaggiando, che l’Alitalia è stata sempre considerata una delle più grandi compagnie aeree del mondo. La più affidabile dal punto di vista della sicurezza e la più organizzata nelle competenze tecniche a partire dai suoi meccanici richiestissimi da tutte le altre compagnie per la loro serietà e bravura.
Ho cominciato a volare nel 1968. Il mio primo volo con un DC8 dell’Alitalia risale infatti al 28 marzo di quell’anno assortito di cinquanta passeggeri miei clienti. Da allora, e per molti, molti anni, la nostra compagnia aerea ha meritato un posto di eccellenza nel settore del trasporto.
Oggi, al cospetto di un disastro di gestione inqualificabile dal momento in cui questa impresa non era più in grado di produrre ricchezza, assistiamo alla sua vendita ai nostri più acerrimi competitori.
Ma signor ministro, lei non ci ha detto come mai i bilanci degli ultimi cinque anni si siano chiusi in costante perdita, né come mai lo Stato italiano si sia mostrato un pessimo proprietario della società Alitalia. Chi risponderà di queste incapacità? Quali dei nove amministratori delegati, se non tutti insieme, risponderà di questa inettitudine?
Come faremo a spiegare alla gente, alla nostra gente che vive all’estero che stiamo per vendere anche la compagnia aerea di bandiera, fiore all’occhiello della nostra nazione?
Sono convinto che questo paese avrebbe avuto la possibilità di farcela da solo a risolvere i guai dell’Alitalia e sono altresì convinto che sia mancata in toto la volontà politica di porvi mano.
Le scrivo perché lei è persona stimatissima e perbene, disposta anche a sopportare qualche lamentela purché stazioni nell’ambito delle buona creanza.
Signor ministro, ho scelto il mezzo di una lettera che credo sicuramente leggerà piuttosto che un mio intervento in aula che, altrettanto sicuramente, si sarebbe visto mortificare dal brusio e dall’indifferenza generali. E poi, ciò che ho tentato di dirle in così poche righe, mal si addice allo schematismo freddo e calcolatore della politica tout court.

Con stima

On. Giuseppe Angeli

Alleanza Nazionale

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