Notizie cattive e buone

Anno nuovo, vita nuova? Per estensione, dunque, an-no nuovo, giornale nuovo? Un mio caro amico, con la sua carica positiva, mi ha consigliato di stampare un giornale solo con “buone” notizie. È una linea edito-riale percorribile, che però non rispecchierebbe a pieno l’agire della nostra comu-nità. Cioè a dire che oltre alle “buone”, dal nostro piccolo italico universo nascono an-che notizie “meno buone”, cioè “cattive”. Non è que-stione di usare come unità di giudizio la quantità di li-quido versato in un bicchie-re: o mezzo pieno o mezzo vuoto. Il punto è che anche se si decide che il “bicchiere è mezzo pieno” certe notizie sono sempre “cattive”, nel senso che il fatto o non è funzionale alla comunità, o non serve al nostro vivere in un altro Paese, o non giova alla nostra immagine, o an-cora veicola scopi persona-li.
Spesso, alcune persone spiattellano la loro demago-gia quale «servizio per la comunità», quando tutti i pa-rametri che usano portano alla conclusione che questo “servizio” è compiuto per palesi logiche personali. Nello specifico, un tale com-portamento produce una “buona” od ad una “cattiva” notizia? Potrei riportala so-stenendo che è una “buona” notizia, ma sono sicuro che molti lettori protestereb-bero, anzi qualcuno potreb-be sospettarmi di conni-venza, perché anche loro sanno giudicare quando un fatto è “buono” e quando è “cattivo”.
In certi casi, la “bontà” della notizia sarebbe garan-tita, sostengono alcune per-sone, dalla motivazione che «qualcosa per la comuità si è fatto». È una motivazione corretta? Direi di no. Ed a questo assioma spesso ag-giungono, a giustificazione, che «chi non fa non sbaglia». Già, ma perché invece altri fanno e non sbagliano? Non è forse perché operano con un preciso scopo: quello di rispettare la comunità in cui vivono ed operano?
In questa entropia sociale ed umana, quale è il servizio di questo foglio? Riportare notizie: quelle “buone” e quelle “cattive”. Credo tutta-via che se trasformasse quel-le “cattive” in “buone” (la-voro redazionale molto sem-plice che consiste nel modi-ficare cifre, contenuti e sco-pi) non farebbe un buon ser-vizio per la comunità, ma eviterebbe verbosità perso-nali, indirette pressioni e mi-nacce di sfracelli parlamen-tar-giudiziari. Infatti, per aver pubblicato notizie rite-nute “cattive” sono stato at-taccato, mai sulla sostanza, ma con l’insulto condito da una superficiale analisi “psi-cologica” che terminava con la domanda: «Ma tu che cosa fai per la comunità?».
Provo a rispondere. Ho sempre considerato ogni membro di questa comunità una persona che va informa-ta nel più corretto dei modi, e credo che condividere le mie, e altrui, informazioni su questo Paese e le notizie sul nostro microcosmo sia un “fare”, ma che non tracima su altri obiettivi.
L’augurio per il 2008 è che le “cattive” notizie si trasfor-mino in “buone”. Nel frat-tempo, Eureka continuerà a pubblicare quelle “cattive”, anche in ragione che non so-no mai state smentite, cioè e-rano “buone”.

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