Un nuovo videogame dal nome suggestivo di PeaceMaker.

HOUSTON, TEXAS – Se il presidente Bush o chi gli succederà alla Casa Bianca non dovesse riuscire ancora a fare instaurare la pace tra Israele ed i Palestinesi forse potrebbe riuscirci un nuovo videogame dal nome suggestivo di PeaceMaker.
Questa volta non si tratta dell’ultima ed ennesima trovata per favorire le vendite di Natale ma di un progetto nuovo ed affascinante che si realizza in bilico tra la ricerca universitaria di Scienze politiche e la tecnologia ormai sempre più diffusa del divertimento computerizzato.
L’idea è partita da Asi Burak ed Eric Brown, due laureati dell’università Carnegie Mellon di Pittsburgh, in Pennsylvania i quali s’erano posti l’obiettivo di dar vita ad un simulatore delle relazioni israelo-palestinesi, complesse e conflittuali con lo scopo preciso di normalizzarle riportandole ad una situazione pacifica.
Dei due padri di PaceMaker il primo è un ex agente trentenne dei servizi d’intelligence israeliani il secondo, invece, è un programmatore di videogiochi ventenne con una laurea in pittura ed è evidente che entrambi hanno creduto talmente nel loro progetto e nella sua utilità al punto di dar vita ad una compagnia, l’ImpactGames, che in linea col proprio nome si propone d’esercitare un’influenza questa volta positiva sui giocatori che decideranno d’acquistarlo e d’utilizzarlo.
Con questo simulatore veramente innovativo un giocatore, nelle vesti di un neo primo ministro dello Stato d’Israele, deve decidere su quale risposta dare ad un terrorista palestinese suicida o, calandosi nel ruolo di un leader palestinese, deve studiare la tattica diplomatica utile a non provocare le reazioni d’Israele. PeaceMaker ha tentato ambiziosamente d’annullare la vecchia distanza che è sempre esistita tra informazione e cultura da una parte ed il divertimento dall’altra ed una sua versione beta che include filmati autentici e che è stata realizzata per Windows è già stata messa a punto e, con un evidente interesse pedagogico, e’ stata messa sul banco di prova in una scuola.
Adesso gli addetti ai lavori evidenziano che, finalmente, ci troviamo davanti ad un gioco serio e controtendenza rispetto ai numerosissimi cloni basati sulla violenza che in più occasioni e specialmente dopo certi fatti di sangue verificatesi nelle scuole americane, sono stati messi sotto accusa per la loro devastante influenza diseducativa sulle menti dei giovani i quali, secondo le statistiche, passano sempre più tempo davanti ai televisori ed ai monitor.
PeaceMaker e’ un gioco intelligente che susciterà l’approvazione di genitori ed insegnanti perché educa ed allo stesso tempo ha lo scopo di fare scoppiare in medioriente non un’altra guerra ma una pace che, come insegna la storia, e’ realisticamente molto difficile da realizzare. Burak e Brown sanno che il loro videogame e' certamente diverso da quanto offre oggi il mercato e sono anche consapevoli che, proprio per questo, non sarà facile farlo diffondere con un ritorno economico paragonabile a quello di tanti altri concorrenti che grondano di sangue e che si basano sul fascino della violenza. Sono convinti, pero’, che la posta in gioco è molto alta e che è ugualmente importante non rassegnarsi. Gli autori ed i produttori di questo software si sono impegnati da veri e propri operatori di pace e sono riusciti a dimostrare alla gente della martoriata Palestina e del mondo intero che la buona volontà può servirsi anche di un semplice gioco per computer per far riflettere e riportare alla ragione popoli nemici per lungo tempo e che hanno bisogno della speranza di poter ottenere con la pace una qualità molto migliore della vita.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy