GIORGIO PRINZI

… se costoro effettivamente ritenessero che le variazioni climatiche sono causate dalle emissioni antropiche di anidride carbonica, dovrebbero coerentemente farsi strenui paladini del rilancio dell’energia nucleare, che, non bruciando fossili, non produce emissioni di anidride carbonica e di vapore d’acqua, quest’ultimo “gas serra” di maggiore impatto della stessa anidride carbonica.
Abbiamo, invece, buone ragioni per ritenere che ci troviamo di fronte ad
un madornale abbaglio pseudoscientifico collettivo, da riconoscere al più presto come tale per le più gravi conseguenze ed implicazioni che questo potrebbe avere su un mondo ormai globale e globalizzato, non solo nel campo delle scelte energetiche
e del controllo delle emissioni per questa causa,
in particolare nel settore della generazione elettrica, dove la combustione di fossili è notevole. (Giorgio Prinzi)

CANZANO 1- Come funziona una serra?

PRINZI – Il vetro ha la caratteristica di essere trasparente alla luce visibile, mentre è opaco all’infrarosso, la radiazione termica che tutti i corpi emettono e sulla quale si fonda il principio di funzionamento di molti visori notturni. La componente nello spettro visibile della luce solare penetra attraverso il vetro all’interno della serra, quindi viene assorbita in percentuale più o meno elevata all’interno della stessa e, sempre al suo interno, riemessa nello spettro dell’infrarosso, a cui però il vetro è opaco. L’energia pertanto rimane “imprigionata” all’interno della serra, provocando un differenziale di temperatura rispetto l’esterno.

CANZANO 2– L’energia “imprigionata”?

PRINZI – Diciamo che è in “regime di semilibertà”. Perché in realtà una serra non impedisce affatto la trasmissione del calore dall’interno verso l’esterno, che avviene per fenomeni diversi da quelli dell’irraggiamento, a cui contribuiscono la trasmissione per convezione (trasporto attraverso i movimenti dell’aria dovuto ai differenziali di temperatura), conduzione (trasmissione attraverso la materia, quali le pareti in muratura e vetrate), adduzione (forma composita in cui interviene anche la componente di irraggiamento in relazione alle superfici esterne, vetri compresi). Il tutto può venire messo in formule matematiche alquanto semplici ed elementari, che consentono di descrivere il fenomeno in relazione alle condizioni al contorno, quali irraggiamento solare e la differenza tra temperatura esterna e temperatura interna.
Fondamentale per il mantenimento delle condizioni termiche minime di progetto all’interno di una serra è anche la sua capacità termica che può venire incrementata con pietrisco sotto i bancali di coltivazione, i cui scambi termici potrebbero venire migliorati con acqua circolante tra i loro interstizi, eventualmente scaldata sfruttando l’irraggiamento delle ore in cui splende il sole. In taluni casi è necessario prevedere un riscaldamento “artificiale” della realizzazione, ad esempio attraverso combustione in una caldaia o stufa ausiliaria.

CANZANO 3- La Terra con la sua atmosfera, in particolare in riferimento a taluni suoi componenti, può essere paragonata ad una sorta di serra che gira intorno al sole?

PRINZI – Assolutamente no se si fa riferimento ai meccanismi che ne regolano l’equilibrio termico, affatto riconducibili al comportamento del vetro che rende possibile la realizzazione dei manufatti agricoli in questione. La definizione di “gas serra” è meramente immaginifica, e si riferisce alla caratteristica di questi gas di assorbire determinate bande dell’energia radiante che li investe, restituendola, con un ritardo comunque estremamente breve, in un’altra banda di frequenza.
Un esempio noto e comprensibile a tutti, grazie anche all’opera di “divulgazione scientifica” del comico Beppe Grillo, che di fronte al fenomeno rimane sconcertato e lancia preoccupati allarmi, è quello dei tubi al neon che s’illuminano, se esposti ad un campo di radiofrequenze, le quali rappresentano una banda particolare della propagazione per onde elettromagnetiche, delle quali, a sua volta, il visibile (tra cui la luce solare) rappresenta un’altra banda caratteristica di frequenze. Grillo lancia apocalittici all’armi perché il dispositivo, virando la frequenza della radiazione nel campo del visibile, la evidenzia. Come dire occhio che non vede, cuore che non duole.

CANZANO 4- Perché è errata la semplice traslazione all’atmosfera del fenomeno caratteristico del vetro che consente la realizzazione delle serre, quali accumulatori e volani d’energia?

PRINZI – Perché il vetro lascia passare la banda del visibile, che è il grosso della radiazione entrante, mentre impedisce la fuoriuscita dell’irraggiamento infrarosso, che è il grosso della radiazione in uscita. Nelle vere serre il “viraggio di banda” tra entrante ed uscente non è ingenerato dal vetro, ma dalla materia organica (le piante) ed inorganica (suolo, pietrame, ed altro) che si trova all’interno della serra, che assorbe, scaldandosi, la banda del visibile, mentre in fase di raffreddamento emette energia, secondo note leggi della fisica, nella banda dell’infrarosso, alla quale – come dicevamo – il vetro è opaco (ne impedisce il passaggio), per cui essa rimane intrappolata all’interno della serra, che poi comunque si raffredda lo stesso secondo altri meccanismi di trasmissione del calore.

CANZANO 5- Cosa fa invece un “gas serra”?

PRINZI – Come nei “tubi di Grillo”, di cui dicevamo prima, assorbe solo alcune componenti dello spettro, eccitandosi (incrementando la sua energia interna), ma in tempi estremamente ristretti (in alcuni casi persino inferiori al milionesimo di secondo) si “rilassa”, cioè restituisce l’energia incamerata in una frequenza diversa da quella dell’energia assorbita. È un comportamento che non è concettualmente assimilabile a quello delle pareti di vetro in una serra, in quanto i cosiddetti “gas serra” fungono in realtà da “variatori di frequenza” e non da “trappole” (filtri selettivi), come il vetro delle serre. A tal punto non appare neppure pertinente la dizione di “gas serra”, concettualmente fuorviante perché assimila il loro comportamento ai vetri delle serre, che è – lo ribadiamo con enfasi – di tutt’altra natura e si verifica secondo meccanismi notevolmente diversi.

CANZANO 6– A quando risale questa definizione?

PRINZI – La dizione meramente immaginifica risale, infatti, ad un periodo in cui sia l’anidride carbonica che il vapor d’acqua, che vengono generati nella combustione degli idrocarburi, non venivano, in quanto componenti dell’atmosfera, considerati inquinanti e, soprattutto, non si attribuivano loro potenzialità in grado di influire sugli andamenti climatici di medio e lungo periodo. L’atmosfera, si diceva secondo una dizione introdotta nel 1824 dal fisico Jean Baptiste Fourier e senza porsi i problemi di effettiva rispondenza fisica del fenomeno alle luce delle attuali conoscenze che al tempo non si avevano, funge da “serra planetaria”, impedendo alla Terra un rapido e brusco raffreddamento.
Questo non è, a mio parere, l’unico errore concettuale di fondo. Nell’ambito della stessa immaginifica definizione di “effetto serra” si pone l’accento quasi esclusivo sul ruolo che nel fenomeno gioca l’anidride carbonica, che non è l’unico componente (od inquinante) che presenta bande di assorbimento e di emissione nello spettro del bilancio radiatico terrestre; maggior “impatto serra” (spettro più ampio) è dovuto al vapore acqueo, che oltre ad essere la “principale” componente dei cosiddetti gas serra è presente in quantità variabili con valori massimi che sono funzione della temperatura, nel senso che crescono con l’incremento della temperatura.
Sotto il profilo dell’immagazzinamento dell’energia termica e del suo successivo rilascio dopo un certo lasso di tempo il vapore d’acqua ha pertanto un impatto ancora più forte, perché oltre agli aspetti radiatici del fenomeno presenta anche quelli legati al passaggio di fase, da vapore a liquido e viceversa, che comporta quantità di energia superiori a quelle in gioco nei fenomeni di eccitazione atomica o molecolare. Se effettivamente la funzione regolatrice della temperatura terrestre in prossimità del suolo e negli strati più bassi dell’atmosfera fosse regolata dai meccanismi del cosiddetto effetto serra le banalissime e comunissime variazioni di umidità avrebbero allora un effetto devastante sulla stabilità del clima, ben superiori a quelle affatto trascurabili del ruolo del vapor d’acqua nelle intemperie e nelle perturbazioni, tra le quali quelle vorticose particolarmente violente.

CANZANO 7– Allora cosa è l’equilibrio radiatico?

PRINZI – In realtà non è concettualmente pertinente il concetto di mero e semplice equilibrio radiatico tra Terra (radiazione emessa) e Sole (radiazione incidente), che dovrebbe semmai venire ampliata all’energia che la Terra scambia non solo con il Sole, ma con tutti gli altri corpi celesti, la cui influenza non sembra del tutto trascurabile, in quanto potrebbe influire sul flusso di energia termica “endogena” (proveniente dall’interno della Terra, ma non necessariamente da cause interne) che, sommandosi all’energia ricevuta dallo spazio, sarebbe, come dicevamo prima, in grado con sue presunte variazioni di influire sul livello termico (temperature e loro media) del pianeta.

CANZANO 8– Quali sono i punti deboli della teoria dell’effetto serra?

PRINZI – La teoria dell’effetto serra non spiega molte cose, in particolare le fluttuazioni riscontrate nei ghiacci millenari che testimoniano di variazioni rilevanti dell’anidride carbonica atmosferica in periodi nei quali le attività antropiche producevano trascurabili emissioni. Una spiegazione migliore viene fornita da un’alquanto recente teoria alla quale è stato dato il nome di “effetto dinamo”.

CANZANO 9– In cosa consiste questa teoria?

PRINZI – Le sonde Pioneer nel 1973 e Voyager nel 1979 hanno rilevato che Giove emette sotto forma di radiazione più del doppio dell'energia che riceve dal Sole. Essendo la sua massa troppo piccola per consentire l'innesco di reazioni termonucleari, quali quelle che hanno luogo nel Sole, il fenomeno deve venire spiegato in altro modo. Al fenomeno è stato dato l'immaginifico nome di “effetto dinamo”, perché in analogia di quanto avviene con una dinamo, rotazioni relative all'interno dei nuclei planetari “elettrizzati” generano un flusso di emissioni. L'effetto dinamo sarebbe una caratteristica anche della Terra, alla stregua di tutti i pianeti che hanno al loro interno nuclei fluidi elettricamente carichi.
A completare il quadro del fenomeno le osservazioni delle sonde Voyager in relazione ad “Io”, una delle lune di Giove. La “luna” Io si rivelò essere il primo corpo conosciuto del Sistema solare a manifestare un'attività vulcanica, simile a quella terrestre. Tale attività viene attribuita alle sollecitazioni gravitazionali cui il satellite è sottoposto. Paragonabile per dimensioni alla Luna, il satellite Io viene continuamente sollecitato e “stirato” da un lato dall'attrazione gravitazionale di Giove, dall'altro da quella dell'omologo satellite Europa, che orbita a distanza ravvicinata con un periodo di circa 84 ore. Si ritiene che la sua attività vulcanica, sia dovuta al surriscaldamento del nucleo del corpo satellitare in seguito alla forze di trazione indotte dall'alternanza delle sollecitazioni gravitazionali.
Sulla Terra il fenomeno sarebbe più complesso, comunque più sfumato nelle cause e con cicli di lungo e lunghissimo periodo. Ad influenzarlo dovrebbero essere fenomeni gravitazionali, dipendenti dalla posizione del sistema solare, quindi della Terra, nell'Universo, e dalle caratteristiche della zona spaziale attraversata, quali il cosiddetto “Serbatoio di Oort”, in grado di alimentare con più intensità la “fornace solare”, di conseguenza l'intensità dell'effetto dinamo sul nucleo fluido terrestre, con conseguenze su tutti i fenomeni fisici terrestri che l'estensione delle ricerche ad altre discipline, quali la climatologia, l'oceanografia, la fisica dell'atmosfera, comincia a rilevare.

CANZANO 10– La teoria dei ‘catastrofisti’ attribuisce invece queste variazioni non a cause naturali, ma alle emissioni da attività antropica?

PRINZI – È corretto. Comunque, se costoro effettivamente ritenessero che le variazioni climatiche sono causate dalle emissioni antropiche di anidride carbonica, dovrebbero coerentemente farsi strenui paladini del rilancio dell’energia nucleare, che, non bruciando fossili, non produce emissioni di anidride carbonica e di vapore d’acqua, quest’ultimo “gas serra” di maggiore impatto della stessa anidride carbonica.
Abbiamo, invece, buone ragioni per ritenere che ci troviamo di fronte ad un madornale abbaglio pseudoscientifico collettivo, da riconoscere al più presto come tale per le più gravi conseguenze ed implicazioni che questo potrebbe avere su un mondo ormai globale e globalizzato, non solo nel campo delle scelte energetiche e del controllo delle emissioni per questa causa, in particolare nel settore della generazione elettrica, dove la combustione di fossili è notevole.

CANZANO 11– Allora lei non condivide la motivazione del premio Nobel ad Al Gore?

PRINZI – Al Gore e gli scientisti dell’IPCC (acronimo inglese per Cartello Internazionale sui Cambiamenti Climatici) hanno ricevuto il premio, che è poi omologo a quello conferito ad Yasser Arafat, per motivi ideologici. Non dimentichiamo che tra gli insigniti di un “prestigioso” Nobel c’è anche Dario Fo e non mi meraviglierei se in futuro il premio venisse conferito a Beppe Grillo. Ma anche quando ci sono meriti scientifici reali e unanimemente riconosciuti dalla comunità scientifica, si ha l’impressione che alla fine finiscano con l’essere discriminanti altri fattori spuri che influiscono nella scelta di questo o quel candidato, tutti comunque meritevoli del premio. È un caso che due Premi Nobel “veraci” del calibro di Carlo Rubbia e Rita Levi Montalcini siano entrambi impegnati nel sostegno alle cosiddette fonti rinnovabili, contrapposte in Italia al rilancio della fonte nucleare?

CANZANO 12– Ritornando ai ‘catastrofisti’, possiamo invece far risalire la loro preoccupazione ai finanziamenti che la Comunità Europea stanzia per il clima?

PRINZI – La logica è la medesima. Ribalterei semmai il ruolo di causa ed effetto. Se i finanziamenti e, soprattutto, la censura mediatica fungono da filtro selettivo monodirezionale, il risultato può essere solo questo.

CANZANO 13– Ritorniamo anche alla possibilità di riparlare di nucleare, sarà il caso che i nostri politici lascino questo tipo di argomentazioni ai tecnici?

PRINZI – I politici devono prendersi le loro responsabilità e, finalmente, in Italia la politica ricomincia a parlare di rilancio del nucleare, aprendo un dibattito che si preannunzia caldo, ma interessante. Sono molto critico e fermamente disapprovo quanti, invece, pur avendo scienza e competenza per correttamente parlare della questione energetica, assecondano le utopie ideologiche di certa cultura politica e sociale dominante, ad esempio il politicamente corretto delle cosiddette fonti rinnovabili. Non è questione di essere politici o tecnici; la questione è altra.

CURRICULUM

Giorgio Prinzi è nato a Palermo, ed è siciliano di terza generazione. Fu infatti il nonno paterno, che era funzionario delle ferrovie, a trasferirsi da Milano in Sicilia, grazie agli allettanti incentivi di carriera, dopo l'Unità d'Italia.
Vissuto nel capoluogo siciliano sino all'età di dieci anni, si è trasferito nel “Continente” seguendo le destinazioni del padre militare di carriera.
Si è stabilito a Roma dal primo anno di università e risiede nel quartiere Latino, in zona San Giovanni in Laterano.
Giorgio Prinzi ha superato l’esame di laurea in data 23 luglio 1976 presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Roma. Ha conseguito l’abilitazione professionale nella II Sessione dell'anno MCMLXXVI (1976) e diploma dato in Roma il 20 ottobre 1978.
Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana in data 2 giugno 1984, iscritto al numero 150102 Sezione III, firmato Pertini.
È ingegnere meccanico, specializzato nel settore energetico e delle fonti di energia, scelta effettuata sin dalla tesi di laurea svolta con il professor Raimondo Vivarelli sul tema “Il Petrolio e le effettive Fonti alternative”.
Ha grande facilità di scrivere e di comunicare. Giornalista pubblicista specializzato nel settore scientifico ed ambientale ha rivestito e riveste anche in questo ambito professionale importanti cariche. È stato, su designazione dell’Ordine dei Giornalisti e nomina della Corte d’Appello, membro esperto presso la Sezione per i provvedimenti speciali del Tribunale di Roma; per più mandati Membro del Collegio dei Probiviri del sindacato regionale del Lazio, nel quale, per due mandati, è stato Vicepresidente.
Ha diretto varie testate giornalistiche, tra le quali, attualmente, la rivista scientifica “21° Secolo – Scienza e Tecnologia”.
È autore di un manuale sulle fonti di energia “Le alternative al Petrolio”, segnalato su internet alla voce libri universitari (digitare: “libri Prinzi” racchiuso tra virgolette); di altri volumi minori sul tema dell’ambiente tra cui un libro specifico su “Il buco dell’ozono” scritto con Antonio Gaspari, attuale Direttore di Master all’Università Europea di Roma.
Alcune delle soluzioni e dei progetti elaborati nell’ambito di “Le alternative al Petrolio” sono state trasformate in brevetti industriali.
Si è occupato specificatamente di salvaguardia e protezione dell’ambiente con il professor Mario Procopio; in particolare ha approfondito le problematiche inerenti i grandi depuratori di reflui urbani e l’impatto dei reflui di alcune industrie agroalimentari, quali cantine sociali. In quel periodo ha fatto anche per due volte parte, sotto la Presidenza dell’ingegner Serafini, della Commissione antinquinamento dell’Ordine degli Ingegneri di Roma.
È stato per sei anni (due mandati) Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Nazionale dell’Arma del Genio e delle Trasmissioni, nel cui ambito si è occupato attivamente di volontariato di Protezione Civile, dirigendo e coordinando le attività associative nel settore, svolte in concorso con l’Esercito. In quel periodo è stato incaricato dell’aggiornamento degli ufficiali dell’Arma di appartenenza (ingegneri della Direzione Lavori) in relazione al calcolo ed alla progettazione di impianti a fonti energetiche alternative; collateralmente ha svolto attività di aggiornamento con seminari e conferenze sul tema dei combustibili alternativi agli ufficiali dell’allora Servizio automobilistico, poi Corpo dei Trasporti e Materiali dell’Esercito.
Si è occupato di tecnologie militari d’avanguardia, quali quelle connesse alla difesa spaziale, con armi laser e con armi a radiofrequenza. Di questo risulta traccia nelle riviste di Forza armata, con saggi sugli argomenti specifici.
Si è occupato di sicurezza nell’ambito del Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo ed alla violenza politica (Ceas); di politica della Difesa nell’ambito dell’Istituto Studi Ricerca Informazione Difesa (Istrid) dei quali ha curato e, per quanto riguarda l’Istrid, cura ancora la comunicazione e l’immagine.
Dal marzo 2007 è entrato a fare parte del Comitato Esecutivo di Istrid, che coadiuva nella gestione dell’Istituto il Presidente, che attualmente è l’onorevole (Forza Italia) ingegnere (aeronautico) Giuseppe Cossiga. A fine 2007 ha assunto la direzione responsabile del periodico dell’Istituto “Istrid”.
Tra i principali incarichi attuali quello di Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn) nell’ambito del quale è impegnato a promuovere la ricerca innovativa su reattori sicuri non soltanto dal punto di vista meramente tecnico, ma anche e soprattutto sotto il profilo del non uso bivalente, civile e militare, quali le filiere al torio.
È membro della Commissione Energia ed Ambiente di Osservatorio Parlamentare / Fondazione Fare Futuro.
Da giugno 2007 è, con mandato triennale, Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.

email: giovanna.canzano@email.it
skype: giovanna canzano – roma
messanger: giovanna.canzano@hotmail.it

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