di MARIO BASTI
Primo numero del nuovo anno, ripresa del periodico incontro settimanale con gli auguri di prammatica, ma non per questo meno affettuosi e con speranze meno vaghe di quelle dell’anno scorso e dell’anno precedente e degli anni prima, da trent’anni fa. Ricordo che qualche tempo fa – credo che sia già trascorsa una ventina d’anni, intitolai l’incontro: “Buon Anno, malgrado tutto” e il malgrado significava la delusione per tante illusioni.
Ma ricordo che, poi mi pentii di quel titolo perché in definitiva, malgrado le delusioni, ogni anno ci porta una rinnovata speranza e a ogni inizio di anno, l’augurio di Buon Anno nuovo si unisce istintivamente con un sentimento, che, in fondo, malgrado tutto, è sempre sincero. Non dall’anno scorso o da qualche anno fa soltanto, ma da centinaia, da migliaia d’anni fa, quando noi non c’eravamo ancora, ma gli antenati di allora avevano insegnato, incontrandosi quel mattino di primo gennaio a scambiarsi con affetto, con tanto affetto, il Buon Anno che la speranza ispirava.
Un Buon Anno, che meno sinteticamente si esprimeva con una buona dose di fiducia, sebbene allora i temi fossero per tutti (ce lo raccontano gli storici e le luttuose vicende) molto più difficili.
Ma consentimi, caro Lettore, che non mi faccia avvincere da tristi ricordi e pur rimanendo con i piedi a terra, possa accennare brevemente a un anno che non è stato per tanti di noi brillante di realizzazioni, ma qualcosa di positivo ci ha portato. E non è poco. E allora come non unire al Buon fine del 2007, l’augurio di un migliore 2008, se quest’anno, dopo decenni di snervante attesa, diciotto italiani emigrati negli anni scuri dell’Italia in rovine, dai seggi di Palazzo Madama e di Montecitorio hanno continuato a far sapere, come avevano iniziato a fare l’anno scorso appena eletti – e con impegno e con passione – agli italiani che c’è anche un’altra Italia, che è l’Italia di noi italiani all’estero? Come non unire agli auguri di buona fine per il 2007, l’augurio di un migliore 2008?
Come non rilevare che questo nuovo anno comincerà meglio per migliaia di anziani residenti da tanto tempo in Argentina e che non hanno fatto l’America, perché potranno avere un’assistenza sanitaria di prestigio proprio perché un senatore eletto da noi in Argentina, il sen. Luigi Pallaro, ha convinto il governo e i colleghi che quella era un’azione doverosa e non più rinviabile?
Come non sottolineare che, grazie all’impegno dei parlamentari eletti da noi, l’Italia ha potuto avere qui due nuove sedi consolari degne di questo nome e che ha potuto prestare agli italiani d’Argentina un servizio valido, efficace e dignitoso?
Come sottovalutare la più accurata attenzione che, grazie alla Dante Alighieri, all’Istituto Italiano di Cultura e a varie associazioni della comunità, consente ai nostri figli nati in Argentina e ad altri che non hanno radici italiane, ma sentono amore per l’Italia e la sua lingua e la sua cultura? E le borse di studio concesse da varie regioni?
Allora tutto bene, tutto meglio, tutte rose? Tu, caro Lettore, che apri abitualmente questa FINESTRA, sai che non tutto è così, che certe giuste aspirazioni continuano ad essere dimenticate, sai che non è sufficiente l’appoggio che da Roma si presta agli organi d’informazione, ai periodici della comunità, ai programmi radiofonici curati da italiani che vivono nella comunità italiana, per quel servizio informativo che consentirebbe una partecipazione più attiva e più solidali iniziative?
E che dire del pagamento delle pensioni italiane che non è certamente un valido modello per nessuno? E delle lungaggini per decidersi finalment a concedere dopo anni di vane promesse o di lunghe attese l’assegno sociale?
No, caro Lettore, mi pare che sia meglio concludere. Ti dicevo prima che non desidero fare gli auguri …con maglrado; ti dicevo che il 2007 qualcosa di positivo ci ha portato e non poco. E allora chiudo con un Buon Anno grande così che cancelli quello che non va e dia invece spazio e luce a quello che è buono e possa alimentare la speranza. Buon 2008!