Caricature, osservazioni sui tic, vizi e virtù di personaggi pubblici. Duecento parole per dare un’idea
Per individuarne la peculiarità preponderante, basta scorrere qualche vecchio filmato Rai degli anni ’60. Il tono della voce, nella fase di espulsione dell’aria dai polmoni, tra l’epiglottide e la radice della lingua, passa dal gutturale al nasale. Ma con grande pressione espirante. E ciò anche perché, nell’atto di profferire, ritira il collo all’indietro spingendo, contemporaneamente il mento verso il basso sino a lambire il collo della camicia. I suoi interventi in emiciclo, autorevoli, ascoltati ed anche applauditi, sono niente altro che l’emulazione dei monologhi, almeno più divertenti, del grande Walter Chiari. Come Walter chiari, il fonema, compresso sul nodo della cravatta nel movimento ansioso del capo destra-sinistra, acquista vigore con la gesticolazione delle braccia. La fronte riduce drasticamente il confine tra capelli e le sopracciglia nell’atto di convincere attraverso la battuta finale ad effetto. Il personale non risulta armonico. La testa appare delusa dal collo. La capigliatura, senza garbo, avvolge la testa, non l’adorna né l’abbellisce. Quando imbroncia il muso e acciglia la fronte e guarda fisso davanti a sé, vuol dire che ascolta impegnandosi a non lasciarsi convincere dalla tesi ragionevole avversaria. Quando il collo scompare dietro il nodo della cravatta, allora è sul punto di parlare