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On. Bucchino: l’incredibile errore dell’Inps e i diritti negati

Agli inizi del mese di dicembre verrà emanata, come tutti gli anni, la circolare dell’Inps che descrive le modalità per il pagamento dell’importo aggiuntivo di euro 154,94 per l’anno 2007.
Come tutti gli anni a partire dal 2001 l’Inps escluderà dalla concessione dell’importo aggiuntivo i pensionati italiani residenti all’estero i quali hanno richiesto la detassazione della loro pensione italiana in base ad una convenzione contro le doppie imposizioni fiscali (vedere per ultima la circolare n. 139 del 5 dicembre 2006).
Quindi come tutti gli anni a partire dal 2001 l’Inps negherà a migliaia di persone residenti all’estero un diritto che invece a loro spetta.
E tutto questo senza che nessuno si sia mai lamentato o abbia sollevato delle perplessità.
Cerchiamo di spiegare come stanno effettivamente le cose.

L’articolo 70 della legge n. 388/2000 (Finanziaria per il 2001) ha previsto, a partire dal 2001, un importo aggiuntivo di 300.000 lire da corrispondere in presenza di particolari condizioni reddituali, unitamente alla rata di dicembre, ai pensionati titolari di pensioni il cui importo complessivo annuo, al netto dei trattamenti di famiglia, non superi il trattamento minimo.

La norma prevede cioè ai fini della corresponsione dell’importo aggiuntivo l’accertamento di due requisiti: l’importo complessivo delle pensioni (nel caso delle pensioni in convenzione deve essere presa in considerazione anche la pensione estera) che non deve superare il trattamento minimo e i redditi assoggettabili ad Irpef del titolare e del coniuge (il pensionato non deve possedere un reddito complessivo individuale assoggettabile all’Irpef relativo all’anno stesso superiore ad una volta e mezza il predetto trattamento minimo e, se coniugato, un reddito complessivo coniugale superiore a tre volte il medesimo trattamento minimo).
Esclusi dal beneficio, ci ricorda l’Inps tutti gli anni a dicembre, sono i titolari di pensione italiana residenti all’estero che in virtù di quanto stabilito dalla convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni fiscali stipulata dall’Italia con il Paese di residenza abbiano dovuto fare domanda di detassazione della pensione italiana. Si tratta di una decisione giuridicamente infondata, non prevista da nessuna norma legislativa e non giustificata da alcuna inferenza logico-deduttiva. Basta leggersi l’articolo 70 su citato per capire che l’aumento spetta a tutti coloro i quali soddisfino i requisiti previsti a prescindere da considerazioni di natura fiscale.
Si tratta semplicemente di una colossale svista che ha escluso per tanti anni migliaia di pensionati italiani residenti all’estero (una quantificazione esatta non è semplice fare perché intervengono numerose variabili normative come ad esempio la compatibilità con le maggiorazioni sociali) da un beneficio dovuto.
Alla nostra interrogazione presentata alla Camera dei deputati mesi orsono ha risposto recentemente il Ministero del Lavoro giustificando il comportamento dell’Inps in virtù di un riferimento legislativo, l’articolo 1 bis del decreto legge n.286/2000, che invece è stato poi superato dal su citato articolo 70 della legge finanziaria per il 2001.
Insomma un vero pasticcio ed una inosservanza del diritto ai quali, ci sembra, non si vuole porre rimedio, anche perché i costi – comprensivi degli eventuali arretrati – potrebbero essere molto onerosi per l’Inps.

Il nostro dovere ed il nostro impegno saranno comunque quelli di continuare a difendere i diritti dei nostri connazionali e di trovare la giusta soluzione anche ai più complicati problemi. Che fare quindi? La legittima speranza è quella di una riconsiderazione da parte dell’Inps a correzione di quanto da noi denunciato. Per un pensionato povero che vive in Argentina vedere riconosciuti i propri sacrosanti diritti per il prossimo Natale, magari con un assegno comprensivo degli arretrati di 900 euro, significherebbe moltissimo. Se l’Inps, come è prevedibile, non si dovesse muovere mi auguro che siano almeno i patronati a fare propria la nostra sollecitazione nell’ambito del loro ruolo e della loro capacità di azione.

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