Favorevoli, ma duramente critici

di Willer Bordon

IL TESTO DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL SEN. BORDON A NOME DELL'UNIONE DEMOCRATICA

È evidente a tutti che non stiamo votando solo la Finanziaria: il voto di oggi ha assunto infatti ancor più generali significati politici di quanto non abbia normalmente il voto sulla legge di bilancio. E purtuttavia il giudizio sulla Finanziaria da parte di Unione Democratica, la realtà a cui abbiamo dato vita assieme al Movimento dei Consumatori, è di luci e di ombre.
Da tempo noi siamo convinti che due questioni siano ormai divenute insostenibili: da una parte l'enormità del debito pubblico, che immobilizza e distrae enormi risorse, all'incirca 80 miliardi di euro (quattro o cinque finanziarie solo per il pagamento degli interessi), dall'altra una spesa corrente che, mi si passi la battuta, corre assai più di quanto dovrebbe, alimentando perversi meccanismi e burocrazie improduttive, mantenendo alta la tassazione e sottraendo risorse necessarie agli investimenti, allo sviluppo, alla ricerca.
Non è certo un problema di oggi, anzi dobbiamo dare atto al Presidente Prodi di averlo affrontato fin dal '96 con il rigore che gli strumenti di un quadro politico ed istituzionale così frammentato gli consentivano.
Ed è surreale che proprio oggi ci sia qualcuno che dalle file della maggioranza propone di ritornare al tempo in cui con il proporzionale i governi si facevano dopo il voto, i cittadini erano sudditi e non sovrani: perché quel periodo fu contrassegnato, tra l'altro, dall' incontrollata espansione del debito e della spesa pubblica.
Avremmo dunque preferito che si facesse di più, anche sul piano del disboscamento di privilegi e rendite di posizione che rendono il nostro Paese sempre meno competitivo e le nostre una società e una democrazia sostanzialmente bloccate.
È il sistema politico e istituzionale che va radicalmente mutato, un sistema politico e partitico sempre più distante e sempre più conservatore e autoreferenziale. Gli interessi dei cittadini appaiono sullo sfondo e vengono sempre dopo gli interessi di questa o quella parte politica.
Com'è noto, con il collega Manzione abbiamo lavorato per inserire nella Finanziaria elementi assai qualificanti, che dessero un segnale forte, riducendo i “costi della politica”, e introducendo nuovi strumenti di difesa per la platea più vasta dei nostri concittadini consumatori.
Abbiamo ottenuto risposte importanti, a cominciare dalla reintroduzione, nella legislazione italiana, della legge Bassanini, che limita drasticamente il numero di ministri e sottosegretari: rendendo un servizio, oltre che al ripristino di un canale di fiducia tra cittadini e istituzioni, all'efficienza, snellimento e funzionamento delle compagini governative.
Abbiamo finalmente portato anche in Italia la cosiddetta class action, ovverosia l'azione di risarcimento collettivo, come avviene in tutte le nazioni più progredite. Così come siamo riusciti ad introdurre nella manovra una puntuale tutela degli utenti dei servizi pubblici locali, anticipando una riforma promessa da anni.
Il nostro sarà dunque un voto favorevole, ma nello stesso tempo vogliamo sottrarci ad una ridicola conta che oggi ha portato l'opinione pubblica a giudicare il risultato in quest'aula come una sorta di giudizio di Dio. Passa la Finanziaria, come io credo, ma non cambia la nostra valutazione sulla fragilità del sistema politico, sull'assurdità di leggi elettorali che fanno male al Paese, e soprattutto sulla presa d'atto che non esiste più, in senso proprio e da tempo, a nostro avviso, una maggioranza politica.
Sono parole dure, me ne rendo conto, ma non si cura la malattia se il medico non è impietoso.
Esiste al massimo una maggioranza aritmetica, o meglio è esistita sino ad oggi, e se in questo voto facciamo prevalere ancora una volta, di fronte al rischio dell'esercizio provvisorio, il senso della nostra personale responsabilità, e anche quella linearità di comportamento indispensabile di chi crede veramente nella democrazia dell'alternanza, con la stessa franchezza diciamo al Presidente del Consiglio che non avrebbe più senso continuare se non si riesce ad affrontare e a colmare le distanze che in una coalizione come la nostra sono diventate su alcuni terreni al momento apparentemente incolmabili.
Al Presidente Prodi, con il nostro emendamento che introduce la Bassanini, offriamo la possibilità di un Governo non più fatto solo secondo le alchimie e le lottizzazioni dei partiti, ma secondo quanto richiede la nostra Costituzione.
Occorre dunque andare oltre la pura difesa dell'esistente, mettendo in campo un progetto politico che permetta a chiunque vinca non solo di prevalere, ma di governare, che è con ogni evidenza tutt'altra cosa.
A questo ci dedicheremo con una precisa proposta politica nei prossimi giorni.

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