Class action: da bandiera di ricatto politico a strumento concreto?

Class action: da bandiera di ricatto politico a strumento concreto?

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Dopo il voto in Finanziaria sulla Class Action al Senato, il provvedimento che arrivera' alla Camera potra' e dovra' essere modificato se non vogliamo che questo strumento resti solo una bandiera in mano a due senatori, una serie di articoli di giornali e uno strumento di ricatto per le associazioni di consumatori finanziate dallo Stato nei confronti delle grandi aziende.
Se vogliamo che da strumento in mano alle corporazioni diventi strumento giudiziario per i singoli consumatori, e danneggiati piu' in generale, occorrera' introdurre delle modifiche sostanziali.
I punti piu' importanti su cui la Commissione Giustizia sta lavorando dall'inizio della legislatura sono: l'accesso (non per i soli consumatori ma per tutti i soggetti danneggiati); la proposta (non un elenco di associazioni di consumatori redatto dal Governo visto che come recita l'articolo 24 della Costituzione esiste il diritto del singolo ad agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi); l'ammissibilita' (un giudice deve stabilire se ammettere o rifiutare l'azione giudiziaria); il risarcimento (non un passaggio da una Camera di conciliazione e una successiva causa individuale, ma un automatismo fra sentenza e risarcimento del danno, tramite la figura del “curatore amministrativo”, nominato dal Giudice).
Questi i punti cardini della proposta di legge che elaborata insieme all'Aduc mi vede prima firmataria ma in compagnia di parlamentari di entrambi gli schieramenti (1), e che su questi punti e' simile anche alle 3 proposte di legge dell'on. Fabris (Udeur), on. Pedica (Italia dei Valori) e dell'on. Grillini (misto, socialisti).
Se non verra' stralciato il provvedimento (come sarebbe sensato e corretto da un punto di vista regolamentare), la strada degli emendamenti sara' quella da percorrere, confidando nella volonta' di far seguire alle politiche di liberalizzazioni anche quelle che diano nelle mani dei singoli cittadini le possibili azioni di rivalsa per far valere i propri diritti.

(1) Introduzione dell'azione giudiziaria collettiva, pdl 1443: Donatella Poretti, Daniele Capezzone, Romolo Benvenuto, Giorgio Carta, Giovanni Carbonella, Arnold Cassola, Francesco Colucci, Cinzia Dato, Sergio D'Elia, Tana De Zulueta, Sandro Gozi, Carmelo Lo Monte, Giuseppe Lumia, Bruno Mellano, Roberto Poletti, Federica Rossi Gasparrini, Emanuele Sanna, Giuseppe Trepiccione, Michele Tucci, Lanfranco Turci, Maurizio Turco, Luana Zanella
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PRODOTTI IN PELLE PERICOLOSI? FORSE SI', MA ASPETTIAMO CHE SUCCEDA QUALCOSA PRIMA DI INTERVENIRE…

Intervento dell'on Donatella Poretti parlamentare radicale della Rosa nel Pugno, segretaria della Commissione Affari Sociali

Uno studio dell'Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi che rilevava la presenza di dicromato di potassio (un composto allergizzante chiamato anche cromo esavalente) nel 57% dei manufatti in pelle presenti sul mercato tedesco, mi ha fornito lo spunto per un'interrogazione, elaborata insieme all'Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori), al ministero della Salute per sapere se in Italia fossero in atto studi adeguati su questa sostanza e, nel caso negativo, se si ritenesse di condurli. Dopo la pubblicazione dell'interrogazione, l'Unione Nazionale Industria Conciaria (UNIC) ritenendosi screditata, ha minacciato di querelare l'Aduc e, come reso noto dalla stessa associazione dei consumatori, tramite il proprio studio di avvocati, in data 4 agosto, ha fatto pervenire presso l'associazione una ricerca della Stazione sperimentale per l'industria delle pelli (SSIP), Ente posto sotto la vigilanza del ministro dello Sviluppo Economico.
Al ministro della Salute ho rivolto subito una nuova interrogazione per avere delucidazioni sui dati della ricerca, secondo la quale nel 5,1% dei prodotti esaminati era stato trovato il dicromato, e sul perche' questa si trovasse in mano dell'UNIC.
In risposta all'interrogazione mi e' stato confermato che la ricerca dell'SSIP si e' basata soltanto sulla produzione conciaria italiana, al contrario di quella tedesca che riguardava tutti i prodotti sul mercato, quindi di provenienza extra europea. Rimane quindi una ricerca che non affronta esaustivamente la problematica. Non mi e' stato risposto, poi, sulla necessita' di informarsi su quali e quante aziende siano incluse nella percentuale del 5,1 % dei prodotti trovati con il dicromato e, infine, la cosa piu' curiosa e' che mi e' stato assicurato che nessun ricerca del SSIP e' stata inoltrata all'UNIC. Rimane, quindi, un mistero come un documento fatto pervenire all'Aduc dai rappresentanti legali dell'UNIC, risulta indirizzata in data 3 agosto 2007 al Ministro della Salute.
Di positivo e' emerso soltanto che nel rispetto di un regolamento europeo il produttore che voglia utilizzare il dicromato di potassio dovra' fare richiesta all'Agenzia europea per le sostanze chimiche di Helsinki (ECHA) che valutera' se concedere o meno l'autorizzazione.
Il Ministero, dal canto suo, si e' adoperato per richiedere agli Assessorati regionali l'invio dei dati, in loro possesso, relativi a manifestazioni di patologie acute collegate all'uso di prodotti con cromo. Ma solo se i dati trasmessi dovessero risultare un potenziale pericolo per la salute dei consumatori, il ministero assicurerebbe il proprio impegno per adottare i provvedimenti opportuni in materia di etichettatura di tali prodotti. Quindi, insomma, ci deve scappare il danno grave per qualcuno prima che si arrivi a prendere provvedimenti in questa direzione.

il testo dell'interrogazione con la risposta:

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