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La relazione dell’on. Farina all’Ocse

La relazione dell’on. Farina all’Ocse, membro Commissione Democrazia Diritti Umani Questioni Umanitarie.

Fulcro dell’intervento dell’on. Farina all’Osce: La Corte dei Diritti Fondamentali, la Convenzione di Ginevra del 1951 ed il concetto di Stato-Nazione tutto francese.
Non si può che sottolineare, dice, l’obbligo di carattere morale assunto ufficialmente dall’Europa nei riguardi di quella parte dell’umanità ancora soggetta a tribolazioni e discriminazioni razziali che male si addicono ad un continente evoluto e civile.
Con questa consapevolezza, allora, abbiamo il dovere di tenere presenti le condizioni di eguale mortificazione umana alle quali, i nostri emigrati italiani, in epoche di grandi e necessarie emigrazioni, andarono soggetti e ne patirono le violenze.
La relazione dell’on, Farina ha prescisso dalla retorica ed, in toto, la si può definire discorsiva e pacata.
Lo Stato-Nazione di conio francese, secondo lui, è il prototipo da emulare dal momento che l’analisi spassionata della storia dell’umanità, non può che sottolineare quanto essa stessa, sia frutto della costituzione di intere civiltà passando attraverso la sana contaminazione etnica «esperienza e memoria sono dentro di noi» ha ammonito.
L’obiettivo da perseguire, secondo Farina, è scritto nella Carta dei Diritti Fondamentali, non ancora onorato del tutto, quando l’Unione Europea ritenne di dover elaborare, in quel di Nizza nel 2000, dove gli imperativi categorici, le speranze e le aspettative sono tutti riposti in un unico auspicio comprensivo di tanti atti susseguenti: solidarietà nella convivenza tra molteplici tradizioni, culture e civiltà diverse.
Emigrazione sud verso sud, non diretta ai paesi ricchi ed industrializzati e questo, secondo Farina, ha una funzione economica fondamentale: «il trasferimento di fondi dei migranti verso i loro paesi d’origine rappresenta molto di più dell’insieme degli aiuti allo sviluppo dei paesi ricchi» ha detto.
In definitiva, si capisce abbastanza chiaramente, che l’Italia, al cospetto del fenomeno dell’immigrazione, divenuto problema, deve trovare «capacità di attuare svariati processi integrativi dei migranti» dove le uniche opzioni da evitare, sono quelle della repressione sorda e cieca quanto non dell’espulsione tout court «occorreranno atti di straordinario coraggio, crescita della cultura della convivenza per intraprendere processi legislativi innovativi» ha proposto.

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