Assemblea Parlamentare Italia-Iran: La tutela dei diritti umani
Presidente Moshiri, Presidente Violante, Colleghe e colleghi,
L´indissolubile legame tra pace, sicurezza e sviluppo passa anche attraverso il forte impegno- a livello internazionale e nazionale- per la tutela dei diritti fondamentali: come Parlamenti, dobbiamo quindi attrezzarci a svolgere un ruolo sempre più incisivo in tale ambito, trovando il giusto equilibrio tra le diverse esigenze presenti e rafforzando il ruolo che la diplomazia parlamentare può svolgere in questo contesto.
La tutela dei diritti umani, la tolleranza fra i popoli ed il rispetto della diversità altrui sono un pilastro fondamentale della politica dell’Unione Europea.
Tanto è vero che l’Unione Europea si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali che essa ha formalizzato a Nizza nel 1999 con la propria “Carta dei diritti fondamentali”. Inoltre, il motto dell’Unione Europea è appunto “Uniti nella diversità”.
L’Italia, paese fondatore dell’Unione europea, sottoscrive a pieno titolo la politica europea per quanto riguarda la tutela dei diritti umani e il rispetto delle diversità culturali.
La stessa costituzione italiana prevede che non vi siano discriminazioni di nessun tipo. Infatti, essa recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”
E onde tutelare le varie minoranze che vi sono in Italia, come la minoranza francofona in Val d’Aosta, quella germanofona in Alto Adige, la comunità ladina e via dicendo, la Costituzione prevede che vi siano regioni autonome, fondate sul pieno rispetto per la lingua, la cultura e il modo di vita e le diversità locali.
In effetti, anch’io sono un italiano “diverso”, in quanto sono nato a Malta, ho doppia cittadinanza maltese ed italiana, la mia lingua materna è il maltese, la mia seconda lingua è l’inglese e l’italiano è solo la mia terza lingua.
Ciò nonostante, la Costituzione italiana, mi riconosce giustamente pieni diritti, anche se italiano all’estero, proprio come quelli riservati agli Italiani residenti in Italia.
Ecco, nell’era della globalizzazione, noi crediamo fermamente che il rispetto dei diritti delle persone vada esteso a tutti i paesi del mondo.
Naturalmente, la libertà di espressione non si può limitare. La libertà di espressione delle idee politiche di ciascun individuo è in cima alla lista di priorità di noi tutti.
Continuiamo a lavorare sodo affinché il pluralismo politico, religioso ed il diritto di ogni individuo di esprimere liberamente il proprio pensiero sia esteso a tutti i paesi del mondo.
Quindi, non è accettabile per noi che il “diverso” sia reso vittima a causa della propria diversità. Questo vale anche per chi ha un orientamento sessuale diverso dal nostro. Noi non possiamo accettare che tali persone debbano essere incriminate, messe in carcere e magari anche condannate a morte per la loro diversità.
La Costituzione italiana esclude ogni ipotesi di reintrodurre la pena capitale, anche nelle leggi militari di guerra. Quindi, siccome crediamo in una giustizia senza vendetta, l’Italia si è fatta promotrice di una moratoria presso le Nazioni Unite.
Fortunatamente, la pena di morte è una tematica che sta a cuore a diversi paesi e, per esempio, il Consiglio d’Europa ha festeggiato la prima giornata contro la pena di morte proprio la settimana scorsa, il 10 ottobre.
Per noi, il valore della vita umana è sacro e ogni vita deve essere rispettata, qualsiasi sia la nazionalità.
Penso che sarebbe veramente un grande segnale politico se un paese così autorevole ed importante come l’Iran prendesse l’iniziativa a favore della moratoria contro la pena di morte.
L’Unione europea è nata dalle ceneri di due disastrose guerre mondiali, dove esseri umani di nazionalità diverse erano in lotta sanguinosa tra loro.
Oggi, a cinquanta anni dalla fondazione dell’UE, tedeschi e francesi -tradizionali nemici-, francesi ed inglesi, che si facevano la guerra ai tempi di Napoleone, inglesi e spagnoli, che si uccidevano ai tempi di Elisabetta I, siedono insieme al tavolo dei negoziati per appianare i problemi esistenti.
Ecco, la tolleranza fra i popoli è un marchio di qualità che ci contraddistingue come europei. Ed è lo stesso spirito di tolleranza che noi auspichiamo per il popolo palestinese e israeliano, che dovrebbero vivere dignitosamente, uno accanto all’altro in pace, come due stati liberi, due popoli che si rispettano vicendevolmente.
Naturalmente, nel guardare ad un futuro di pace per tutti nel mondo, non trascuriamo i percorsi dolorosi cha la storia ci ha tramandato.
E quindi il passato diventa per noi un monito chiaro affinché non si ripetano i gravissimi errori.
Le guerre del periodo classico, le disuguaglianze del periodo medioevale, i conflitti sanguinosi post rinascimentali, i nazionalismi dell’ottocento, i terribili olocausti del secolo appena passato, la morte quotidiana che colpisce il popolo palestinese e israeliano non si possono né scordare né cancellare dalla memoria.
La nostra azione politica presente, per un futuro migliore, deve essere portata a termine pensando a tutti quelli che hanno sofferto nel passato e che soffrono ingiustizie e soprusi tuttora.
Adesso, come possiamo utilizzare i percorsi parlamentari per agevolare l´attuazione dei nostri ideali?
Per quanto attiene al versante internazionale, giova ricordare che, a livello delle Nazioni Unite, nel documento finale del World Summit 2005, e´stata decisa l´istituzione di un Consiglio per i diritti umani con il compito di promuovere la protezione dei diritti umani a livello internazionale e di curare il coordinamento con gli altri organi delle Nazioni Unite.
Dopo mesi di intensi negoziati, il 15 marzo 2006 l´Assemblea Generale dell´ONU ha votato a larghissima maggioranza una risoluzione che istituisce il Nuovo Consiglio per i diritti umani, che sostituisce la precedente Commissione di Ginevra
Dall´esercizio delle libertà fondamentali nei diversi paesi dipende il rispetto delle diversità e delle espressioni culturali, che a loro volta si basano anche sulla capacità dei paesi di assicurare la giustizia sociale e di garantire gli elementi essenziali della coesione sociale, quale il ruolo delle donne nella società e nel lavoro.
Presso la Camera dei deputati italiana sono state ospitate le riunioni della Commissione Cultura dell´Assemblea parlamentare euro-mediterranea, presieduta dal Parlamento italiano fino al 2008.
In tale sede, sono stati discussi argomenti che affrontano il dialogo tra civilta´e che possono fornire lo spunto in questa sede su come porre le basi di una cultura comune di pace e di comprensione; il ruolo dei media come collegamento tra società moderne; la valorizzazione di iniziative di interscambio e di cooperazione nel settore scolastico ed universitario.
Da sempre, infatti, sosteniamo la cooperazione tra studenti e la formazione come strumento di riconoscimento delle differenze. Al contempo potrebbero nascere delle iniziative come l' inserimento nei programmi scolastici di contenuti letterari e storici propri delle altre culture, richiamate anche nel rapporto “Alliance des civilisations” del gruppo ad Alto livello delle Nazioni Unite.
Il Parlamento italiano ha sottolineato in più sedi l´importanza del dialogo interculturale. Bisognerebbe fare in modo che il settore culturale costituisca una priorità´nella negoziazione dei finanziamenti, nella ricerca di radici comuni nel settore culturale come base per una cooperazione piu´intensa.
Giova in proposito richiamare i contenuti della Convenzione sulla protezione e la promozione delle diversità culturali adottata dalla XXXII Conferenza Generale dell´UNESCO il 20 ottobre 2005 che sostiene il riconoscimento del carattere peculiare dei beni e dei servizi nel campo della cultura che, in quanto veicoli di identita´, di valori e di significati, non possono essere considerati alla stregua di beni di consumo ordinari.
Anche nelle relazioni culturali tra Italia ed Iran, abbiamo fatto un importante lavoro comune nella valorizzazione della conservazione del patrimonio culturale ed archeologico, accompagnato da una proficua attivita´di formazione e interrelazione di esperienze.
Accanto a questo vi è stato un intenso scambio di docenti, archivisti e bibliotecari, l´ allestimento di mostre ed eventi culturali che legano le nostre culture, la previsione di borse di studio e di programmi per studenti.
Le relazioni culturali tra i nostri due paesi, dunque, da sempre caratterizzate per una particolare intensità, hanno delle importanti potenzialità che- come parlamenti- abbiamo il compito di stimolare e promuovere e che possono rappresentare un elemento fondante di una cooperazione più ampia nei diversi settori.
Permettetemi di concludere con un accenno alla questione del nucleare. E' ovvio che in merito a questa materia lo stato di diritto deve essere rispettato da tutti.
Non possiamo agire con il criterio dei doppi pesi e delle doppie misure: cio' che non varrebbe per l'Iran non puo' andare bene per l'India (vedi accordo USA – India).
E il tono usato dal Ministro degli Affari Esteri francese Bernard Kouchner nei confronti dell'Iran non e' accettabile se al contempo il Presidente Sarkozy offre di vendere alla Libia un reattore nucleare per la desalinizzazione dell'acqua di mare.
Secondo lo stato di diritto, ogni paese, compreso l'Iran, ha il diritto di utilizzare fonti nucleari per usi civili, cioè per la produzione di energia. Ma, come verdi, noi ci chiediamo: e' proprio necessario ricorrere al nucleare per produrre energia? Penso proprio di no.
Noi verdi siamo sempre stati coerenti in questo. Siamo sempre stati contro il nucleare anche per uso civile in Italia, in Europa, nel mondo. Il Nucleare ad uso pacifico e' pericoloso: basta vedere i casi di Chernobyl, di Three mile island, il Giappone (1200 litri di liquido radioattivo in mare, due, tre mesi fa).
Come verdi, non solo italiani ma anche europei, lanciamo quindi una proposta per una cooperazione energetica a larga scala sulle fonti alternative e rinnovabili al posto del nucleare.
Se l’Europa promette aiuti all’Iran ed investimenti per quanto riguarda fonti energetiche rinnovabili per il suo fabbisogno, il governo di Teheran è disposto a rinunciare al nucleare? Questo sì che sarebbe un passo di estremo coraggio, dove l’Iran si guadagnerebbe l’ammirazione del mondo.
Forse varrebbe la pena pensare a questa alternativa