Cefalonia, la riapertura dell’istruttoria: chi sono i 7 indagati

di Massimo Filippini

L'iscrizione nel Registro degli indagati dalla Procura Militare di Roma di 7 ex ufficiali tedeschi ha scatenato i 'media' in una serie di considerazioni denotanti l'assoluta mancanza di conoscenza 'storica' dei fatti come risulta dalla gran massa di articoli e dichiarazioni contenenti i soliti luoghi comuni e le solite frasi, idonei forse a far effetto sui lettori disinformati, ma non su chi la vicenda la conosce a menadito come lo scrivente.
Ecco perchè dalla 'Sentenza' di Archiviazione del procuratore Maas, a me inviata quale Parte Civile costituitasi nel 2003 presso la Procura di Dortmund -senza nutrire eccessive speranze sul suo esito- ho tratto e pubblico debitamente tradotto in italiano quanto risulta ACCERTATO dalle indagini svoltesi per circa 4 anni da detta Procura, in merito ai 7 ex Ufficiali i cui nomi CON INAUDITA FACILONERIA sono stati additati come quelli dei SICURI RESPONSABILI di una 'strage' oggi quantificata in “ALMENO QUATTROMILA MORTI” di cui anzichè dati precisi si forniscono solo testimonianze vaghe e confuse, spesso accavallate una sull'altra sì da ripetere due volte lo stesso fatto -come scrive Maas- ma assolutamente inaffidabili proprio perchè non supportate da dati certi ma solo dal 'sentito dire' che se non suffragato da dati di fatto concreti è tutto meno che una prova.

La stessa confusione si rinviene nella descrizione dei 7 indagati tedeschi di cui ADDIRITTURA TRE risultano del tutto estranei ai presunti massacri.
La lettura di quanto segue tratto dall’Ordinanza di Archiviazione dell ‘Istruttoria a loro carico emessa dal Procuratore di Dortmund dr. Maas dopo 4 anni di indagini, contiene le conclusioni relative ai sette ex ufficiali tedeschi ora indagati dalla Procura Militare di Roma e additati da giornali e TV come i SICURI RESPONSABILI di una strage dai contorni incerti e dai contenuti assai variabili sui quali si continua DI PROPOSITO ad ignorare -come fanno le stesse FFAA- l'unico Documento valido (che è quello da loro stesse posseduto !!) da cui emerge che oltre agli uccisi nei combattimenti i ‘fucilati’ DOPO LA RESA non furono più di 350 – 400 in gran parte Ufficiali vero oggetto dell’infame rappresaglia tedesca.
Ecco il testo:

“Par. VIII

A proposito dei sette ex ufficiali rintracciati ancora vivi va constatato in particolare:

1 MAX KURZ, tenente e comandante della 14/98 (14^ compagnia del 98° reggimento) fu, come comprovato dal rapporto di perdita nominale n. 258 del 98° reggimento cacciatori da montagna del 17.9.1943, gravemente ferito lo stesso giorno dello sbarco sulla penisola di Liguri, a 5 km a sud-est di Chavriata. Un proiettile d’artiglieria gli procurò la perdita dell’occhio sinistro, di un indice e frantumazioni del volto e del corpo. Fu immediatamente portato in un ospedale sulla terraferma greca.

2. OTTMAR MUHLHAUSER, sottotenente e ufficiale d’ordinanza della 15^ compagnia comando del 98° battaglione, è solo indiziato nel contesto della fucilazione del generale Gandin e di altri ufficiali. Il procedimento contro di lui è stato condotto dalla Procura di Monaco di Baviera.

3. ALFRED SCHROPPEL, capitano e comandante della 1^ compagnia del 54° battaglione ha dichiarato che egli, nel settembre 1943, era stato posto inizialmente al comando di un battaglione di riserva che si trovava in addestramento. Quando successivamente ha raggiunto Cefalonia in aereo la sua 1^ compagnia si sarebbe già trovata impegnata nei combattimenti in montagna. Non era in grado di confermare se l’unità fu comandata da un sostituto, un certo sottotenente Wimmer. Non aveva memoria di un tale ufficiale. Anche il suo ex comandante di plotone, sottotenente Weisbacher, sarebbe stato catturato dai partigiani insieme al suo intero plotone sulla terraferma greca, ancor prima dell’intervento a Cefalonia e all’epoca sarebbe stato considerato disperso. Durante la sua breve permanenza sull’isola non avrebbe assistito da nessuna parte alle fucilazioni.

4. HELMUT VOGTLE, tenente e comandante della 5^ compagnia comando del 54° battaglione ha testimoniato che, durante i combattimenti, i plotoni della sua compagnia –come del resto sarebbe stata consuetudine- sarebbero stati destinati in plotoni o squadre ad altre unità e che a lui stesso sarebbe rimasta solo la sezione ausiliaria della compagnia.Non avrebbe né visto e neppure ordinato esecuzioni. Non avrebbe neppure sentito alcun ordine del Fuhrer circa il trattamento dei soldati italiani. Non avrebbe, inoltre, saputo nulla del fatto che membri della sua compagnia sarebbero stati impiegati in comandi di esecuzione.

5. KARL WEISBACHER,sottotenente e comandante di plotone nella 1^ compagnia del 54° battaglione cacciatori da montagna per il periodo dal 1.7 al 10.10 1943 –come riferito da Schroppel- fu insieme a 15 uomini in prigionia a sud-est di Ioannina.

6. ANTON WIMMER, sottotenente del 98° reggimento cacciatori da montagna ha testimoniato che egli, per una ragione che non riesce più a spiegare, sarebbe stato posto, poco prima dell’ingaggio a Cefalonia, al comando del 54° battaglione. Avrebbe comandato, come sostituto, una compagnia che, tuttavia, non sarebbe stata impiegata nei combattimenti. Non avrebbe visto né sentito alcunché in merito alla fucilazione di prigionieri di guerra italiani. Da qualche parte sull’isola il comandante li avrebbe poi raggiunti. Dopo pochi giorni l’unità sarebbe stata rimandata all’unità d’origine.

7. FRITZ THOMA, tenente e comandante della 7^ batteria del 79° reggimento artiglieria da montagna, ha dichiarato di non sapere nulla della fucilazione di soldati italiani e di un relativo ordine del Fihrer. Avrebbe saputo dell’esecuzione degli ufficiali solo per sentito dire.

Dopo il suo ferimento durante lo sbarco Max Kurz non partecipò più ad ulteriori combattimenti a Cefalonia., Karl Weisbacher non raggiunse neppure l’isola perché in prigionia e contra Ottmar Muhlhauser le indagini vennero condotte dalla Procura di Monaco.
I sospetti si concentrano quindi sui quattro altri ufficiali Schroppel, Thoma. Voglte e Wimmer, ma questo solo perché essi durante l’intervento a Cefalonia, comandarono delle unità che devono essere passate in almeno alcuni luoghi delle fucilazioni (indicati al precedente punto IV).

Le loro deposizioni non possono tuttavia essere smentite dalle prove raccolte.

Non può essere accertato che loro stessi oppure membri della loro 1^ e 5^ compagnia del 54° battaglione cacciatori da montagna oppure della 7^ batteria del 79° reggimento artiglieri da montagna, erano, sotto il loro comando, coinvolti nell’uccisione di prigionieri di guerra italiani.

Il procedimento contro questi ufficiali va quindi archiviato”.
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Alla luce di quanto sopra non rimane altro da fare se non augurare al Procuratore Intelisano di riuscire a venire a capo dell’intricata matassa ivi compreso, ovviamente, l’accertamento –il più possibile vicino- alle VERE DIMENSIONI della presunta strage le quali costituiscono il punto di partenza della nuova istruttoria sui fatti essendo –tra l’altro- di tutta evidenza che un conto è indagare su una non ben definita strage di ‘almeno 4000 militari’ e un altro su quella di circa 350-400 di cui gli unici CERTI con nome e cognome -insieme con pochi altri sventurati soldati- sono i 137 Ufficiali vilmente uccisi alla Casetta Rossa il 24 e 25 settembre 1943.
Dai Documenti 'Ufficiali' di cui le FFAA sono depositarie e che io ho consultato nei loro Archivi, i Caduti -MORTI A CEFALONIA- risultano essere stati meno di 1700 tra MORTI durante i combattimenti (CIRCA 1300) e FUCILATI dopo la resa (tra cui il padre dello scrivente).
Naturalmente durante i combattimenti (15-22 sett.) i tedeschi infierirono molto spesso uccidendo vilmente i nostri soldati appena catturati, ma i numeri sono FORTUNATAMENTE quelli pur se a molti ciò sembra dispiacere perchè fa venir meno il castello di menzogne sullo sterminio quasi totale su cui speculano da sempre sia la Sinistra per mostrare i nostri soldati -che obbedirono ad un ORDINE di COMBATTERE- come 'partigiani ante litteram' mossi da uno spirito che anticipava le 'buone' ragioni dei futuri partigiani e le FFAA che hanno colto l'occasione per nascondere le spaventose responsabilità del governo Badoglio –che ordinò a Gandin di combattere senza aver dichiarato guerra ai tedeschi- celebrando un loro MITO che sanno bene non essere esistito: ma fa lo stesso, tanto la gente, ascolta quello che gli si dice e non va a scartabellare nei loro Archivi come ho fatto io.
Questo dunque il responso delle ultradecennali ricerche di Archivio che ho compiuto e di cui ho dato conto nel mio ultimo libro.
Su di esse, sia pur con alcuni distinguo, ha concordato il prof. Giorgio Rochat di cui merita di essere riportata l'emblematica frase che segue: “I 9-10000 morti sono cifre fatte da gente che non ha senso storico e somma tutte le cifre possibili”.
Si tenga presente che Rochat è sempre stato un'icona della storiografia di Sinistra e ciò malgrado è divenuto un avallo 'accademico'delle mie ricerche: forse perciò di lui a Sinistra se ne parla da allora assai poco.
La Verità fa male ai bugiardi e comunque ripeto ancora una volta che sono in attesa di smentite fondate su prove documentali che fino ad oggi non ci sono state nemmeno dalle FFAA: forse perchè sanno bene come stanno le cose.
Tra l'altro attendo risposta alla lettera che il 3 settembre scorso ho inviato ai responsabili di esse per avere conto del problema del dato numerico dei Caduti di Cefalonia: sto ancora aspettando perchè il Ministro Parisi è molto occupato in altre cose ivi compresa la commemorazione di 'circa 9000' Caduti INESISTENTI.
Sarebbe da ridere ma, purtroppo, è roba da far piangere calde lacrime specie a chi conoscendo la verità -come il sottoscritto- si trova ad essere svillaneggiato, vilipeso e tenuto in disparte per un motivo molto semplice: ha SCOPERTO la Verità su Cefalonia.

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