Lettera: Questa destra barbarica

di Bruno Pierozzi (Spi Cgil nazionale)

Caro Direttore,

cari compagni, siamo in presenza di un vero e proprio imbarbarimento della politica in Italia. Non c’è giorno che non si assista ad una sequela di insulti e offese tra uomini e donne della politica e non solo di questa. L’ultimo episodio in ordine di tempo è quello riferito alle offese contro la senatrice a vita e premio Nobel Rita Levi Montalcini ad opera del senatore Francesco Storace.
Bene ha fatto perciò Furio Colombo dalle colonne dell’Unità a denunciare questa pericolosa tendenza che rispolvera modalità aggressive e violente tipiche del fascismo. Ma vorrei qui richiamare l'attenzione anche su altre gravi provocazioni e offese che non hanno trovato alcuna forma di indignazione. Mi riferisco alle recenti parole proferite da Umberto Bossi e da altri esponenti leghisti all'indirizzo di uno dei padri fondatori dello Stato Italiano, ovvero Giuseppe Garibaldi.

E' stato denigrato Garibaldi con i seguenti epiteti: avventuriero, cialtrone, ladro, truffatore. Se soltanto questi signori avessero la compiacenza di leggere la storia del Risorgimento e in particolare della Repubblica Romana del 1848-49 (esempio vero di repubblica democratica e di autonomismo) forse capirebbero cosa è stato davvero Garibaldi.
Ma ciò che più indigna è che non c'è stato nessuno, dai semplici consiglieri circoscrizionali fino alla massima carica dello Stato, che abbia stigmatizzato tali offese. In un Paese normale chi offende la propria storia e i personaggi che hanno dato lustro al proprio Paese (a volte anche con il sacrificio della propria vita) sarebbe estromesso dal Parlamento e subirebbe anche sanzioni penali. In Italia invece sembra che ormai sia consentito di tutto, anche offendere la memoria storica di un uomo che ha speso la propria vita per la libertà e la democrazia, non solo del popolo italiano, ma anche di tutti i popoli in lotta per la difesa dei principi di libertà, eguaglianza e fratellanza che sono alla base delle democrazie moderne. Chi offende Garibaldi offende anche le migliaia di morti del Risorgimento e tra questi tantissimi Veneti, Lombardi, Piemontesi, morti perché l'Italia non fosse più “un'espressione geografica”.

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