Abbiamo chiesto un resoconto al senatore Claudio Micheloni sull’attività al Senato per informare sulla qualità e sulla quantità del lavoro svolto.
E’ ora oppure no di dirci che cosa sta combinando in Senato? Vogliamo dar di conto, almeno in parte, del suo lavoro?
Il suo tono ispettivo mi imbarazza, ma mi offre, nel contempo, la possibilità di poter esporre la mia, la nostra attività che, mi creda, non è affatto semplice.
Comincio subito col dire che ho presentato una serie di emendamenti ed ordini del giorno, per i quali, per il momento, siamo pronti a confrontarci, io come gli altri quattro senatori dell’Unione.
Ho presentato un emendamento sui carichi di famiglia per quei soggetti non residenti. Riguarda tutti i contrattisti, per esempio, tutti i pensionati e, dato i problemi che ci sono stati alla Camera dei deputati, ho provveduto a presentare anche dei sub emendamenti su questo punto, in modo da controbattere in sede di Commissione.
Allo stesso modo ho presentato emendamenti riguardo gli indebiti dei pensionati Inps. Questo è un enorme problema che non può scaricarsi sui nostri pensionati quando le colpe sono dell’Inps. Anche per questa questione, ho provveduto presentare sub emendamenti in considerazione dei precedenti alla Camera, con la speranza di poter portare a casa una soluzione.
Una questione che alla Camera non è stata considerata, è contenuta in un altro emendamento che ho presentato che, se accolto, dal 1° gennaio 2007, tutti gli italiani all’estero, iscritti all’A.I.R.E pagheranno, per il passaporto, la stessa tassa che pagano gli italiani residenti in Italia per la carta di identità.
In base ad una interpretazione sibillina di una legge vecchissima, si creano delle situazioni paradossali per cui, nella stessa famiglia, ci sarebbero componenti che pagano ed altri che non pagano. Mi sembra corretto equiparare la tassa sul passaporto per gli italiani residenti all’estero, pari alla tassa che gli italiani residenti in Italia pagano per la loro Carta di Identità.
Un altro emendamento prevede che, dal 1° giugno del 2007, i Consolati possano rilasciare la carta di identità e non solo il passaporto. Non si capisce perché un Consolato possa rilasciare il passaporto che è un documento di competenza addirittura di una Prefettura in Italia e non possa rilasciare la carta di identità. Risolvere questo problema, almeno in Europa, sarebbe già una gran cosa. E’ un problema tecnico di accordo tra il Ministero degli Esteri e quello degli Interni per cui sono previsti sei mesi di tempo per organizzarsi in tal senso.
Ho presentato un ordine del giorno per tutti i problemi di assistenza, soprattutto per i cittadini italiani in difficoltà e che vivono in America Latina, di concerto con i deputati, riprendendo l’ordine del giorno che è stato presentato alla Camera.
Stesso ragionamento sulla rete consolare. E’ inutile farsi delle illusioni data la congiuntura economica, però, l’importante per noi è che il governo accolga questo ordine del giorno e che lo impegni ad aprire, per l’anno prossimo, un cantiere per la riforma della rete consolare. Per questo, sono convinto che, se non si riforma il Ministero degli Esteri, pur avendoci soldi a sufficienza, questi sarebbero soldi sprecati.
Un altro ordine del giorno chiede al governo di vedere, con l’Inps, come affrontare il problema del ricalcolo delle pensioni per gli immigrati italiani che lavoravano in Svizzera e sono rientrati in Italia trasferendo i contributi. Si dice, a causa della interpretazione di un vuoto giuridico, che i loro diritti vengano lesi, ma non è così. Voglio rassicurare su questo punto, chi sta qui, percepisce la pensione che sapeva di percepire prima di partire. Il fatto è che una parte politica poco corretta, sta speculando su questa storia. Ciò non toglie che il governo potrebbe prendere tempo ed analizzare meglio questa situazione.
Ancora. Con un ordine del giorno chiedo che, per l’anno prossimo, con gli enti locali, soprattutto con i Comuni, il governo affronti la tassa sugli immobili, l’Ici e la tassa sulle immondizie. Questo è un aspetto che, al di là della dimensione economica, psicologicamente, pesa sul cittadino emigrato che ha investito soldi in Italia dando anche un ritorno economico notevole soprattutto nelle regioni più povere costruendo case che poi non utilizza e, su queste case, penalizzato e tassato. Case vuote che occupa, al massimo, un mese all’anno.
Guardi, la gente sottovaluta gli ordini del giorno. Ma non è così, hanno una loro importanza.
Sui concittadini residenti a Campione d’Italia. Essi percepiscono lo stipendio in Euro che sono costretti a convertire in Franchi svizzeri che è svantaggioso. Il decreto Visco-Bersani aveva abolito la convenzione per questi 1500 cittadini, che concedeva un cambio privilegiato. Attualmente è stata in parte ripristinata. Questo è un problema che richiede l’impegno del governo a riformulare nuovi accordi con il governo svizzero per consentire, a quanti italiani risiedono a Campione d’Italia, di non vedersi danneggiare dal cambio della valuta nell’interesse stesso di quel paese. D’altronde, sono in atto negoziazioni col governo svizzero perché, con l’entrata in vigore degli accordi bilaterali UE-Svizzera, è previsto che, per casi particolari per esempio come questi, ogni paese è libero di negoziare.
Ancora?
Non ho finito, ce n’è un ultimo che tenterò di presentare entro questa sera (per chi legge 30 nov.). Si tratta di un emendamento che non comporta costi aggiuntivi e che prevede che un quarto delle risorse del Ministero del lavoro, residuali, per la formazione professionale, vengano destinati alla formazione degli italiani all’estero. Non si chiedono, cioè, nuove risorse aggiuntive, si chiede solo di destinare una parte di queste a questi fini.
Poi, posso dire di un emendamento che non ho presentato io ma il senatore Randazzo per quanto riguarda l’editoria ed il sostegno alla stampa italiana all’estero.
Insomma, viaggiate uniti, siete d’accordo su queste cose, almeno tra di voi?
Mi ha anticipato. Tengo a sottolineare che tutti questi emendamenti che ho enumerato, portano in calce la firma dei 4 senatori dell’Unione. Tutti ci sosteniamo a vicenda come quello che ha presentato andazzo e come quello che ha presentato Pollastri, molto importante, sulle camere di Commercio.
Tutti insieme li difenderemo in modo unitario e senza concorrenza.
Molti senatori italiani, hanno condiviso e sottoscritto i nostri emendamenti, per esempio, godiamo della fiducia del senatore Giovanni Legnini vice Presidente della Commissione Bilancio. L’ordine del giorno su Campione d’Italia, l’ha firmato, per esempio, Benvenuto che è il Presidente.
Ma la famosa Commissione permanente dei “29” per gli italiani nel mondo, che fine ha fatto?
Abbiamo incontrato il Presidente del Senato Marini il 15 novembre scorso, tutti e sei i senatori della circoscrizione estera. Con lui abbiamo toccato tre punti che riteniamo fondamentali per i quali attendiamo risposte nei prossimi giorni:
Il primo: abbiamo sollecitato il Presidente Marini di accogliere la mozione presentata da Finocchiaro, Zanda e La Torre più i 4 senatori dell’Unione con Pallaro che chiede appunto l’insediamento di una Commissione Speciale permanente per gli italiani nel mondo al Senato, cosa che riteniamo estremamente importante. Il Presidente ci ha assicurato che prenderà seriamente in considerazione l’ipotesi anche se, nel frattempo, aveva sospeso le costituzioni di nuove Commissioni Speciali a causa della grande richiesta. Peccato, perché se fosse stata costituita quando l’abbiamo chiesta e cioè prima della finanziaria, oggi, saremmo in possesso di uno strumento in più molto efficace.
La seconda: noi eletti all’estero, siamo costretti a condizioni di lavoro di grande difficoltà. Da un lato siamo costretti ad essere presenti ogni giorno in Senato, dall’altro dobbiamo pur curare il nostro collegio. Marini si è impegnato a parlare con Bertinotti per poter valutare la possibilità di organizzare il lavoro a sessioni. Chiediamo, in parole povere, una settimana al mese libera per essere presenti ciascuno nel proprio collegio lavorando tre settimane a Roma.
La terza: i costi della politica. Proprio ultimamente, noi eletti all’estero siamo stati vittima di attacchi ingiustificati da parte di certa stampa che in Italia si è ridotta a polemica e basta. Abbiamo chiesto cioè che le nostre indennità corrispondano a quelle dei parlamentari europei. Niente di più, niente di meno. Parlamentari con la differenza che il nostro collegio è di portata continentale e non regionale.
I nostri stipendi sono pubblici. Basta andare su internet e sindacarlo. Però, mi creda, alla fine, io finisco per percepire uno stipendio di un normale impiegato di banca. E mi sta pure bene perché non mi ha obbligato il medico a fare il senatore.
Non chiediamo, quindi, di inventarci una nuova categoria, ma di essere equiparati ad una già esistente.
E la Rai? Lei è componente la Commissione di Vigilanza, cosa ci dice?
Per quanto riguarda la Rai, ho conosciuto personalmente il nuovo Direttore Badaloni al quale ho fatto i miei auguri. Non è mia abitudine fare mai questioni di persone, di chi dirige, a me interessa il progetto, interessa costruire un progetto su Rai International, sulla Rai in Europa e sulla informazione di ritorno. Per la valorizzazione dei nostri giornalisti che abbiamo nel mondo. C’è bisogno di lavorare in un progetto condiviso.
Attualmente, si sa, che ci sono già dei gruppi presso la Presidenza del Consiglio che ci stanno lavorando.
Non ho mancato di sollecitare il presidente Landolfi alla creazione di una sottocommissione permanente. Mi ha ufficialmente detto che è d’accordo con questa proposta. Spero proprio di poter disporre, a breve, anche di questo strumento per intervenire anche sulla comunicazione. Non è più un problema di finanziaria, a quella ci ha pensato il senatore Randazzo.
Credo che si dovrà mettere mano rapidamente anche per una riflessione globale sul sostegno ed ai finanziamenti alla stampa italiana all’estero.
Per ultimo, voglio ricordare che la prossima settimana ci sarà una importante Assemblea Generale degli italiani all’estero con l’auspicio di ridisegnare l’insieme della rappresentanza italiana nel mondo.
I Comites sono strumenti insostituibili per noi che vogliamo seriamente rappresentare la gente che ci ha eletto e tentare di risolvere i problemi. Non possiamo continuare nelle condizioni attuali e con questa legge, la necessità di un Consiglio Generale degli Italiani all’Estero diverso da quello che sta in piedi oggi è diventata un priorità. Va rivisto profondamente.