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L’Associazione democratica Giuditta Tavani Arquati

Lettera

L'Associazione democratica Giuditta Tavani Arquati ricorderà, insieme all'Amministrazione capitolina e al primo municipio il sacrificio di Giuditta Tavani Arquati, di suo figlio Francesco, di suo marito e degli altri sedici patrioti che morirono con loro nell'assalto degli zuavi di Pio IX al lanificio Ajani.
Questa cerimonia, iniziata dall'amministrazione di Ernesto Nathan, interrotta dal fascismo nel 1925 e ripresa dall'amministrazione di Ugo Vetere del 1982 ( sono 25 anni che abbiamo ripreso a celebrarla) che la ricordiamo, ha visto sempre insieme l'amministrazione capitolina e la nostra associazione, che rappresenta l'impegno laico e libertario dei romani: noi crediamo che sia importante continuare a ricordare le radici risorgimentali di Roma democratica e il patrimonio di libertà, laicità,convivenza e tolleranza che Roma ha saputo esprimere nel corso della sua difficile storia.
Giuditta Tavani era figlia di un difensore della Repubblica Romana che, liberato dal carcere pontificio dopo una lunga detenzione andò con la famiglia in esilio a Venezia. Giuditta crebbe in un ambiente di impegno politico, e sposò un patriota, Francesco Arquati, proprietario, con la sua famiglia, di un lanificio nella zona di Trastevere allora ricca di attività artigianali e commerciali. Venduto il lanificio a Giulio Ajani, Arquati aveva continuato a dirigerlo.

Giuditta Tavani Arquati

Nell'ottobre 1867 dopo l'attentato di Monti e Tognetti alla caserma Serristori, gli zuavi pontifici attaccano il lanificio dove Giuditta, con il marito, il figlio Francesco di dodici anni e altri patrioti preparavano e nascondevano munizioni in previsione dell'insurrezione garibaldina.
Giuditta, incinta, il figliolo dodici anni, il marito e altri sedici patrioti cercano di difendersi, ma sono massacrati. L'Associazione democratica Giuditta Tavani Arquati fu fondata dai reduci della Repubblica Romana e dai parenti dei caduti trasformando una antica “vendita” carbonara.
Denominata inizialmente “dei non elettori del V mandamento”(Borgo e Trastevere) (non elettori perché poveri e perché repubblicani irriducibili), fu poi intitolata all'eroina trasteverina e continuò ad incarnare lo spirito laico e libertario della Roma risorgimentale. Sciolta dal fascismo nel 1925, fu ricostituita dopo la liberazione dai nazi-fascisti(2) e continua ad operare.

Sandro Masini, presidente

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