Pallaro è quello che traspare tra le righe di questo breve dialogo davanti ad un registratore con domandine fatte a bruciapelo ed a caldo.
All’articolo di “Libero” dal titolo “Il Senador Pallaro che hombre vertical” di mercoledì 28 febbraio che gli fa una T.A.C al suo 740, il Senatore Pallaro ha mostrato una “ghiglia” (leggasi ghigno) sulle labbra, come diceva Totò.
L’atteggiamento del giornale è quello di sempre, ma in questo caso, il livore è idoneo a far trasparire un sentimento conosciuto, diremmo quasi famoso, nei confronti di chi sarebbe in grado di comprarsi Libero con tutti i “Liberati” connessi.
Il rapporto di causalità è un concetto che i nostri politici, benché molti dei quali giuristi insigni, non hanno mai tirato in ballo, o per lo meno, non con la frequenza con cui sarebbe opportuno ricorrervi.
Doveva venire questo Signore, sornione nell’aspetto, ad indicarcelo quale sistema o criterio elementare della scelta politica consequenziale.
Semplice, dunque, ha scelto ieri di votar la fiducia perché conseguenza logica d’una coerenza, in fin dei conti, espressa sin dai primissimi momenti di legislatura.
Ha anche detto che voterà “no” ai Di.co e sarà così quando verrà il momento.
Abbiamo a lungo notato la mano del ministro Mastella sulle spalle di Pallaro mentre aspettavano il proprio turno ai piedi dello scranno più alto di palazzo Madama.
Abbraccio affettuoso? O marcamento a uomo? Picchettaggio preoccupato della scelta del senatore Luis? Ma no, forse solo coincidenza della “parentela” abbastanza stretta tra le due lettere -M- di Mastella e -P- di Pallaro.
Già, e di questo credo nessuno sia disposto a scandalizzarsi, con la tranquillità marmorea, ferrea, pipernina di chi non teme di essere smentito da nessuno, Luigi Pallaro non è certo Mister Mastella! Del nostro ministro della Giustizia, si conoscono bene tutti i suoi dribblings e cambi di casacca.
Ma perché non parlare allora di Andreotti o di Pinin? Sono questi signori, il primo dei quali il Massimo esperto di goal in zona Cesarini, che ne combinano delle belle. Ma non fanno scandalo, non attirano le attenzioni di questa stampa. Certo, con questi, si procede con i piedi di piombo, con questi i muscoli diventano di cartone.
Non si tratta di difendere il senatore Pallaro senza cognizione di causa. Siamo seri, viviamo in una Repubblica dove è successo e succede di tutto, dove i cattolici diventano comunisti, i comunisti santi, i Follini riformisti e tutto in punta di dialettica trita e ritrita con saggi di sofismo e populismo che hanno raggiunto livelli di altissima specializzazione.
Quanti di noi vorrebbero avere la posizione di Pallaro che, dall’alto dei suoi anni, della sua posizione economica, dall’alto della sua bontà degli intenti, si può permettere il lusso di non farsi comprare da nessuno? Quest’uomo qui era “Pallaro” già 50 anni or sono, credete che gli faccia impressione la poltrona di ministro stando alle illazioni che si fanno?
Senatore…
Cosa mi vuole chiedere, perché ho votato la fiducia…
Niente affatto. Non mi interessa. Mi interessa, invece, sapere se ha letto un articolo di Libero del 28 febbraio su di lei.
Si, mi sembra di sì, ma sa, ho capito dove vuole andare a parare, ma non mi interessa più di tanto. Non do alcuna importanza al contenuto di quell’articolo perché prescinde da ogni rapporto di causalità.
Rapporto di causalità? Cosa vuole dire, mi spieghi meglio.
Il giovanotto che ha scritto il pezzo su di me, ha fatto riferimento ai miei presunti redditi. Premesso che io non ho nulla da nascondere, mi sono chiesto: che rapporto ci può essere tra la mia posizione economica che il giornale tiene a sottolineare solidissima, con le mie decisioni politiche?
Qui manca il nesso del rapporto di causalità e cioè il fatto di pensare e comportarsi di conseguenza durante manifestazioni di voto o altro è, in un certo modo, collegato ad una condotta, ad un modo di pensare ed elaborare la decisione, non è collegato certo al mio 740. Che c’entra? Chi ha scritto l’articolo, o non sa cosa sia il rapporto di causalità, o ce l’ha con me perché sono senatore eletto all’estero e mi chiamo Pallaro.
E questo fatto non la disturba? Non credo le faccia piacere avere quasi tutta la stampa contro.
Bhè, guardi, non mi fa certo piacere, ma mi comporto come disse Dante, non mi curo di loro, guardo e passo.
Solo che, cosi facendo, il direttore di Libero, che so essere una persona degna di ogni stima e rispetto nonché di grandi capacità intellettive e professionali, si sforza in ogni modo di dimostrare il contrario.