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Laurea honoris causa senza banchi e senza professori

Le Università fanno a gara ad accaparrarsi nomi illustri per farsi pubblicità

Se c’è qualcuno che si indigna è perché la “causa” honoris è successiva ad altro “honor” di diverso genere, è la conseguenza di un’altra attività lavorativa

C’è chi si indigna. Quelli che hanno studiato si indignano quando troppo facilmente si concedono lauree honoris causa. Si sta perdendo il senso della misura per fattispecie che devono, invece, salvaguardare l’importanza che rivestono. Sì perché gli anni dell’Università, nel bene e nel male, hanno significato sacrificio, mortificazioni e bocciature. La gogna degli esami, il dare conto di quello che si sa in un “indiscreto interrogatorio” al professore di turno, hanno rappresentato per anni, l’incubo delle notti insonni degli studenti. La laurea, è sicuro, è il coronamento di un percorso dedicato a colmare le lacune del sapere affrontando, giorno per giorno, i propri limiti e la propria ignoranza. La proclamazione a rango di “dottore” è quanto di più importante e commovente ci sia per uno studente. E’ la meta agognata tante e tante volte nel corso degli studi. Quanti pomeriggi passati con gli evidenziatori tra le mani nei libri e tra le chiacchiere dei colleghi, i dubbi, le incertezze: «lo chiede questo? Saltiamo quest’altro? L’assistente è cattivo?». Chi ha studiato regolarmente ricorda quei pomeriggi divenire serate e poi nottate piano piano col libro di turno aperto sul tavolo alla stessa pagina. Le patatine fritte per cena, i compagni di corso in visita, le sigarette fumate tra i bollettini di iscrizione e le domande alle segreterie. L’ansia all’improvviso. Il cuore in gola per la data, la fatidica data dell’esame, l’andirivieni per casa dei colleghi per finire spalmati su un letto di fronte al televisore nella tranquillizzante certezza che, a domani, mancano tante ore ancora. Le luci soffuse della notte tra chi già dorme, il fumo e quell’aria silente dei vicini e di tutto il mondo dormiente, l’ultima sigaretta prima di salutarsi, l’ultimo liquore, i fondi di caffè, il disordine della camera, l’odore della preoccupazione e l’ineluttabile destino comune, fissano i parametri che saranno i migliori ricordi per il futuro dottore. Il giorno della “laudatio” è “Il momento”. Genitori, fratelli, amici, parenti sono lì a gratificare lo studente riconoscendogli ormai lo scarto di qualità: è diventato dottore e ne sa più di uno che non ha studiato . La laurea è l’inizio della competenza per la quale si studia dopo aver esautorato il percorso accademico. Tutti quelli che sono proclamati ad honorem, viceversa, non sanno cosa significa giungere al traguardo della laurea per tutta questa serie di motivi ed anche di più. Ultimamente, Vasco Rossi e Valentino Rossi, sono stati insigniti l’uno della laurea in “Scienze della comunicazione” consegnata dal Magnifico Rettore della Libera Università di Milano di lingue e comunicazione Giovanni Puglisi, l’altro della laurea in “Comunicazione e pubblicità per le organizzazioni” dell’Università di Urbino. Le motivazioni, per dirla alla Fernanda Piovano in ordine al cantante sono: «Lui ha il magico potere di trasformare il quotidiano in sublime, usando solo poche e semplici parole. Se c’è qualcuno che l’amore dei giovani lo merita tutto è proprio Vasco»; per il motociclista di Tavullia le motivazioni accademiche sono: «le straordinarie capacità comunicative di Rossi, che oltre al fenomenale talento sportivo esprime simpatia, creatività ed una capacità innata di imporre la sua personalità e la sua immagine, costruendo spazi di teatralizzazione capaci di muovere un’ondata comunicativa che valica le frontiere dei media nazionali». Questo è quanto.
Un tale Giacomo Bellavia, 22 anni, rappresentante degli studenti di Catania, ha detto no invece alla laurea honoris causa in lettere per Franco Battiato. Il senato accademico dell’Ateneo di Catania, a seguito di questa opposizione, consensus necesse est, ha sospeso la procedura di conferimento della laurea. Il cantante si sarebbe macchiato di una colpa grave tale da non meritare più il titolo ad honorem. Avrebbe, sostanzialmente, in occasione delle recenti elezioni comunali, fatto il tifo per la sconfitta del sindaco uscente Scapagnini (casa delle libertà). «E’ noto a tutti che recentemente Battiato ha dichiarato che in caso di vittoria del sindaco uscente Scapagnini, avrebbe abbandonato la città» ha dichiarato il sig. Bellavia. Questa è la motivazione della revoca della proposta.
Ma anche Franco Califano si è visto conferire una laurea honoris causa in filosofia da una Università americana di New York. Califano. E’ stato paragonato addirittura a Schopenhauer soprattutto per la chiosa : «tutto il resto è noia». Vasco Rossi, Valentino Rossi e Franco Califano se hanno meritato una laurea ad honorem per i loro meriti di comunicazione e di vita, allora si commetterebbe una ingiustizia se non si assegnasse una laurea honoris causa anche a Pietro Germi, Carlo Lucarelli, Francesco Storace, Stefania Prestigiacomo, Altero Matteoli, Mario Landolfi, Massimo D’Alema, Fausto Bertinotti, Antonio Pizzinato, Alessia Marcuzzi, Simona Ventura, Samuele Bersani, Alessio Boni, che non sono laureati tanto per fare qualche nome. In realtà la logica è che tutti i personaggi citati sono famosi ed hanno comunicato e comunicano molto indipendentemente dalla bontà di quello che comunicano. Vasco Rossi non è certo un esempio positivo nel messaggio di comunicazione per i giovani nei testi di alcune sue canzoni di maggior successo. E’ dato dunque dedurre che il merito non stia nella qualità del messaggio ma nella quantità del target che lo recepisce. Valentino Rossi è un grandissimo pilota perché altrettanto grande comunicatore oppure è grande e lo sarebbe a prescindere? Sarebbe altrettanto grande comunicatore se non fosse stato un grande pilota? Se c’è qualcuno che si indigna è perché la “causa” honoris è successiva ad altro “honor” di diverso genere, è la conseguenza di un’altra attività lavorativa: la musica leggera o il motociclismo. La gratificazione, cioè, non è la prima motivazione di una attitudine, competenza, perizia, esperienza, di uno sforzo, di uno studio ma una “conseguentia honoris”, peraltro, negata ad altri altrettanto “comunicatori” e, per certi versi, anche più importanti e meritevoli.
Per quanti fossero interessati a vedersi conferire una laurea honoris causa, possono rivolgersi all’Agenzia Italiana compilando un modulo. Entro 30 giorni, l’istante saprà se ha i requisiti per ottenerla ed essere inseriti, così, nelle graduatorie delle domande di assegnazione.

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