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Veltroni e la sua idea sbagliata dell’emigrato

Una mossa politica decisamente innovativa. Il candidato alla segreteria del PD, Walter Veltroni, ha inviato una lettera aperta a noi, “italiani all’estero”. Una iniziativa intelligente, in vista delle primarie del Partito Democratico. Una iniziativa politica che Romano Prodi non si era sognato di fare in occasione delle “sue” primarie. Allora, si pensava, che il “peso” dei nostri voti sarebbe stato ininfluente ai fini degli equilibri politici nazionali. Oggi, al presidente del Consiglio vorremmo ricordare che al Senato sono determinanti anche i voti dei nostri rappresentanti. Questa lettera aperta di Veltroni sembra un buon inizio per dare finalmente visibilità e potenzialità politiche ai connazionali che vivono all’estero. Veltroni ci scrive che nella costruzione del Pd viene data una grande opportunità per tutti gli italiani all'estero, dopo che per decenni siamo stati “dimenticati”. Ringraziamo, ma aspettiamo qualcosa di concreto, anche alla luce dell’idea sociologica che ha ispirato la lettera aperta. Mi spiego. Molto si è fatto, scrive Veltroni, molto c’è da fare «sia per sostenere ed accompagnare i processi di integrazione nei Paesi di residenza, sia per garantire piena appartenenza alla comunità d'origine». Sul primo punto, l’analisi del candidato Veltroni sembra alquanto superficiale e scorretta. Ad esempio, per la nostra integrazione nei Paesi di residenza si può sostenere che ogni singolo migrante ha agito, per il proprio inserimento, a titolo personale con i suoi mezzi culturali ed economici, senza fare appello alla Madre Patria che invece non sa ancora garantire una «piena appartenenza alla comunità di origine», considerando le capacità di servizio dimostrate dalle istituzioni italiane all’estero. Quanto poi al contributo che abbiamo recato all’immagine dell’Italia in Europa e nel mondo, dovremmo ricordare a Veltroni che se abbiamo contribuito lo abbiamo fatto, anche in questo caso, a titolo personale, perché la Madre Patria è stata ed è alquanto tirchia e clientelare nel promuovere la sua immagine all’estero (leggi investimenti economici e culturali). Infine Veltroni sostiene che da noi «può venire un apporto fondamentale di esperienze, idee, competenze e capacità». È una strada che possiamo percorrere in sintonia, a condizione che venga “aggiornata” la figura del nuovo migrante italiano, costretto a emigrare per poter esprimere al meglio le sua capacità intellettive e professionali in ambienti sociali in cui il “merito” e la “competenza” vengono valorizzati.

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