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Intervista all’on. Gerardo Bianco

Importante è saper interpretare

Le dichiarazioni del Presidente della CEI, Bagnasco, condizionano la politica attiva con delle imposizioni vere e proprie, metteranno in crisi per esempio il PD?

La Chiesa svolge la sua funzione che è quella di dire, dal punto di vista delle propria dottrina, della propria tradizione, della propria fede, quelli che devono essere i comportamenti delle persone e naturalmente di quello che deve essere anche l’orientamento generale della società. E’ legittimo che la Chiesa esprima sia individualmente come singoli pastori, sia collegialmente come Conferenza Episcopale per ogni singolo paese. Io sono reduce in questo momento (18 settembre) dalla Grecia dove proprio l’altra sera si è avuta l’illustrazione di quello che è stato il ruolo che la Chiesa Greca ha ricoperto per il mantenimento delle tradizioni e della cultura greca nel momento in cui erano un paese, un popolo oppresso. La stessa cosa vale per la Polonia. La Chiesa, anche oggi, in Italia è l’unica grande istituzione che mantiene il senso unitario del paese. Sono cose che un politico non può ignorare. Per quanto riguarda il partito democratico, non so quali orientamenti definitivi ci saranno. Seguo con interesse quello che, in un certo senso, matura all’interno del PD anche se io non aderisco. Credo che ci sia ancora adesso parecchia confusione al suo interno ed ancora non esiste un indirizzo definito.

Sono importanti le dichiarazioni di Bagnasco su un paese definito “sbandato” perché queste finiscono per condizionare l’andamento ed anche le ideologie di un intero partito per esempio tutti quelli di estrazione cattolica. Si può prescindere, un politico cattolico, può prescindere dai dettami di Bagnasco?

Il problema è molto semplice. L’adesione al cattolicesimo è un atto libero. La Chiesa, grazie a Dio, non ha più come dire, il potere, che una volta aveva di imporre con la violenza, con la forza, al potere politico il proprio credo. Chi aderisce al cattolicesimo, chi aderisce alla tradizione cristiana, lo fa perché è convinto che quella sia la cultura ed in un certo senso l’ispirazione giusta. Sono uomini che hanno la fede ma, accanto alla fede, hanno anche una elaborazione culturale che è coerente con la fede stessa. E’ un atto libero, non è un atto condizionato, quindi questo è il punto.
Per quanto riguarda poi la deviazione, anche nel passato è avvenuto che la Chiesa abbia preso delle posizioni pratiche, concrete su aspetti politici che erano più propriamente politici e lo ha fatto in modo improprio. I nostri uomini politici a cominciare da De Gasperi a Moro, hanno saputo distinguere però ciò che era il contenuto fondamentale di un principio, di un valore che andava sostituito da quelle che erano le scelte di carattere politico. Penso, per esempio, alla richiesta di una alleanza a destra sulla città di Roma la classe politica dell’epoca democristiana, pur essendo di ispirazione chiaramente cristiana ispirata alla dottrina sociale della Chiesa, non accettò quelle imposizioni. E questo accade sempre. I cattolici impegnati in politica devono sempre adoperare una mediazione culturale. Debbono sapere distinguere e saper dire anche dei no cose che noi abbiamo fatto in determinate circostanze. Il problema è di saper ben distinguere quello che è proprio della Chiesa e quello che è proprio di Cesare.

Quindi, è possibile operare una netta distinzione tra ciò che è laico e ciò che non lo è?

Il laicismo è una posizione esasperata di chi ritiene che la religione debba essere ricondotta solo nel privato e c’è invece il laico che capisce che la componente religiosa è una componente fondamentale per la costituzione dell’anima di un popolo ma deve sapere interpretarla culturalmente.

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