Qui e subito (10)
A fronte delle predicate unioni, fusioni, emulsioni, accordi, patti tra partiti, una cosa è certa: a tutto questo, corrisponde una innumerevole serie di frammentazioni che, per la loro frequenza, hanno raggiunto il ridicolo. Avrete fatto caso, sono certo, che il fenomeno disgregativo sia presente in ambedue gli schieramenti. Destra e sinistra sono in un continuo divenire qualche altra cosa. Basti pensare a Storace e a Casini per il centrodestra ed a Dini, Mussi, Bordon per il centrosinistra ecc. Vogliamo chiederci cosa significa questo? Perché, ogni tanto, qualcuno forma un nuovo partito? Eppure, a ben guadare, le differenze ormai non si apprezzano quasi più tra uno e l’altro. Nessuno predica, per esempio, l’inutilità dei vecchi e quindi lo spreco di erogare loro le pensioni. Avete voi notato che tutti citano la famiglia? E i figli? Senza contare le note frequenti, ripetitive alla necessità di aprire la strada ai giovani? Nessun leader, in piazza, predicherebbe che chi non vale niente, azzardo si fa per parlare, non ha diritto di vivere con dignità e che la Costituzione si rivolge solo a quanti hanno l’acqua calda in casa o la villa al mare. Voglio dire che tutti dicono le stesse cose. Argomentazioni sensibili che fanno presa sulla gente che pensa che in quel momento stanno parlando di lei. Cambia lo stile, la bandiera ed il momento storico nel quale queste dichiarazioni vengono fatte. Per il resto, tutto uguale. Nonostante tutto, però, allegramente, si formano nuovi partiti. Forse nella speranza che da questa numerosa frammentazione si riformino nuove aggregazioni dalle quali scaturiranno altrettanti nuovi partiti e partitini e via discorrendo. Ma allora, perché questo fenomeno è inarrestabile?
L’unica spiegazione possibile è la bramosia di potere. Si ottiene, attraverso la costituzione di un partito, una forza ed una considerazione tali da non essere più considerati un numero, uno dei tanti. Ma assurgiamo al rango di chi può far cadere un governo, siamo intervistati. Ci chiedono cosa faremo in quella determinata circostanza, faremo o non faremo parte ancora di quella maggioranza? Insomma, il do ut des politico vige solo a certi livelli. Guardate, non è vero che i politici non si interessano dei bisogni della gente. Essi studiano, prospettano ed elaborano, spesso con grande spreco di energie, progetti e soluzioni in favore del popolo e, quindi della nazione. Non possiamo essere semplcisticamente d’accordo con Grillo quando mette uno zero a tutta l’attività parlamentare. La cosa, invece, che bisogna dire è che tutto questo molto spesso, non è il fine, ma il mezzo. L’interesse nazionale arriva, ma arriva solo in seconda battuta. In un secondo momento cioè, quando la “trattativa politica” ha raggiunto l’aggiustamento che i partiti si auspicano ciascuno per sé. Ecco perché, ristabilitisi gli equilibri di inizio legislatura, di tutte le legislature, s’intende, dopo qualche annetto, quando si capisce chiaramente che non si otterrà più di tanto dal potere, molti si precipitano, ad organizzarsi in partito. E si precipitano a rotta di collo. Ecco allora le citazioni a politici famosi e trascorsi che, bipartizan, ironia della sorte, vengono universalmente riconosciuti senza macchia e senza peccato. Ognuno cerca e trova una scuola di pensiero. Ognuno si rifà ad un passato che tiene a dimostrare ancora valido. Tutti si sgolano a nominare i valori, l’etica, i principi laici e quelli cattolici. Nel pentolone, sguazzano il vecchio col nuovo, vecchi con giovani. La pappa è sempre quella. Ma non sarà che la politica è proprio questo?
Di nuovo veramente in questa Repubblica, c’è una sola una cosa, bella o brutta, utile od inutile che sia: il voto degli italiani all’estero ed i loro rappresentanti democraticamente eletti. Tra tante chiacchiere, questa è una verità ed è una verità nuova ricca di prospettive e di risvolti. Un fatto che potrebbe cambiare il destino dell’Italia da un punto di vista economico e di immagine. Qui e subito.