L’ ex Cirielli, oggi Vitali, diventa legge

Cosa cambierà per il futuro

Il provvedimento divenuto legge ha provocato una strana protesta da parte delle maggiori industrie del cinema e della musica Hollywoodiane.

La legge Vitali, definita ex Cirielli dal nome del suo primo firmatario di gran lunga più famoso dell’attuale, on. Luigi Vitali, finalmente ha concluso il suo travagliato iter d’approvazione.

Il provvedimento divenuto legge, non sarà applicato a quei processi in cui il dibattimento sia già in corso ed i nuovi termini risultino più lunghi di quelli previggenti. Allo stesso modo la legge non sarà applicata per i processi in appello ed in Cassazione.

Una prima volta, per l’esattezza il 16 dicembre scorso, fu approvata dalla Camera e riapprovata il 10 novembre dopo essere stata modificata al Senato il 27 luglio. Dopo quattro letture, e la mancanza del numero legale per ben sei votazioni, la legge è passata al Senato il 29 novembre 2005 con 145 voti favorevoli, 104 contrari e un astenuto.

L’impianto della legge si basa soprattutto sull’istituto della prescrizione. L’art. 172 del c.p. al primo comma recita: «La pena della reclusione si estingue col decorso del tempo pari al doppio delle pene inflitta e, in ogni caso, non superiore a trenta e non inferiore di dieci anni…omissis». La legge Vitali fissa parametri nuovi in questo campo. Per alcuni reati, i tempi della prescrizione vengono ridotti, mentre per reati considerati gravi, i tempi di prescrizione vengono aumentati.

Quindi inasprimento e severità nei confronti dei mafiosi: reclusione da 5 a 10 anni, per i capi clan da 7 a 12; per i conniventi: reclusione da 2 a 4 anni; esclusione delle attenuanti prevalenti sulle attenuanti per quanti imputati, risultino recidivi: qui la pena aumenta fino al 50% se lo stesso reato viene commesso entro 5 anni dal precedente; esclusione delle attenuanti prevalenti sulle attenuanti anche per imputati minorenni o non imputabili. Per quanto riguarda i reati puniti con l’ergastolo, non sarà previsto alcun limite di prescrizione. Tutti i settantenni che commettono un reato, se non sono recidivi, eviteranno il carcere scontando la pena nelle quattro mura domestiche, ma i benefici ed i “premi” previsti ai detenuti dalla legge Gozzini, saranno aboliti.

Non volendo entrare nel merito di una legge dello Stato, sebbene molto controversa a livello politico e parlamentare, chi avrebbe mai pensato che gli americani avrebbero avuto da ridire su di un atto che appartiene alla sfera di autodeterminazione di un governo straniero.

L’ambasciatore italiano di stanza a Washington, sig. Giovanni Castellano, si è visto recapitare una lettera da parte delle Mpa (Malcom Picture Association), la più potente associazione cinematografica americana, avallata peraltro dagli industriali proprietari di etichette musicali e di software, con la quale venivano elencate una serie di doglianze a proposito della legge ex Cirielli di nuova approvazione.

«Colossale errore» l’ha definita la Mpa.

In realtà, secondo il presidente della Mpa, sig. Dan Glickman, la legge ex Cirielli concederà «immunità totale» a quanti delinquono ai danni dell’industria dello spettacolo e di quanto vi lavorano. I “pirati” della duplicazione di films e cd musicali vedranno i loro processi a rischio e si sentiranno autorizzati a continuare alla commissioni di reati di pirateria video e musicali dal momento che questi reati contemplano pene detentive minime.

Si pensi ai films che spesso sono in circolazione prima della “prima” per la complicità di qualche disonesto che lavora nello stabilimento di produzione; alla ricezione abusiva di emittenti attraverso la manipolazione dei decoders; allo sfruttamento illecito di internet decriptando i codici di protezione dei Dvd; alla riproduzione non autorizzata di cd musicali; contraffazione (frode in commercio) di prodotti identici all’originale; al noleggio abusivo senza autorizzazione a fine di lucro di originali tutelate da copyright.

La missiva continua sottolineando, con piglio, che una nazione è davvero competitiva se: «mantiene alto il livello di protezione del diritto d’autore». Per completezza di informazione (da uno studio della Kpmg del 2003), il presidente Glickman, si è fatto carico di ricordare alle autorità italiane i danni che l’Italia stessa patisce ogni anno a causa dei crimini di pirateria: l’audiovideo sopporta un danno pari a 180 milioni, la musica un danno pari a 150 milioni, 1,5 milioni attribuiti all’evasione dell’Iva connessa a questi prodotti.

Il tenore della lettera, farebbe sorridere per la elementare quanto incredibile ingerenza degli americani nei fatti legislativi e nazionali italiani, ma non è così se si considera che la Mpa è una associazione cui fanno capo sette tra i maggiori distributori di programmi televisivi americani: Walt Disney, Sony, Metro-Goldwin-Mayer, Paramount, Twentieth Century Fox, Warner Bros.

Tra i firmatari: David Israelite colosso della Nmpa che comprende ottocento editori musicali tra cui la Emi; Mitch Bainwol, colosso nel campo dell’intera rete industriale degli studi di registrazione; la Business Software Alliance colosso dei computer e che comprende la Apple, l’Avid, la Cisco System, Dell, Ibm e Intel; l’Aap associazione degli editori di libri; l’Ifta, associazione dei produttori del cinema indipendente; l’Esa industrie di software per l’industria dello spettacolo.

In tutto questo, la legge ex Cirielli, con l’istituto della riduzione dei tempi di prescrizione dei processi, lascerebbe andare impuniti parecchi autori di reati di pirateria che danneggiano il lavoro di quanti, e sono moltissimi, lavorano onestamente nel mondo ed investono ingenti capitali in queste attività.

La protesta più curiosa, dunque, per l’approvazione della legge ex Cirielli, è venuta da oltre oceano, e, precisamente, da Holliwood che vorrebbe maggiore severità contro la pirateria in tutto il mondo: «La Mpa ha una strategia che sviluppa in una serie diversificata di azioni contro la pirateria. Oltre ad azioni penali, ci muoviamo su aree che comprendono la comunicazione, la sensibilizzazione del pubblico, le azioni civili, il training per le Forze dell’Ordine, la lobby politica» ha detto Johnn Malcom vicepresidente dell’associazione delle major cinematografiche.

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