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Ma quale globalizzazione, ognuno per sé e Dio per tutti

Un pensiero ad alta voce senza temere gravi banalità

L’umanità è bella perché varia, ciascun popolo è bello e custodisce la saggezza utile alla vita

Chi non ha preso la metropolitana alle sette del mattino per un determinato periodo, non può aver compreso cosa sia la globalizzazione. Cosa centra, si dirà, la metropolitana con un fenomeno economico politico sociale senza precedenti? Centra, centra perché quello è l’orario in cui gli extracomunitari vanno al lavoro ed allora riempiono i mezzi pubblici. Poveri in canna, si vede. Si vede dagli abiti che indossano, dalla faccia preoccupata e sonnolente affrontano una nuova giornata di lavoro. Quella è anche un’ora in cui ladri e miliardari dormono, riposano esageratamente perché non hanno di queste necessità, di queste impellenze. Ed allora, ecco che, come attraverso un setaccio, si isola solo una categoria di lavoratore. Ma non è questo l’oggetto delle nostre riflessioni. Al cospetto di tante etnie diverse, diversi colori della pelle, tutti sono uguali, tutti siamo uguali e lo siamo nella maniera più sconfortante possibile. La globalizzazione ce lo ricorda ogni giorno senza pietà a scapito della fantasia e del bisogno di nuovi uomini che siano diversi da noi. Ecco perché vogliamo credere a tutti i costi che nellla galassia sistano altri mondi abitati. Non è solo un fenomeno economico e su questo preferiamo tacere, la globalizzazione intesa come livella appiattisce le differenze positive, distrugge la curiosità, appanna l’entusiasmo. E’ sconfortante pensare che le unicità e le prerogative più caratterizzanti di un intero popolo possano sparire banalizzandosi in gesti comuni a tutti, uno sbadiglio, un atteggiamento, una smorfia. Tutto sta dappertutto ogni cosa è frutto dell’ingegno e della manualità di tutti così che compri un coboldi ad Atene made in Corea ed a Mosca una matrioska costruita a Casoria. Per il viaggiatore di fatto e di mente, non c’è scampo. Dove trovare ed imbattersi nella novità, nel mistero, nell’arcano per dare un senso al proprio viaggiare? Ecco che chi può cerca la sensazione estrema avvinto dalla tentazione di scoprire nuovi codici, di incontrare persone piene di fatti da raccontare scritti solo nel ricordo di chi tramanda. Allora si rischia il rapimento, l’uccisione quando non l’incidente dovuto alle asprezza de luoghi. Si frequentano luoghi e regioni sconsigliate al diporto, proprio per rintracciare stimoli nuovi che non siano stati prefabbricati in officina. Si scava la terra, si esplorano le spelonche, si punta ai pianeti più lontani e via discorrendo.
Quando le barriere ed i confini erano meno valicabili, si era portati a conservare le proprie caratteristiche, i propri messaggi e le storie popolari. Senza contare l’artigianato, le opere dell’ingegno della fantasia e delle piccole cose diverse ed originali. Si era portati di più a lavorare di fantasia, a desiderare il viaggio come scoperta meravigliosa di un nuovo modo di vivere senza operatori turistici, anch’essi fabbricati a Taiwan. Oggi, quando le differenze, ogni differenza, sarà abbattuta, ci troveremo sconfortati al cospetto di una umanità noiosa e sempre uguale a sé stessa. Ci parleremo a gesti, non avrà importanza neanche l’uso delle lingue. Anche i gesti sono universali, vieni, ciao, ho fame, no, si, ecc.
Le uniche cose difficili da globalizzare, saranno le religioni e ciascun Dio penserà per tutti gli umani insieme senza differenze. Per il resto tutto sarà irrimediabilmente uguale, barboso senza alcuna prerogative che valga la pena di essere osservata, ammirata, invidiata o rifiutata.

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