Intervista all’on. Franco Narducci

Eletto nella Circoscrizione A (Europa)
Componente della III Commissione Affari Esteri e Comunitari
Presidente del Comitato sugli italiani all’estero della Camera

Onorevole Narducci, neo presidente del Comitato permanente sugli italiani all’estero della Camera, ci spiega cosa è il Comitato, cosa si prefigge e cosa lo distingue da quello istituito al Senato presieduto dal Senatore Micheloni?

L’articolo 22 comma 4 del Regolamento della Camera attribuisce alle Commissioni la facoltà di istituire nel proprio interno comitati permanenti che valutano ed esaminano argomenti rientranti nella sfera di propria pertinenza. Le valutazioni, ovvero le relazioni, sono indirizzate all’attenzione di tutti i componenti della Commissione e vi è la possibilità di sottoporle alla deliberazione della Commissione plenaria stessa.
In tale prospettiva, il Comitato sugli italiani all’estero non è un organo del Parlamento, bensì della Commissione affari esteri ed ha carattere permanente. Nella seduta del 31 luglio scorso la Commissione affari esteri ha deliberato l’istituzione di tre Comitati permanenti – sugli italiani all’estero, sull’Africa e per l’esame degli atti dell’UE e delle Assemblee internazionali – che affiancano quello sui diritti umani. I due Comitati che si occupano degli italiani all’estero, quello eletto al Senato e quello istituito alla Camera, pur sottoponendo ad esame le stesse materie, si distinguono per la procedura di nomina, per il carattere permanente o meno, e per il loro funzionamento. Inoltre, seppure con modalità sostanzialmente diverse, entrambi i Comitati esprimono un’ampia rappresentanza delle forze politiche presenti nel Parlamento, un dato che mi pare assolutamente incoraggiante per affrontare le questioni aperte e individuare soluzioni di interesse per gli italiani all’estero e per il Paese. Sono convinto, inoltre, che il Comitato possa contribuire decisamente ad elaborare nuove strategie per la valorizzazione della rete di presenze italiane nel mondo e concorrere all’affermazione di quel “sistema Italia” di cui si parla spesso e che certamente deve essere continuamente puntellato.

Pare di capire che i denominatori comuni dei due Comitati saranno l’agenda politica e il programma. I due Comitati agiranno dunque all’unisono?

Non vogliamo inventare nuovi problemi, quelli che ci interrogano sono arcinoti da tempo e sarà bene utilizzare il tempo e le energie per darvi soluzione. Ho letto l’intervista al Senatore Micheloni e concordo senza riserve sull’esame dei problemi e delle sfide, che ha indicato. D’altronde, il Comitato presieduto da Micheloni ha già avuto l’opportunità di discutere le linee programmatiche, di effettuare alcune audizioni e di assumere decisioni importanti, per esempio rispetto alla presenza dei parlamentari ai lavori del CGIE e alla sua riforma.
Il Comitato istituito alla Camera si riunirà invece per la prima volta nei prossimi giorni. E’ fuori discussione che sarà necessario lavorare di concerto, per evitare, quanto possibile, accavallamenti e doppioni.
Senza giri di parole, ritengo che tra le priorità assolute si deve collocare il funzionamento e l’efficienza della rete consolare. Non intendo essere lo “sponsor” dei servizi consolari. Su questo versante occorre anzitutto sfatare una errata convinzione oramai radicata tra i colleghi parlamentari eletti in Italia e cioè che la rete consolare sia uno strumento operante essenzialmente per i nostri connazionali all’estero. E’ vero che in molte aree geografiche, per ragioni note, vi sia un intenso rapporto tra i nostri connazionali e gli uffici consolari, soprattutto dopo l’allargamento della sfera dei diritti di cittadinanza. Ma la rete consolare vuol dire anche turismo, promozione del sistema Italia, situazioni di crisi legate alla nostra presenza nel mondo, relazioni culturali, visti Schengen, missioni militari all’estero e tante altre cose che esulano dalla persuasione che hanno i parlamentari italiani.

E per affrontare gli altri problemi cosa proponete e come pensate di dare risposta alle molteplici esigenze degli italiani, che tra l’altro variano a seconda del continente di residenza?

Molte questioni come la sanatoria degli indebiti INPS, la previdenza sociale attraverso le convenzioni bilaterali, gli interventi per contrastare l’indigenza o le risorse da destinare all’informazione, hanno evidentemente una radice di soluzione nella prossima Legge finanziaria. Riusciranno i due Comitati a incidere in termini concreti e a trovare le intese per reperire le risorse occorrenti? Di certo abbiamo migliori possibilità di manovra rispetto al 2006 ma occorrerà un impegno alto da parte del Governo. Non credo, infatti, che i due Comitati possano posizionare l’asticella in alto senza una preventiva operazione di raccordo con il Governo.
I problemi delle nostre comunità e in generale della diaspora italiana nel mondo hanno assunto una marcata dimensione continentale e le esigenze sollecitano, di conseguenza, uno spettro di interventi piuttosto variegato. E’ compito della politica interpretare le esigenze e darvi risposta, senza fingere di non vedere le potenzialità insite negli investimenti da adottare: promuovere la lingua e la cultura italiana, mettere a sistema l’incredibile rete di imprenditoria italiana all’estero che ha nelle Camere di Commercio un riferimento sempre più stabile, o creare le condizioni per attivare un circuito sinergico con i tantissimi ricercatori italiani che operano all’estero, sono esempi di opportunità nuove per rafforzare il processo di internazionalizzazione dell’Italia e valorizzare le sue presenze all’estero. Irrefutabilmente molti di detti aspetti hanno una forte radicalizzazione continentale e come tali vanno affrontati.

Cosa prevede la sua agenda di lavori per la ripresa dell’attività parlamentare?

Settembre è un mese denso di impegni parlamentari e politici, ma sul piano del Comitato spero di arrivare rapidamente al suo insediamento e a fissare i primi impegni di lavoro.

La sua nomina a Presidente, è stata salutata con favore grazie anche alla lunga “pratica” svolta come Segretario Generale del CGIE?

Nella Commissione Affari Esteri vi sono altri parlamentari eletti all’estero competenti e capaci che avrebbero potuto svolgere questo ruolo. Indubbiamente l’esperienza vissuta in seno al CGIE è stato un buon viatico per capire i problemi vecchi e nuovi della nostra emigrazione nel mondo. Vorrei comunque richiamare – con modestia autentica e non di facciata – le esperienze maturate sul campo in oltre trenta anni di emigrazione, con un impegno reale nel mondo del lavoro, dell’istruzione e dei diritti degli immigrati.

L’on. Arnold Cassola dei Verdi non fa parte del Comitato da lei presieduto pur essendo stato eletto all’estero. E’ “vergognosa” questa preclusione, come l’ha definita l’on. Cassola?

L’on. Cassola pone spesso problemi reali in modo provocatorio. Ho già illustrato la natura del Comitato, che al pari degli altri organi della Commissione consta esclusivamente dei propri componenti. La presidenza della Commissione, grazie anche alle sollecitazioni espresse dai componenti eletti all’estero, ha compreso la situazione nuova determinata dalla presenza nel Parlamento dei rappresentati dell’emigrazione e ha deciso di invitarli ad ogni riunione del Comitato con la formula del solo diritto di parola. Più che di “vergogna” mi pare si debba parlare di un passo avanti in attesa di una modifica del Regolamento che, devo sottolinearlo, per ora è ancora in forma embrionale.

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