Intervista all’on. Francesco Caruso

Più che attaccare me, si sono sprecati a difendere la legge Biagi

Onorevole, si pente di quanto affermato ai danni di Biagi e di Treu?

Non credo che il tema sia il pentimento. Il problema, più che altro, è cercare di contestualizzare le parole e cercare di dare loro il giusto peso. E’ evidente che non si può parlare di responsabilità individuale del povero Marco Biagi e del Senatore Tiziano Treu. Le responsabilità sono delle maggioranze politiche e dei poteri forti che le sorreggono. Non delle persone appunto individualmente prese. Su questo credo bisogna fare chiarezza.

La riforma Biagi propone delle soluzioni lavorative che non vestono bene al pese Italia. Lo si è avvertito subito già dall’inizio, se si pensa ai contratti co.co.co., a termine, intermittenti ecc. L’Italia aveva bisogno di una riforma di questo tipo?

I lavoratori non ne avevano certo bisogno. Sicuramente ne avevano bisogno gli imprenditori senza scrupoli che approfittano della flessibilità per trasformarla in uno strumento di potere sul lavoro. Azione di subordine ed anche di ricatto di coloro i quali hanno la precarietà come metro di gestione del rapporto lavorativo. La continua possibilità di essere buttati in mezzo ad una strada, fa del lavoratore un soggetto debole. Questo non può che favorire le imprese. Quindi credo che ci sia una visione, un problema di fondo che è un problema di classe. Nel senso che, sia il pacchetto Treu che la legge Biagi favoriscono una parte dell’Italia, cioè quella che si è arricchita in questi anni, che continua ad arricchirsi, che chiede di non pagare le tasse minacciando di andarsene nei paradisi fiscali, quell’Italia che si è mangiata miliardi e miliardi di denaro pubblico con le privatizzazioni di ieri della Telecom e domani dell’Alitalia. L’Italia che approfitta sfrutta e ricatta la povera gente che non riesce nemmeno ad arrivare a fine mese.

Allora, precario è bello?

Hanno cercato di costruire una campagna martellante per anni, decenni, dagli anni ottanta sulla fine del posto fisso, sulla fine del lavoro garantito. Dovevamo essere tutti flessibili, intercambiabili. In verità, questo ragionamento sottintendeva appunto la distruzione di qualsiasi forma di garanzia nel rapporto di lavoro, qualsiasi forma di contrattualità collettiva, qualsiasi forma di regolazione di gestione del mercato del lavoro. Adesso è diventata una giungla nella quale tu sei una merce, devi buttarti lì e sperare di trovare il migliore offerente da cui poter trovare quattro lire per poter campare dignitosamente.

Come si è comportato il gruppo al quale appartiene dopo la sua autosospensione?

Credo che ci sia stato un passaggio iniziale, una reazione un po’ isterica ora la questione credo che molto più lucida contestualizzando le parole e capire anche gli errori. Io non mi sottraggo a questo anzi ho fatto due ore dopo la famosa dichiarazione le mie rettifiche, le mie scuse. Ma comunque, in verità, l’attacco era tutto strumentale, non solo e non tanto alle mie dichiarazioni. L’obiettivo era evidenziare i limiti, criticare frontalmente coloro i quali rivendicavano e rivendicano oggi tutt’ora la necessità di abrogare queste leggi. Sia la Treu che la Biagi. C’è stata una levata di scudi più che per attaccare il sottoscritto, per difendere queste leggi assassine.

L’autosospensione è sospesa?

Si abbiamo scelto collettivamente di revocare e levare di mezzo qualsiasi autosospensione o provvedimenti disciplinari per cui rientra nella piena normalità la vita del gruppo.

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