L’informativa urgente del Governo sulla politica nel settore delle telecomunicazioni con particolare riferimento alla vicenda Telecom
La partita in aula si è chiusa 10 a 1 per l’opposizione
«Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale…» ha detto per ben 9 volte Romano Prodi
Dal momento in cui il Presidente del Consiglio ha messo piede nell’emiciclo, si è visto subito che era in giornata no. Il passo lento, indeciso, dal viso traspariva tensione e nervosismo.
Dopo il breve preludio di circostanza, a parte qualche mugugno dai banchi del centrodestra ad affermazioni del tipo «non sono stato mai messo a conoscenza di alcun piano Telecom Italia», l’aula non ha registrato alcun segno di reazione. Il tono solenne della dizione, la seriosità del momento enfatizzato sino all’estremo, non hanno certo aiutato l’on. Prodi, neanche nella lettura pura e semplice. In un tratto addirittura, ha sentito la necessità di fermarsi per costringersi a leggere bene e meglio. Quando il Presidente del Consiglio si è difeso dalle accuse dei giorni addietro mosse dal centrodestra tacciandolo di voler rispolverare quella politica dirigista ormai abbandonata dagli anni novanta, si è sentito subito il preludio della protesta. Dopo cinque minuti è arrivato il primo autogol: «Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale…». La frase ha avuto un effetto dirompente in aula. Dai banchi dell’opposizione si è levato un applauso scrosciante, di sberleffo ovviamente. L’antifona era riferita a quella “storia professionale” risalente ai suoi trascorsi all’IRI. Sta di fatto che non ha potuto continuare il suo discorso «Faccio appello alla serietà democratica di ciascuno di voi, faccio appello ai capi gruppo di farsi carico di consentire il proseguimento del discorso del Presidente del consiglio» ha redarguito Fausto Bertinotti. Quando è ritornato il silenzio, Prodi ha potuto ricominciare da dove era stato interrotto: «Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale…». Apriti cielo. Due a zero. Ancora applausi a scena aperta. Questa storia si è ripetuta per ben nove volte. Alla quinta ripetizione gli applausi sono diventati bipartizan, anche il centrosinistra finalmente ha voluto fare qualcosa per aiutare il Presidente del Consiglio ad uscire da tunnel nel quale si era cacciato. Impacciato, claudicante ed insicuro. Prodi era in uno stato di prostrazione psicofisica che ha costretto il Presidente Bertinotti, alla nona ripetizione «Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale…», a sospendere i lavori per cinque minuti evitando che il Presidente del Consiglio andasse al tappeto. Eppure, il Presidente della Camera, aveva invitato Prodi ad andare avanti, come per suggerirgli di non ripetere più quella frase che aveva preso i connotati di una provocazione masochistica. Praticamente, alle 15 e 20 circa, quando è stata disposta la sospensione, il discorso poteva definirsi ormai chiuso anche se solo all’inizio. La seconda parte non avrebbe apportato alcuna novità, nessuna cosa nuova, normale amministrazione, prevedibile ed accademica. Certo, nessuno in aula si aspettava che Prodi avesse potuto dire cose diverse da quelle dette.
Quando i lavori sono ripresi, dopo che, pericolosamente, aveva ripreso da dove aveva lasciato cioè «Per me, in particolare, sarebbe anche sconfessare parte della mia storia professionale…», egli, ha terminato il suo intervento. Basti pensare che tutto il centrosinistra non ha saputo o non ha voluto, o meglio, non se l’è sentita, di applaudire quasi mai. In solo due occasioni, la prima all’affermazione «Occorrono assetti di governo delle imprese più stabili e trasparenti», la seconda, alla fine del discorso. Gli interventi a seguire, hanno visto in Fini e Fassino i marcatori di un gol a testa. Tra questi si son fatti sentire Giordano solo per «quanto è costato a Tronchetti Provera l’acquisto di Telecom?» e Tremonti, con la sua classica ironia caustica ma pedissequa anche un po’ monotona dimostrando di saper sbagliare un gol a porta vuota «lei signor presidente del consiglio ha una particolare vocazione sensale ad orchestrare affari» ha osato. Il gol della bandiera, per il centrosinistra, lo ha siglato il segretario DS quando ha urlato che «l’unico governo portatore di conflitti di interesse è stato, per cinque anni, il centrodestra». Ma Fini, con un intervento preciso, documentato, cinico, stile Antonio Di Pietro pubblico ministero prima maniera, non ha perdonato il Presidente del Consiglio. Gli ha spiattellato, nero su bianco, la sequela dei fatti e delle dichiarazioni giorno per giorno a partire dagli inizi della vicenda Telecom sino ad oggi.
Non è stato una buona performance quella del Presidente Prodi. Fortuna ha voluto che non si fosse iscritto l’on. Berlusconi a parlare perché, quelle sono occasioni in cui il Cavaliere riesce ad essere implacabile. La relazione è risultata scontata, formale, dovuta e senza alcun piglio, non all’altezza di un capo di governo.
E’ stata una delusione piena di perplessità.