Las Vegas: vola il fango dei democratici

Attacco frontale d’Edwards a Hillary Clinton

HOUSTON, TEXAS – All’inizio della campagna per le presidenziali del 2008, quando lo spettacolo della rivalità fra i candidati democratici alle si era fatto poco piacevole, i candidati avevano preso un accordo, poi non rispettato, di limitarsi nei loro scontri polemici all’uso d’armi convenzionali. L’ultimo confronto televisivo di Las Vegas, mentre ci si avvicina sempre di più alle primarie, ha messo invece in luce che la combattività della signora Clinton, d’Edwards e d’Obama è tale che l’unica regola che ora esiste è quella che non ci sono regole e che quindi, come in amore ed in guerra, è permesso tutto.
Proprio per questo motivo, la senatrice Clinton attaccata violentemente nel corso di un nuovo dibattito televisivo tenutosi nella sfolgorante città dello stato del Nevada ha parlato di “lancio di fango” nei suoi confronti, servendosi di una strategia più che spregiudicata che oscilla, a secondo delle necessità e delle circostanze, tra le posizioni femministe più spinte e l’opposto di queste.
Edwards, in effetti, ha investito Hillary davanti alle telecamere senza fare tanti complimenti mettendo in dubbio che, se eletta, potrebbe essere in grado di recuperare il consenso verso il loro presidente degli Americani, perso da Bush nel corso della sua controversa gestione degli Stati Uniti. L’evidente allusione alla vicenda più che chiacchierata del rapporto tra il marito dell’ex first lady e la giovane borsista, che portò il presidente ad essere messo sotto inchiesta, sembra aver colpito nel vivo la signora di ferro dei Democratici che ha considerato questo tipo d’attacco del collega di partito come il classico colpo sotto la cintura.
In quest’occasione la senatrice dello Stato di New York ha gridato subito il suo sdegno protestando proprio con l’atteggiamento della giovane donzella indifesa assalita proditoriamente che, francamente, tutti quelli che la conoscono bene e che ne hanno seguito la lunga carriera in ascesa ai vertici della vita politica americana, stentano non poco a trovare autentico.
Hillary, nel confronto-scontro di Las Vegas ha recuperato bene, secondo gli analisti rispetto allo scivolone precedente e questa volta è stato invece Barack Obama a perdere alcuni punti davanti all’enorme audience televisiva americana.
In più di un’occasione il beniamino delle minoranze s’e’ mostrato impreparato e confuso e non è stato in grado d’esprimere bene il suo pensiero. Gli analisti, nel commento che ha fatto seguito al dibattito, hanno rilevato specialmente il fatto che Obama è sembrato in difficoltà davanti alle telecamere facendo l’errore, considerato madornale, d’abbassare lo sguardo e di non guardare fisso, con sicurezza e disinvoltura dentro l’obiettivo che lo riprendeva. In America il futuro capo della Casa Bianca è considerato alla stessa stregua dell’uomo d’affari o dell’amministratore di una compagnia, anche se diversa e più grande, ed è quindi importante per chi si candida alla presidenza mostrare sempre decisione e freddezza in ogni circostanza.
Per la signora Clinton, invece, la situazione è ben diversa. Con i suoi cambiamenti improvvisi di strategia è riuscita a far vedere che dispone di un repertorio di trovate piuttosto ricco e questo, assieme al momento favorevole per i presidenti in gonnella, ha contribuito certamente ad ottenerle ancora altri consensi strappati a chi sta facendo di tutto per farla scendere giù dal podio più alto, del primo in classifica, a cui aspirano tutti nella corsa alla Casa Bianca.
Adesso, l’unica incognita per Hillary potrà essere quella del fondamentalismo protestante del vecchio sud conservatore e contrario ai democratici. Nella vecchia Dixie c’e’ gente che ha considerato sempre Las Vegas come la città del vizio, preferita dal demonio, e riuscire ad emergere proprio tra le luci tentatrici della capitale del gioco, paradossalmente, potrebbe essere considerato come qualcosa di cui non dover essere affatto fieri specialmente se si dovesse pure trascendere ed abbandonare le regole del fair play per scadere nell’imbarbarimento dello scontro politico fra i candidati.

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