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Dalle Alpi al Pireo, una ricerca sulla comunicazione i tra italiani e greci

di Fabrizio Lobasso
Console d’Italia

Dalle Alpi al Pireo, una ricerca sulla comunicazione interculturale tra italiani e greci

Congiuntivi ed imperativi

A volte ripenso alla singolare modalità con la quale ho interpretato il mio lavoro in questi tre anni, e cioè compenetrare la realtà che circonda i connazionali all’estero, apprezzarla e quindi farmi parte attiva per stimolare una convivenza più gioiosa e produttiva, basata sul rispetto e sull’arricchimento reciproci.
Non ho la presunzione di giudicare se mi sia spinto nella direzione giusta, ma una cosa è certa:
ci siamo divertiti molto, specie negli ultimi mesi, quando con l’Università Cà Foscari abbiamo dato un’accelerata alla “Ricerca sulla comunicazione interculturale tra Italiani e Greci, dalle Alpi al Pireo” .
Con questo titolo presenteremo ad Atene a fine ottobre il libro che consacra una ricerca approfondita condotta in tanti luoghi e con tanti amici, e che ha la pretesa di diventare col tempo un simpatico ed efficace mezzo di approfondimento per tutti quegli italiani che decidono di amare seriamente il posto in cui vivranno per un pò o per sempre, per i greci destinati a legare ancora i loro destini al nostro paese, per gli studenti, i linguisti, i colti, i delusi, e per tutti quelli che pensano che interagire (e quindi mettersi in gioco e aprirsi al nuovo) sia meglio del costruire la propria abitazione a un metro da quella del vicino per paura che le mura di quello tocchino le nostre.
Noi no. Noi la Casa vogliamo condividerla, e se le tubature scoppiano o lo sciacquone perde le spese saranno ripartite per metà!
Che risate ci siamo fatti! Avete mai visto la faccia di un greco quando con un ospite italiano di riguardo non sa più che pesci prendere con la pletora di titoli che accompagnano il nostro intercalare? Dottore, avvocato, onorevole, eccellenza, presidente, professore, direttore…. Chi sarà mai questo “mutante”? Avete mai visto un connazionale che cerca di spiegare ad un alunno greco che lo spirito critico e la sintesi vale di più della perfetta memorizzazione di una lezione intera? Che dire di un capo ufficio italiano, rassegnato mentre rimprovera un dipendente greco che – invece di tacere per paura di perdere il posto – continua ad interromperlo impietoso?
Valori, comunicazione verbale e non, eventi e mosse comunicative. Sono questi i parametri su cui ci siamo concentrati per capirci di più. È così che ho scoperto la meraviglia del “filotimo” ma anche la profondità del “grigorosimo”. È così che un amico greco saprà che al terzo ritardo di più di mezzora ad un appuntamento in strada, per il futuro verrà a trovarmi solo in ufficio…
È così che ho scoperto che è meglio non polemizzare con un greco in strada per non correre il rischio di trovarmene dieci attorno che lo difendono…
In genere, la mia parte pratica prevale sulla teoria, e dunque non ho certo intenzione di violare tale dogma proprio adesso che sento di aver raggiunto un importante punto di sintesi tra il mio mondo e quello che mi ha cullato (o sbatacchiato) negli ultimi tre anni. Il libro che presenteremo – quindi – non desidera restare nei cassetti dei docenti. Offre l’opportunità di essere metabolizzato, emulato da ogni connazionale in Grecia. Con un pò di fortuna e di buona volontà, la sua lettura sarà accompagnata da corsi di formazione, da strumenti di lavoro che contageranno quanti pensano che è tempo di aprire le finestre e guardare fuori. In fondo, ci è sembrato di essere un pò antesignani, non solo a livello consolare ma anche a livello comunitario. L'anno 2008, infatti, è stato dichiarato dalla Commissione Europea “Anno del Dialogo Interculturale” e noi vorremmo essere pronti con un contributo alla scoperta non solo della bellezza della tematica ma dei “modelli di competenza” che rendono tale dialogo possibile.
Sapete, quando sono arrivato in Grecia ho perso una casa da affittare a causa di un negoziato partito male e finito peggio con un avvocato greco. Ancora ricordo il suo “firma signor Lobasso, facciamo presto!!”, riferendosi al precontratto d’affitto, e la mia faccia perplessa per non sapere se avessi di fronte un principe del foro o un cialtrone. Ora so che in italiano i congiuntivi abbondano, ma che in greco abbondano gli imperativi. Ora so che dietro il presunto “apateonas” avrebbe potuto celarsi un semplicione che traduceva nel suo italiano imparato in due anni di università a Camerino i suoi concetti ellenici, più sbigativi dei miei. Ora so che troppo presto mi sono tirato indietro, forse sbagliando o forse salvato dal mio istinto da “guaglione”. Non succederà di nuovo, e speriamo (con gli amici veneziani) di aver contribuito almeno un minimo a che altri non facciano errori simili.

Fabrizio Lobasso
Console d’Italia

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