Altro che Heidiland

di Renzo Balmelli

La Svizzera ha subito un lifting radicale e dalle urne è uscito uno sconcertante premio alla destra xenofoba, La trasversalità delle tesi della SVP negli altri partiti ha poi avuto conseguenze devastanti. Nelle prossime settimane si vedrà se le sirene blocheriane continueranno a dettare l’agenda politica con la disinvoltura, l’irruenza e l’aggressività che ha marcato una campagna elettorale divenuta caso internazionale.
di Renzo Balmelli
La vitttoria ha molti padri, la sconfitta è orfana. Nella patria di Tell è vero il contrario. Il “papà” del successo è uno solo, Christoph Blocher, leader incontrastato dell'SVP di orientamento nazionalista, potente ministro della giustizia, ormai padrone di un quarto abbondante dell'elettorato. E talmente sicuro di se da dichiarare, con un certo sussiego, parafrasando De Gaulle, di essere troppo vecchio per fare il dittatore. Se lo dice lui!
Certo, la Svizzera ha subito un lifting radicale da quando dalle urne è uscito lo sconcertante risultato che ha premiato la destra xenofoba. Altro che Heidiland.
Il male oscuro tuttavia arriva da molto piu’ lontano, coincide con l’entrata in scena del fattore “B”, dove “B” sta appunto per Blocher, che già da svariati anni, forte di risorse finanziarie che gli altri partiti manco si sognano, si ingegnava a sparigliare le carte usando abilmente l’intera gamma della demagogia. Lentamente, ma inesorabilmente, sotto la spinta delle forze di stampo populista, il sipario è calato. I valori che hanno fatto grande il paese, la tolleranza, la solidarietà, lo spirito di accoglienza si sono dispersi, sostituiti da slogan di facile suggestione, tanto pericolosi, quanto vuoti di significato.
Per quel che conta, c'è una spiegazione al fenomeno. La popolazione svizzera, confinata in un fazzoletto di terra e circondata da potenti vicini, ha sempre avuto un forte bisogno di sicurezza e protezione. In tedesco la chiamano “Geborgenheit”. Un tempo la cercavano nella famiglia, nella inalienabile certezza del posto di lavoro, nell’esercito, nella chiesa. Mutata la realtà economica, sociale e culturale, molti elettori, rimasti privi di punti di riferimento, hanno riversato le loro ansie nel grembo del partito che si proponeva in questo clima carico di incertezze quale rassicurante guardiano del focolare domestico.

DESTRA SVIZZERA – Immagine tratta dal sito della SVP di Blocher: fa parte di un
videogioco in cui le bianche pecorelle svizzere espellono le “nere pecore straniere”

In quest’ottica, forse ancor piu’ che con l’orrendo manifesto della pecora nera, i democentristi hanno avuto buon giuoco nel destabilizzare il quadro d’assieme ed a radunare sotto la loro bandiera le candide pecorelle impaurite. La trasversalità delle tesi della SVP negli altri partiti ha poi avuto, come si è visto, conseguenze devastanti. Il centro liberale si è appiattito senza criterio sulle posizioni blocheriane, finendo col perdere l’anima, oltre che i voti. I socialisti hanno insistito con scarsa lungimiranza nel voler trasformare le elezioni in un referendum pro o contro Blocher. Quando si sono accorti dell’errore di strategia, era ormai troppo tardi ed escono ora malconci dalla contesa.
Il verdetto delle urne ha fatto dire a molti osservatori, sorpresi e sconcertati, che la Svizzera, perso per strada l’esemplare insegnamento della Croce rossa, si avvia a diventare un paese “normale”, confrontato con i problemi comuni a tutta l’Europa. E’ in apparenza paradossale, poiché l’antieuropeismo, oltre al tema degli “stranieri”, ha fornito l’arma vincente ai nazionalisti.
Con i suoi metodi aggressivi, la SVP ha importato nella confederazione uno stile alla Sarkozy e alla Berlusconi, “politicamente scorretto” e del tutto estraneo alla tradizione elvetica.
In quest’ordine di idee, sarà interessante, in vista dei prossimi appuntamenti per il rinnovo del governo (Consiglio federale), verificare se le sirene blocheriane continueranno a dettare l’agenda parlamentare con la disinvoltura, l’irruenza e l’aggressività che ha marcato una campagna elettorale divenuta caso internazionale.
A bocce ferme si potrà capire davvero meglio come e quanto sono cambiate in Svizzera le condizioni di base per fare politica.(ADL)

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