di Simonetta Pitari
Immigrazione, integrazione, interculturalità
La presentazione del libro di Giorgia Rocca e Sarah Ann Klingeberg “Roma a TuttoMondo”
ROMA / inform – Il mondo è più vasto di quanto ci aspettiamo e, inaspettatamente, più vicino, a portata di mano, a qualche fermata di autobus… Hanno proprio ragione Giorgia Rocca e Sarah Ann Klingeberg. L’una italiana di Roma, l’altra tedesca di Amburgo, operano nell’associazionismo romano per l’assistenza e il sostegno ai migranti. Un impegno che porta a capire quanto vi possa essere di superficiale, insufficiente, inadeguato, stereotipato nell’informazione data sugli immigrati. E una comunicazione sbagliata, si sa, alimenta pregiudizi e percezioni negative nei confronti dell’altro. Ciò che non si conosce si teme. Il ‘diverso’ crea incertezza, paura, ostilità..
Le differenze sono invece linfa. Vitale per l’anima delle città e Roma, che fin dall’antichità è ‘città del mondo’, è un terreno fertile, un laboratorio per crescere nuovi cittadini. Legati nelle e dalle differenze. Differenze che promuovono il dialogo interculturale, palestra di cittadinanza insieme unitaria e plurale. Cosmopolita.
Un cammino avviato. Ma ad ostacoli. Bisogna innanzi tutto imparare a conoscerle le differenze per abbattere le barriere di pericolose generalizzazioni che rendono più vulnerabile la convivenza e fanno fare passi indietro nel cammino verso l’integrazione e l’interculturalità.
Giorgia Rocca e Sarah Ann Klingeberg ci aiutano attraverso una bella operazione, che si chiama “Roma a TuttoMondo” (ed. Sinnos). E’ una guida alla metropoli in cui si muovono i nuovi cittadini, con iniziative, attività commerciali ecc. Una guida sui generis. Di “riorientamento alla città”, come ha fatto osservare Armando Gnisci, docente di Letterature comparate all’Università “La Sapienza” e studioso di letteratura delle migrazioni e di interculturalità, presentando il libro presso la libreria 360°Sud (www.360gradisud.it), nel XVI Municipio. Una guida acarattere interculturale, che ci prende per mano e ci accompagna per le strade del ‘mondo che vive in città’. Meglio, dei mondi che vivono in città. Una guida per tutti. In primis per gli abitanti di Roma, “esposta a tutti i mondi e che ci espone a tutti i mondi”. Ai cittadini di Roma “domus dei popoli”,si offre così una bella occasione, ha detto Gnisci, di “riappropriarsi della città e della propria identità attraverso gli altri, attraverso le differenze”.
La guida è nata da una passione delle autrici: conoscere e far conoscere un’altra Roma. E sono gli immigrati stessi a parlarci dal libro facendoci entrare in questa Roma ‘diversa’.
Gli stranieri nella capitale non vivono in quartieri-ghetto. Niente banlieues. E’ una caratteristica che distingue Roma da altre grandi città. Roma è ‘aperta’ e accoglie nel suo seno i migranti. Il sindaco Walter Veltroni lo ricorda nel messaggio che apre Roma a TuttoMondo: città capace di “accogliere senza escludere” e di “essere un variopinto arcobaleno senza isolare nessuno in veri e propri ghetti come invece accade in altre metropoli” .
I ‘neo abitanti’ sono in tutta la capitale. Ci sono, tuttavia, tre quartieri in cui gli insediamenti sono più ampi e strutturati: Esquilino, Castro Pretorio, Pigneto. Zone molto vive anche grazie ai nuovi cittadini. Sono loro, nel libro, a portarci a spasso per strade e piazze, nell’esplorazione di luoghi di ritrovo, locali , ristoranti. Sono loro ad aiutarci nello shopping nei negozi gestiti dagli immigrati. Ci guidano nel rione in cui vivono e ce lo raccontano insieme alle loro storie personali e a quelle dei loro Paesi. E’ una immersione in tradizioni, colori, sapori dei loro mondi. All’Esquilino camminiamo a fianco di un nigeriano, di un indiano, di una cinese. Il Pigneto ce lo fa girare una senegalese. A Castro Pretorio passeggiamo insieme ad un etiope e a una somala per conoscere da vicino le comunità di Eritrea, Etiopia e Somalia. Paesi che hanno subito il nostro colonialismo, dal volto tutt’altro che umano e modernizzatore, e che hanno conosciuto dolorose diaspore nel tempo. Nella migrazione somali, eritrei, etiopi hanno cercato quasi naturalmente nell’Italia la loro seconda patria. Ma l’Italia è stata avara con loro. “Si sentivano italiani e l’Italia li ha rifiutati. E’ davvero un capitolo doloroso” ha commentato Sarah Ann Klingeberg presentando il libro. All’interno del quale la ‘guida’ somala Osman Lul Mohamed – vice presidente dell’Associazione Donne Somale emigrate a Roma e membro della Consulta Emigrati/Immigrati al Comune – ci ricorda che oggi in Italia il numero dei somali è molto diminuito. Non sentendosi tutelati ,e delusi dell’Italia, se ne vanno in altri Paesi a cercare di rifarsi una vita. Nelle stesse difficoltà si trovano anche etiopi e eritrei. L’Italia, ricordiamolo, è l’unico Paese in Ue a non avere ancora una legge organica sull’asilo…
In Roma a TuttoMondo, i percorsi, illustrati da cartine dei rioni, sono arricchiti da belle fotografie in bianco e nero (quasi tutte di Klingeberg) e da box di approfondimento storici e su curiosità, tradizioni e nuove forme artistiche. Troviamo poi anche informazioni su eventi interculturali, mercati, luoghi di culto ed elenchi dei più grandi centri sociali e di principali giornali e riviste interculturali. Presenti una nutrita bibliografia e una lista di siti e portali internet.
Con questa guida “abbiamo cercato di comunicare una Roma vista e vissuta in modi diversi”, ha spiegato Giorgia Rocca. “Abbiamo cercato di capire cosa provano a vivere qui gli stranieri”, che nelle loro tradizioni cercano ciò che hanno lasciato nei loro Paesi. Il punto di vista degli immigrati è assunto per far “leggere” i posti nei quali si sono insediati come “storia che vogliono sentire raccontata ogni volta che mangiano il loro cibo o ascoltano le parole nella loro lingua”.
“Abbiamo voluto andare oltre a ciò che viene solitamente raccontato” ha aggiunto Sarah Ann Klingeberg, comunicando “la Roma che io stessa vivo e che ho il desiderio di far conoscere”.
Non restare in superficie, approfondire. E’ questo il messaggio lanciato dalle autrici. E da Della Passarelli, alla guida della cooperativa sociale Sinnos della quale è figlia la casa editrice. “Molto arrabbiata” contro “chi inneggia alle repressioni” e “chi ingenera confusione attraverso il potere della parola”, Passarelli ha rimarcato con forza che “unica strada percorribile è l’accoglienza, è l’integrazione”. Convinta ne è anche Federica Fioretti, fra i gestori della libreria-negozio equo solidale del Consorzio 360°Sud, nato dalle esperienze delle cooperative Armadilla e ConTesti Diversi. Fioretti – che ha presentato il documentario Cittadini si diventa di Marilisa Calò e Catya Casola, proiettato al termine dell’incontro – ha evidenziato l’importanza di “costruire un clima e pratiche concrete” che portino a una “convivenza serena” in una società “consapevole dell’esistenza di regole” che vanno rispettate, ma allo stesso tempo capace di “accogliere e integrare”.
Impegno che il XVI Municipio si assume nei confronti degli immigrati con diverse iniziative. Poiché “l’immigrazione è un fattore di sviluppo”, anche se “ci sono problemi” per i quali è necessario “attrezzarsi”, come sottolineato dal presidente Arci Pluriverso Andrea Masala. Il quale, fra le pratiche concrete del Municipio ha citato la ‘Porta del diritto’, sportello che offre consulenza legale gratuita a stranieri e italiani e nel quale operano anche giovani immigrati. E che che si può anche definire, pertanto, una “porta dell’intercultura” (la ‘Porta del diritto’ istituita nei Municipi è realizzata dall’Amministrazione capitolina insieme all’Ordine degli avvocati di Roma e alla Camera di Conciliazione, ndr). “Le società meticciate e giovani – ha ricordato Masala – rinnovano i Paesi, li smuovono sui piani economico, sociale e culturale”. Benvenuto, pertanto, “al mondo che è venuto qua, spingendo l’Italia verso il ventunesimo secolo”.
Per integrare bisogna coinvolgere nella vita democratica . E’ venuto il momento di garantire il diritto di voto, quantomeno amministrativo, agli immigrati. Così la pensa Masala . E così la pensa Maurizio Bartolucci, assessore alle politiche sociali del XVI Municipio. “La democrazia non può escludere nessuno, altrimenti è monca” ha affermato Bartolucci, che nel primo mandato di Veltroni come sindaco ha presieduto in Campidoglio la Commissione speciale per il diritto di voto agli stranieri. A Roma e provincia sono più di 360 mila gli stranieri residenti (v. Rapporto Romano Migrazioni della Caritas su Inform n. 76 ). Vanno coinvolti. Per Bartolucci è atto di civiltà democratica “governare facendo partecipare alle decisioni i cittadini stranieri”. Anche perché se Roma vive uno sviluppo sociale da 15 anni a questa parte lo deve in parte anche alla “ventata nuova” portata dagli immigrati. A Roma, “l’integrazione è possibile”. E raggiungibile con “la conoscenza e il dialogo”. E’ per questo che nel XVI Municipio ci si è prefissi di realizzare un grande centro di intercultura.
In attesa del voto agli stranieri, diritto da garantire con una normativa nazionale, il Comune di Roma ha avviato dal 2004 l’esperienza dei consiglieri aggiunti (senza poteri decisionali) in Campidoglio e nei Municipi. La filippina Pia Eliza Angeles Gonzalez è consigliere aggiunto nel XVI Municipio al secondo mandato, essendo stata rieletta nel 2006. “Roma ha iniziato ad ascoltarci” ha detto, rivendicando il contributo dei consiglieri aggiunti nella ricerca di soluzioni ai problemi. Anche per Gonzalez il diritto di voto è obiettivo da raggiungere. Come lo è la cittadinanza automatica a chi nasce in Italia. Riguardo poi a chi commette reati, “le regole ci sono e dobbiamo metterle in moto”. E “chi deve essere punito sia punito, senza guardare alla sua etnia”.
“Integrazione è anche capire come ci percepiscono, come ci vedono gli altri”, ha osservato Nora Frey. Nata in Argentina, insegnante, mediatrice culturale, scrittrice, ha fondato con italoargentini Mirando al sur, associazione per aiutare bambini argentini disagiati. Italiani e stranieri devono “conoscersi mutuamente” ha aggiunto Frey. Lei personalmente non ha avuto grandi difficoltà di inserimento in Italia. Ha sangue italiano nelle vene e si è riportata qui il bagaglio delle tradizioni che la famiglia aveva trasferito in Argentina. Il Paese che ‘discende dalle navi’:quelle che trasportavano gli immigrati di diverse origini. Ognuno con la propria cultura, “cosa che non ha affatto impedito la piena integrazione”.”Sono un tutt’uno” gli argentini. Orgogliosamente.
Il ‘mestizaje’ è un esperimento riuscito, nel quale l’Argentina ha ridefinito la sua identità. L’Italia è sempre stata terra di meticciato culturale. E nuovi processi sono innescati con le migrazioni di oggi. Differenze non negate, ma trasformate, rigenerate. Per l’identità nelle diverse identità. (Simonetta Pitari-Inform)