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Lasciare la via vecchia per la nuova

Maggioranza stabile o nuove elezioni, continua a sostenere il primo ministro uscente, Kostas Karamanlis. Il Paese, spiegano gli analisti politici, non è “maturo” per governi di coalizione. Di “maggioranza stabile” si parla per la prima volta da almeno cinquant’anni, per l’esattezza dal 1956, anno in cui venne varata una legge elettorale di tipo maggioritario che dava ad un solo partito la maggioranza per governare. Prima, e cioè a partire dal 1926, si era votato sia con il sistema proporzionale, sia con quello maggioritario.
Oggi invece, con la nuova legge elettorale, votata nel 2001 dal governo socialista, le percentuali possono creare instabilità. Infatti, su 300 seggi, 40 vanno assegnati al primo partito per, dice la legge, dare la possibilità di formare una maggioranza stabile, mentre gli altri 260 vanni distribuiti in maniera proporzionale tra i partiti che superano lo sbarramento del 3%. E qui entrano in gioco fattori di instabilità: Ad esempio: quanti saranno i partiti che supereranno la soglia di sbarramento? I soliti quattro, Nuova Democrazia, Pasok, Comunisti del KKE e sinistra democratica, oppure entrerà anche il quinto incomodo, e cioè il LAOS, partito che pesca voti trasversali tra scontenti di ND, ortodosso duri e puri e “patrioti”. Se entra anche questa formazione i suoi seggi verranno sottratti al primo partito, il quale per portare in Parlamento almeno 151 deputati deve arrivare al 41% (nel 2001 ND aveva il 45,4%), ma il Pasok non deve superare il 39%.
Gli esperti, che ammettono che l’interpretazione della legge elettorale è alquanto “bizantina”, fanno anche altri calcoli: bastano 35-40 mila voti di differenza tra il primo partito (41,5%) e il secondo partito (40%) perché al primo vadano 151 seggi ed al secondo 110. Ma ripetiamo, il risultato finale dipendere da quale percentuale totalizzeranno i tre partii minori: oltre il 15%, oltre il 18%? Neppure le società specializzate non “osano” portare numeri percentuali, le segreterie di partito si affidano ancora alle “sensazioni” della piazza. Quest’anno dunque le elezioni sono una vera incognita. Non tanto per i grandi numeri che indirizzeranno i voti verso i due grandi partiti, quanto gli scontenti saranno quelli che decideranno il risultato. Gli indecisi, questa volta, non vengono neppure presi in considerazione. Resta comunque il pericolo di un ingresso del LAOS. Questa è l’unica formazione che negli anni si è rafforzata. Non siamo ancora alla destra estrema austriaca o francese, qui i problemi sono altri. Di sicuro le sue parole d’ordine: difesa della integrità territoriale, difesa dei valori dell’ellenismo ritorno al patriottismo ortodosso rimandano a decenni di instabilità politica e sociale.

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